I DIARI DI LUNA

riflessioni di una bambina

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    11 gennaio 1910
    Stare qui mi snerva, ma non sono passati neanche tre mesi e a me gia sembra un eternità. Mi sembra ieri che me ne stavo a casa mia, tra le mie cose e le mie abitudini. Spesso penso che per quanto sia stata sballottata qui e li nel corso degli anni, non ci ho ancora fatto l'abitudine a stera lontana da Bordeaux. Quella città sembra essermi dentro molto piu di quanto credessi, ma il vantaggio di essere un vampiro è anche quello di potersi allontanare quanto si vuole e per quanto tempo si desidera perchè, salvo imprevisti, si trona sempre indietro, se si vuole si torna sempre a casa. Ieri ho ricevuto una telefonata di Cleo, una telefonata che mi ha lasciata davvero di sasso , ma forse non sono capace di ammettere a me stessa che la mia Cleo deve crearsi una famiglia indipendenteente da me,che insomma prima o poi dovrò camminare da sola.
    Ero in ufficio,quando improvvisamente il telefono ha squillato lasciandomi un attimo perplessa. Che fosse Leon? Strano, infondo lui preferisce i vecchi metodi, lettere lunghe e bellissime o piccoli bigliettini nei numerosi regali che mi manda. E' cosi romantico certe volte che dimentico quanto possa essere spietato e crudele. Fatto sta che, per scoprire chi fosse, ho dovuto alzare la cornetta e al suono della voce di Cleo credo che una gioia immensa abbia pervaso il mio corpo senza abbandonarmi piu.
    " come stai piccola mia"
    mi ha chiesto lei mentre probabilmente litigava con la cornetta del telefono che ho sentito scuotere piu e piu volte
    "sto bene Cleo, ma smettila di fare rumore, devi tenerla all'orecchio la cornetta"
    ho esclamato ridendo mentre dall'altro lato la sentivo ridere come una matta
    "questi aggeggi prima o poi mi faranno impazzire"
    ha aggiunto ridendo ancora mentre stavo seduta con un sorriso da ebete stampato sul volto
    "come procedono le cose?"
    ha chiesto poi seria. Io mi sono poggiata con i gomiti sul tavolo, sospirando per un attimo e guardando il vuoto
    "bene, anzi anche troppo, credo che in pochi mesi io abbia davvero fatto il botto"
    le ho spiegato rimanendo in quella posizione mentre una ciocca di capelli mi solleticava il naso
    "vorrei tornare ma....il mio anno non è ancora passato"
    ho concluso con rammarico. Lei è rimasta in silenzio ad ascoltarmi, e quando mi ha sentita sospirare nuovamente l'ho sentita prendere fiato anche lei prima di scoppiare in lacrime
    "tesoro manchi a tutti qui, ma hai preso un impegno e tu non ti tireresti mai indietro vero?"
    mi ha detto in una domanda molto ma moooltooo retorica. Ha ragione, io non mi tiro mai indietro davanti alle sfide, sono testarda piu di un mulo quando voglio e mollare cosi, adesso dopo tre mesi sarebbe sembrato strano persino a me.
    "lo so Cleo è che....mi manca casa mia, mi mancano le mie cose,mi manchi tu..."
    ho aggiunto facendo una lunga lista interrotta dalla sua risatina
    "ti manca Leon..."
    ha continuato lei facendomi ridere. Eh gia, fortunatamente quei due mi conoscono molto meglio di quanto non mi conosca io.
    "mi manca da morire "
    ho detto sbuffando come una bambina alla quale viene negato di mangiare qualcosa di buono.
    "ma che io sappia ti ha scritto tanto piccola mia"
    ha detto lei seria seria come a difenderlo
    "si ma, mi manca la sua voce e le sue mani...e i suoi occhi, Cleo mi manca punto e basta"
    ho detto quasi sbattendo i piedi sul pavimento mentre lei rideva come una matta dall'altro lato.
    "e tu? come sta Alex?"
    le ho chiesto rimettendo dentro la mia parte infantile e pestifera
    "stiamo bene piccola mia...anche se ...ti ho chiamata per annunciarti una cosa"
    mi ha detto seria e felice allo stesso tempo
    Io sono rimasta in silenzio, in attesa di qualcosa che non sapevo cosa fosse. Adoro quegli attimi, sembrano infiniti e carichi di emozioni e paradossalmente sono piu belli di quando il segreto ti viene svelato. E' come aprire un regalo, sei entusiasto e felice fino a che non scopri cosa c'è dietro la carta colorata. Magari ami quel regalo ma non ti da la stessa sensazione febricitante ed irruente che può regalarti l'attesa.
    Poi Cleo ha parlato, lasciandomi di stucco per qualche secondo
    "abbiamo deciso di avere un figlio"
    ha detto tutto d'un fiato, scivolando sulle vocali, dandomi la notizia piu bella che una donna possa dare alla sua migliore amica. Avrei voluto schizzare da sopra la sedia e saltare per tutta la stanza felice come non mai, avrei dovuto e avrei voluto ma...non ci sono riuscita diario. Sono rimasta come uno stoccafisso a fissare il vuoto con la cornetta attaccata all'orecchio e Cleo che continuava a chiamarmi per nome perchè ero in silenzio.
    Non so cosa mia sia accaduto, mi sentivo come se mia madre mi avesse abbandonato nuovamente o come se per un attimo mi sentissi davvero sola sulla faccia del pianeta.
    "è stupendo Cleo"
    ho detto riprendendomi un attimo. Lei non ha parlato, siamo rimaste in silenzio per qualche secondo e poi ha preso nuovamente fiato
    "credi che ti stia lasciando Luna?"
    mi ha detto seriamente con il suo tono di voce cosi materno
    "è piu o meno quella la sensazione amica mia"
    ho confessato respirando a fatica
    "so che hai una vita tua, so che non sono tua figlia e so anche che devi essere felice ma...in due semplici parole ho capito che sono cresciuta, che pur avendo bisogno costante di te io....credo di potermela cavare da sola"
    Mentre parlavo lei è rimasta ad ascoltarmi come se quel momento fosse mio, solo mio e di nessun altro
    "sono felice che tu lo abbia capito Luna, ma io ci sarò comunque"
    ha detto con voce tranquilla. Credo che lei sorridesse,mi capita spesso di immaginare cosa fanno le persone quando parlano a telefono e mi sono immaginata quel gran sorriso di Cleo invadermi e rendermi la giornata migliore. Ho sorriso anche io, forse per riflesso o forse per gioia , non lo so. So solo che, dopo quell'imbarazzante momento ho cominciato a chiederle tremila cose e a farle milioni di raccomandazioni.
    Sai diario, Cleo non è mia madre, ma è come se lo fosse, lei è stata la figura femminile che io non ho mai avuto accanto.


    11 febbraio 1910
    Dire che sono al settimo cielo è poco diario, dire che sto esplodendo dalla gioia mi sembra riduttivo, dire che mi sento sola, beh...adesso piu di prima.
    Un pò di giorni fa, in previsione del mio compleanno, Cleo, Leon ed Alex sono venuti a trovarmi a sorpresa lasciandomi per almeno quindici minuti in silenzio e in lacrime. Ora la cosa strana non è che io sia scoppiata in lacrime, quanto i quindici minuti di silenzio in cui Neige continuava a leccarmi il volto rigato e Cleo se la rideva come una pazza.
    Sono uscita dal locale alle 22:00, erano un paio di giorni prima del mio compleanno l'otto per l'esattezza, quando vicino alla mia macchina c'era Klaus che mi aspettava
    "che ci fai qui?"
    gli ho detto aprendo la portiera per infilarci la mia valigetta
    "niente, stasera la passo da te, ho una che mi cerca e non voglio farmi trovare"
    ha detto ridendo, con quel suo fare un po svampito e sognante. Klaus è strano, passiamo spesso le serate insieme visto che è l'unico amico che ho qui e nonostante si creino occasioni in cui siamo completamente soli non ci ha mai provato, ma forse è per questo che Leon lo ha lasciato al mio fianco. Fatto sta che, guardandolo furba, gli ho detto di salire in macchina, rimproverandolo per il fatto che si portasse a letto delle umane senza poi ucciderle. Ovvio che ti cercano se sei un vampiro bravo a letto no?
    Fatto sta che, giunti a casa, ho cominciato a rovistare nella mia borsa per trovare le chiavi, ma lui le aveva gia a portata di zampa visto che lui può andare e venire quando vuole. Cosi abbiamo aperto il cancelletto, ritrovandoci Neige che correva verso di me scodinzolando.
    "ciao amore mio"
    ho esclamato lasciando la borsa nel giardino abbracciando Neige forte forte, mentre Margot, stranamente, rimaneva sulla finestra a guardarmi. Di solito si struscia per le coccole, ma stavolta se ne stava a fissarmi come se avesse gia ricevuto la sua razione di attenzioni
    "che fai tu? non vieni a salutarmi?"
    le ho detto alzandomi e battendo la mano sul vestito, pigramente è scesa a farsi accarezzare e grattare appena la testa tornando alla finestra. Ho fatto spallucce, chiedendo a Klaus di portarmi gentilmente la borsa dentro mentre annaffiavo le rose e davo da bere a Neige che mi tirava per la gonna verso l'entrata
    "ma che avete voi due?"
    ho detto guardandoli , mettendo le mani nei fianchie fissando Margot sulla finestra ho scorto qualcuno che si muoveva all'interno del salone. Ho pensato che fosse Klaus che usava il telefono ma di solito lui non si muove velocemente in casa anzi, se la prende con comodo.
    Sono tornata a Neige, che, dopo una lotta sull'erba, ha bevuto e mi ha lasciato annaffiare le rose in santa pace anche se continuava a fare su e giu dalla porta.
    "e va bene entro...ma non corro pericoli qui fuori Neige"
    gli ho detto mentre lui, mettendo su le orecchie e la coda, entrava filando anche lui nel salone.
    "Klaus, io vado a cambiarmi, Neige mi ha riempita di fango...prepari tu i drink?"
    ho chiesto stando sul primo gradino della rampa di scale, guardando appena appena nel salone vuoto. Da li, come una visione, è spuntata Cleo che si poggiava allo stipite della porta
    "mi spieghi perchè ogni volta riesco a fregarti?"
    mi ha detto incrociando le braccia, guardandomi furbetta. Io sono rimasta di sasso e mentre lei allargava le braccia, io ero gia li a stringerla forte scoppiando in lacrime come una fontana
    "cleo..."
    ho singhiozzato tenendola stretta
    "oh dai bambina, credevi veramente che ti avrei abbandonata per il tuo compleanno?"
    mi ha spiegato strofinandomi la schiena mentre io ancora singhiozzavo tra le sue braccia. Improvvisamente hanno suonato alla porta,e Neige ha preso a ringhiare come fa con un'unica persona sulla faccia del pianeta: Alexander.
    Klaus ha aperto mentre Alex rideva grattandosi la testa
    "scusate il ritardo ero...affamato"
    ha detto aprendo anche lui le braccia mentre io, correvo da lui stringendolo
    "ci sei anche tu"
    ho detto stringendo forte forte mentre lui rideva
    "non potevo mica mancare per il tuo compleanno scheggia!"
    ha esclamato facendo ridere Cleo che tornava in salone accompagnata da Klaus. Li ho guardati, fissandoli tutti e tre con i lacrimoni agli occhi, mentre Cleo sospirava alzando gli occhi al cielo.
    "lo so che cosa stai pensando ma....tesoro mio, sai che la Nalia impone delle regole e Leon non ha proprio potuto lasciare"
    mi ha detto con rammarico mentre mi asciugavo gli occhi e facevo si con la testa. Ero dispiaciuta che lui non ci fosse, ma continuavo a ripetermi che se non c'era era solo per lavoro
    "vatti a cambiare che noi prepariamo i drink ok?"
    ha detto Klaus andando verso il carrellino mentre io, salivo su ridendo per la buffa scena tra Neige che puntava Alex e lui che tentava di non guardarlo.
    Sono salita su, filando su come un fulmine in camera mia per non perdermi neanche un secondo con loro. Sono entrata di fretta filando in bragno, ma sono tornata indietro guardando qualcosa di straordinario proprio al centro della stanza.
    Un grosso baule in legno,lungo e largo, finemente lavorato, stava accanto ad un cavalletto da disegno con una tela bianca sopra. Ho lasciato scivolare il vestito, andando verso il baule cauta e lenta, con il viso ancora sporco di fango, e inginocchiandomi, l'ho aperto scoprendo uno dei regali piu belli in assoluto. All'interno del baule vi erano delle tele bianche e sopra le tele, un'altro baule piu piccolo con centinai e centinai di colori. In un astuccio, tutti i pennelli possibili ed immaginabili e poi solventi, stampe, decori e applicazioni. Ero cosi immersa che non mi sono neanche chiesta di chi fosse quell'idea,perchè solo una persona poteva conoscermi bene cosi: Leon.
    Un nodo alla gola non mi permetteva piu di respirare e le lacrime sono scese sul volto facendomi singhiozzare senza controllo. Poi due mani, hanno sfiorato le mie spalle e hanno spostato i capelli, mentre delle labbra si posavano sulla pelle lasciando piccoli baci.
    Credo di aver perso l'uso della parola quando, sussurrando lentamente sulla mia pelle Leon ha detto
    "puoi usarli solo se prometti di stare lontana dalle mie cose cheri"
    Io ho riso, tra le lacrime riuscivo solo a ridere un pò e singhiozzare mentre lui si alzava prendendomi in braccio come una scimmiatta. Ho affondato il volto sul suo collo, ho sentito il suo profumo e le sue mani massaggiarmi la schiena che sussultava per le lacrime e i singhiozza. Poi mi ha preso il volto, tra le mani, spostando i capelli che si erano appicciati mi ha sorriso come solo lui sa fare e , prima che potessi dire niente mi ha baciata, piano e dolcemente, un bacio nostro, solo nostro.
    Mi ha fissata ancora per qualche secondo, mentre io tiravo su con il naso e mi asciugavo gli occhi che ancora si bagnavano nonostante volessi smettere
    "stai bene vero?"
    mi ha chiesto mentre io facevo si con la testa
    "ti hanno mangiato la lingua ma petite"
    ha detto ancora mentre io rispondevo ancora scuotendo la testa. Ha riso, avvicinando le labbra alle mia lentamente con il suo bel sorriso in volto
    "quanto ti sono mancato ma cher?"
    ha detto conoscendo gia la risposta, ma io ho poggiato le labbra alle sue baciandolo a lungo, stringendomi a lui come se dovesse scappare. Poi mi ha fatta scendere , lasciando che mi lavassi e mi ricomponessi, non ho detto una parola, neanche mezza. Ero cosi felice che non sapevo cosa fare o dire, ero nel pallone. Quando siamo scesi giu, io ero ancora aggrappata alla mano di Leon senza lasciarla
    "hai perso la lingua?"
    ha chiesto Cleo guardandomi,porgendomi il mio drink
    "ha deciso di non dire nulla Cleo"
    ha risposto Leon sedendosi mentre io mi sedevo sulle sue gambe
    "quindi possiamo anche dirle che alla Nalia l'hanno rimpiazzata con un'altra donna"
    ha aggiunto mentre sgranavo gli occhi
    "e che donna!!!" ha esclamato Alex mentre storcevo il naso incredula. Poi mi sono voltata , alzandomi dalle gambe di Leon mi sono sistemata i vestiti
    "magari sarà anche bella, ma non è me"
    ho detto altezzosa guardando Alex
    "e tu , LeRoy, farai bene a stare attento sai!! altrimenti avrete ben presto un membro Nalia andato in pezzi"
    ho concluso andandomi a sedere vicino a Cleo con la mia aria da bambina viziata. Tutti hanno riso, me compresa che dopo un pò ho capito fosse solo un espediente per farmi riprendere la parola.
    I giorni successivi abbiamo fatto shopping io e Cleo, giocato a carte con Alex e Leon è venuto a vedere come procedeva il locale. Abbiamo festeggiato il mio compleanno e mi sono concessa delle ore indimenticabili con il mio adorato Leon che,credimi diario, lascia sempre vivido e fervido spazio all'immaginazione.
     
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    28 maggio 1910

    Ho ricevuto una notizia da Bordeaux che credo mi abbia spezzato qualcosa che ho dentro, che abbia lacerato in ogni sua parte, la fiducia che ancora riponevo in Leon. Tante volte ho pensato che lui per me fosse morto, tante volte ho detto che non volevo piu vederlo, tante e tante volte mi sono ostinata a corrergli dietro come un treno in corsa e forse anche stavolta farò la stessa cosa.
    Mi ha telefonata una ballerina del Les Plesir, mi ha detto che aveva chiesto il mio numero a Cleo visto che mancavo un po a tutto il corpo di ballo e lei ha ben pensanto di chiamarmi e di parlare un pò con me. Quello che non sapeva è che io non fossi minimamente al corrente delle voci che correvano sul mio conto e sulla mia relazione con Leon.L'ho lasciata parlare, fecendo finta di essere consapevole di tutto ciò che la sua voce continuava a narrarmi, di tutto ciò che mi stava riempiendo come una mina pronta ad esplodere.
    Non so neanche se riesco a ricordarmi come sia andata la cosa, neanche le parole esatte mi ricordo, strano per me che riesco a narrarti sempre tutto, ma stavolta mi sento cosi vuota che credo di aver preso la mia decisione: non tornare a Bordeaux.
    E con questo chiudo diario...magari domani andrà meglio.

    Dal 28 maggio 1910 al 20 settembre dello stesso anno Luna non ci fornisce alcun indizio sulla notizia ricevuta al telefono. Appare arrabbiata, stanca e immersa nel suo lavoro, fermamente convinta a non voler tornare a Bordeaux, tanto che comincia ad utilizzare il suo diario piu come un'agenda di lavoro che come diario personale.
    Fanno capolino conti, progetti e brevi sfoghi di rabbia per il fatto che Leon non la vada a trovare ma le mandi biglietti e lettere per chiarire la situazione. Lui troppo preso dalla Nalia, lei dal locale, non risponde neanche piu alle telefonate di Cleopatra credendola complice di Leon in quella che sarà una delle piu profonde fratture nella coppia. Poi finalmente in una pagina del 22 settembre scrive:
    "che ben presto si fosse trovata un'altra diario questo potevo immaginarlo ma, tenermi in caldo qui a Londra e spassarsela con un'altra nella mia città è qualcosa che non pensavo possibile da parte sua. Non sono che una ragazzina per lui, la sua puttana come mi ha detto Chris. Non sai quanto fa male diario, non sai quanto mi sento vuota ma allo stesso tempo pronta a combattere"
    Luna finalmente si sfoga: lascia alcune pagine in bianco dove appunta solo poche piccole frasi, poi, magicamente, riprende a scrivere con una volontà e una forza d'animo che solo lei poteva recuperare dopo questa batosta.


    29 settembre 1910
    Ieri notte finalmente sono tornata a Bordeaux diario, finalmente sono a casa mia , nella mia città, una città che da domani dovrà abituarsi a vedermi passegiare da sola per le sue strade. Il mio rientro non è stato per nulla piacevole visto che non ho trovato nessuno ad aspettarmi in casa, ma questo perchè io stessa non ho voluto.
    Non rispondo piu alle telefonate di Cleo, ma credo che ben presto sapranno della mia presenza in cità, anzi credo che gia lo sappiano ma sanno anche che, se non ho avvisato che rientravo , significa che non voglio vedere nessuno.
    Charlotte DeLavalle: questo è l'unico nome che continua a ronzarmi nella testa da un po di mesi a questa parte, lei che ha sedotto, come dicono qui, l'uomo di Luna e lo tiene al guinzaglio, molto piu di quanto Luna abbia fatto.
    Patetici: Leon non è il tipo di uomo che si fa tenere legato e dopo tanti anni con me si è fatto abbindolare da una bambola tutta tette e niente cervello. Non so se essere schifata o felice sai? Non riesco neanche ad odiarlo tanto la sua falsità mi ha disgustata. In cinque mesi mi ha sommersa di regali, bigliettini e fiori ,ma gli sono tutti tornati indietro mon cher ami. Leon LeRoy ha dimenticato quanto può farsi corteggiare e desiderare mademoiselle Michelet, ha dimenticato quanto un uomo debba sudare per ricere un minimo della mia attenzione e del mio affetto. Lo ha dimenticato perchè io, stupida che non sono altro, mi sono concessa a lui totalmente, ho lasciato che prendesse anche il piu piccolo pezzo di me e lo gustasse a suo piacimento. Ma le cose stanno per cambiare diario: ho bisogno di armarmi della mia bella maschera di strafotezza,del mio sorrisino furbo e del mio corpo mozzafiato. Mi basta tirar fuori la Rose che è assopita in me e sferrare l'attacco al mondo. Luna può essere messa anche da parte per il momento, è necessario che torni la cara vecchia Rose Blue

    1 ottobre 1910
    Non tutto va come ci aspettiamo diario, a volte dobbiamo essere pronti alla battaglia anche quando non ce lo aspettiamo affatto, anche quando ci sentiamo meno pronti perchè è li che forse siamo piu vulnerabili.
    Credo di aver avuto ieri con Leon una delle litigate piu brutte dell'ultimo secolo. Non abbiamo mai litigato cosi, o forse solo una volta mi ha urlato contro quando al locale stavo per uccidere la sua compagna a suon di pugni sul viso.
    Ma ieri, per mia sfortuna, non ho potuto scaricare la rabbia su niente e su nessuno che non fosse lui. Proverò a ricordare con lucidità tutto quello che ci siamo detti, tutte le lacrime che avrei voluto versare e non ho versato, ti racconterò che ha perso completamente la pazienza con me , ti racconterò della nostra fine cosi come ho fatto con il nostro inizio.
    Era appena tramontato il sole, quando controvoglia mi sono vestita per andare alla Nalia a riprendere il mio posto, in realtà adesso non sarebbe stato l'ideale ma, è mio dovere, e per quanta forza mi rimane in corpo non abbandonerò mai e poi mai la mia città. Ho indossato un bellissimo abito bianco, un po a sirena , che lasciava la schiena completamente nuda e scoperta,mentre sul davanti scendeva libero e semplice fin giu.
    I capelli sciolti su entrambe le spalle e una rosellina blu su un lato della testa, giusto per sentirmi piu forte. Sembra stano ma,avere le mie rose addosso quasi quasi mi da forza,quasi mi fa sentire una persona diversa.
    Cosi sono uscita di casa, andando verso la piazza lentamente, gustandomi la serata che non pensavo potesse essere una delle peggiori nella mia vita, ma forse la rabbia che avevo incorpo e che ancora oggi sento dentro mi hanno dato la forza di non piegarmi alle mie emozioni e al mio volere.
    Arrivata davanti al grande portone sono marciata dritta dentro, fermandomi con pochissime persone che erano contente del mio ritorno,poi salendo le scale li ho visti. Lei, Charlotte, bionda dai boccoli tirati in su, con un terribile abito color lilla , teneva la sua mano poggiata al braccio di Leon che , con il suo sorrisino e la sua faccia da schiaffi, chiacchierava con il Capo Nalia e altri due membri. Ho continuato a salire le scale, lentamente, con la testa alta e la mia andatura quasi cantilenante, li ho fissati solo per un attimo sorridendo e poi mi sono fermata li con loro senza avere alcuna reazione visibile, tenendomi la rabbia e le lacrime al loro bel posto.
    "mademoiselle Michelt bentornata"
    ha esclamato il capo Nalia venendomi a baciare la mano mentre io, altezzosa e impassibile continuavo a sorridere
    "merci monsieur è un piacere per me essere tornata al mio lavoro e alla mia città"
    ho detto ritirando la mano con gentilezza posando lo sguardo verso Leon che continuava a fumare impassibile come suo solito.
    "monsieur LeRoy è un piacere rivedervi, spero abbiate ricevuto i miei rapporti e i miei resoconti sul locale"
    ho detto fissandolo, ignorando per tutto il tempo la bambolina di porcellana che rimaneva al suo fianco
    "oui mademoiselle, avete fatto un ottimo lavoro"
    ha detto spegnendo la sigaretta continuando a tenere gli occhi nei miei
    "come sempre LeRoy....come sempre"
    ho concluso voltandomi nuovamente verso il capo Nalia che prontamente mi ha presa sottobraccio ridendo come un ebete
    "mademoiselle permettete che vi presenti mademoiselle DeLavalle, vi ha sostituita nel vostro incarico egregiamente, non c'è che dire"
    ha detto mentre la cretina porgeva la mano verso la mia, io non mi sono proprio scomposta, rimanendo ferma e gelida a fissarla con un sorrisino
    "si vedo che mi ha sostituita egregiamente...ma ormai sono tornata e in piena forma, pronta a riprendere i miei progetti e la mia posizione"
    ho detto solo guardandola con uno sguardo quasi mortale, tenendo il sorriso sulle labbra. Il Capo Nalia ha riso, dicendomi che la signorina DeLavalle aveva ricevuto un incarico momentaneo e che mi avrebbe solo informata sugli ultimi avvenimenti.
    Io, di pronta risposta, ho detto che non ne ho bisogno perchè ero gia all'occorrente di tutto.Cosi la riunione è cominciata, con Charlotte in un angolo della sala, spodestata dal mio ritorno. Leon era difronte a me, sicuramente pronto a ribattere ad ogni mio piccolo errore ma, sfortunatamente per lui, ero preparata e pronta a qualsiasi domanda.
    Alla fine della riunione,con la mia calma apparente, ho lasciato la sala marciando piano nei corridoi, quando un senso di calma e tranquillità ha invaso le mie carni.
    Leon, era li , come sempre, ad aspettarmi per chiarire finalmente cosa diavolo fosse successo tra di noi. Mi sono fermata, guardandolo mentre poggiato al muro mi fissava con la sua aria insistente e per nulla serena, o almeno credo.
    Cosi, forse sbagliando, mi sono avvicinata standogli a qualche centimetro di distanza
    "il vostro potere rimane sempre interessante LeRoy, ma credo sia arrivato il momento di usarlo sulla vostra nuova compagna Duca"
    ho detto tranquillamente assumendo un'espressione del volto dura e severa
    "non mi sembra il luogo per parlarne Luna...prego seguitemi"
    mi ha detto porgendomi il braccio ma io, altezzosa e arrabbiata, ho preso a camminargli davanti scendendo nei giardini del palazzo, marciando fino a quel gazzebo che tante, tantissime volte, è stato teatro e spettatore dei nostri baci e delle nostre discusioni.
    Arrivati li ci siamo fissati per un po, senza distogliere l'uno gli occhi dall'altro e poi, con tutta la calma di questo mondo , Leon si è acceso la sua sigaretta chiedendomi
    "posso sapere cosa ti prende cheri?"
    Io credo che la gola mi si sia chiusa e la testa abbia elaborato tremila cose da dire, ma nessuna di quelle è fuoriuscita dalle mie labbra. Nessun moto d'amore nei suoi confronti, nessuna parola gentile, nessuna dolcezza.
    "mi comporto solo di conseguenza LeRoy, mi comporto in conseguenza alle vostre azioni...lo sapete"
    ho detto mettendo le mani dietro la schiena , tenendo i miei occhi nei suoi, sostenendoli come mai avevo fatto prima nelle nostre litigate
    "quali azioni cheri? cosa diavolo è successo...vuoi spiegarmelo?"
    ha detto solo fumando ancora allungando una mano verso il mio volto che, prontamente, ho girato indietreggiando appena
    "mi chiedete anche cosa è accaduto? mi chiedete anche di spiegarvi cosa diavolo sta accadendo?"
    ho risposto indignata mettendo le mani sui fianchi e aggrottando le sopracciglia
    "cinque mesi senza nemmeno vederti, cinque mesi in cui continuavi a mandarmi regali, lettere, fiori e stavi con un'altra. Tu stai con quella li Leon e....e mi chiedi anche cosa sta succedendo??"
    ho ringhiato rimanendo in quella posizione mentre lui gettava la sigaretta e la spegneva con il tacco della scarpa
    "io non sto con nessuno Luna, nessuno che non sia tu cheri"
    ha risposto calmo avvicinandosi appena
    "certo, io sono la bambolina da tenere sulla mensola Leon, io sono quella che gestisce il tuo locale, ti accompagna nelle occasioni ufficiali, sono quella che è cosi innamorata di te che...beh tradiamola tanto..torna sempre e comunque"
    ho detto sbottando e gesticolando come quando sto per perdere le staffe
    "che cosa dici cheri...smettila"
    ha tentato di dirmi lui mentre io mi allontanao
    "ti hanno vsto tutti con lei Leon, tutta Bordeaux sa da prima di me che mi avevi lasciata, tutta Bordeaux sa che lei è la tua nuova compagna. Cosa speravi?? che io stessi a Londra per sempre? illusa dai tuoi regali e dalle tue false moine!?"
    ho ringhiato portando il mio volto sul suo , accendendo di Bordeaux i miei occhi verdi e profondi
    "sono stanca di essere sostituita ...sono stanca di essere sottovalutata, basta....tieniti lei, magari è anche meglio di me, magari è piu grande, piu donna...tienitela pure io...io non....non ti voglio cosi"
    ho detto con una sicurezza iniziale che è sfociata in un balbettio rotto dall'agitazione nel pronunciare le mie ultime parola
    Lui mi ha guardata,puntando i suoi occhi nei miei che rimanevano di quel bordeaux profondo e cosi fastidioso per me
    "dopo tanto tempo ancora non mi credi ma petite"
    ha sussurrato passando il suo indice sulla mia guancia
    "dopo tanto tempo ancora pensi che io possa sostituirti da un giorno all'altro?"
    mi ha chiesto serio mentre il suo dito si staccava dalla mia pelle
    "si...ne sono convinta"
    ho detto solo nervosa e arrabbiata
    "bene....nonostante tutto quello che abbiamo fatto e nonostante io mi sforzi a trattarti da adulta...mi dispiace Luna, rimani la solita bambina viziata ed infantile,la solita bambina paranoica e gelosa che si sofferma alle apparenze"
    ha detto staccandosi lui da me mentre io, incredula, deglutivo senza lasciar spazio alle lacrime
    "mi hai deluso Luna e credo che sia arrivato davvero il momento di separarci"
    ha detto poi voltandosi camminando pianissimo verso il vialetto del giardino
    "lo hai voluto tu...non io"
    ho ringhiato stringendo i pugni. Lui, fulmineo è tornato indietro, schiacciando il suo naso sul mio in un ringhio infastidito e profondo
    "non l'ho mai voluto , non l'ho neanche mai desiderato lontanamente, ma tu ogni volta trovi un pretesto per fare la vittima in questa storia"
    ha ringhiato infastidito
    "forse ti ho dato davvero troppo Luna"
    ha continuato sollevandosi e fissandomi mi ha messo una mano sulla testa come ai vecchi tempi
    "cresci ragazzina"
    ha concluso lasciandomi sola sotto quel gazzebo mentre, la rabbia saliva fin su alle mani rendendole calde.
    Leon LeRoy esce dalla mia vita diario, ne esce in modo forte e scenico come è suo solito fare, ma forse amico mio è meglio cosi, forse non era destino che noi due stessimo insieme.
     
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    18 ottobre 1910
    Sembra passata un eternità dal nostro ultimo incontro diario, sembra passato un secolo da quando per l'ultima volta ho incrociato i suoi occhi prendendomene il peggio. E invece sono appena 17 giorni che io e Leon non ci vediamo piu. NOn è piu in città perchè ha deciso di partire, di andare via e prendersi una pausa dalla Nalia e da Bordeaux, una pausa forse da me e dal tempo , troppo forse, che gli occupavo. Non credo in un Leon ferito , non credo minimamente nella sua delusione, non credo neanche al suo voler staccare la spina. NOn è cosi umano come volevo pensarlo, non è cosi preoccupato della vita come credevo. Lui è menefreghista, altezzoso, sfacciato e lontano da ogni sentimento verso qualcosa o qualcuno che non sia lui. Non riesco ancora a crederci che, ancora una volta, mi sono illusa che mi amasse davvero, non posso credere che LeRoy abbia giocato nuovamente con me. Di una cosa però sono convinta: Charlotte avrà vita breve. Adesso che Leon è via per non so quanto tempo, lei non ha piu chi la difende, non ha piu motivo di esistere o di rimanere qui a Bordeaux. Infondo è stata sciolta dal suo incarico visto che io sono tornata e...ops adesso neanche il suo compagno non c'è piu. La signorina DeLavalle imparerà a caro prezzo, che prendere il posto altrui non è una bella cosa, che volersi sotituire a me non è stata una mossa furba. Imparerà a prezzo della sua stessa vita che Luna Michelet non perdona determinate intrusioni nella propria vita.
    Cosa avrà poi di cosi speciale? E' scialba, senza senso, senza una piccola scintilla vitale che la renda interessante. E' bionda, dagli occhi blu,con il suo modo anonimo e omologato di vestire e quella sua vocina irritante e smielata.
    Mi chiedo cosa ci abbia visto il Duca in quella li? La dama da compagnia? quella che sarebbe stata zitta accanto a lui e avrebbe detto sempre di si? quella della quale non doveva preoccuparsi perchè, cascasse il mondo, non avrebbe espresso le sue opinioni?
    Beh piuttosto che essere cosi preferisco tenermi il mio essere selvaggio e la mia lingua lunga, preferisco non essere la bambola da cerimonia, preferisco intromettermi ed interessarmi, operarmi ed agire in previsione di obiettivi piu profondi di quelli che possono essere l'organizzazione della casa o il punto croce.
    Che nervi, ogni volta che mi ritrovo una donna così davanti mi viene in mente quell'oca di mia madre, mi sovvengono quelle redicole lezioni di cucito o di bonton e sono sull'orlo di una crisi isterica.
    Ringrazierò in eterno mio padre per avermi salvata dalla stupidità e dall'essere un'oca senza opinioni proprie, lo ringrazierò in eterno per avermi cresciuta indipendentemente dal mio corpo, per avermi formata e avermi lanciata in tremila esperienze utili e straordinarie.
    Probabilmente ho ragione quando penso che si vive benissimo anche da soli: non credo di aver bisogno di un compagno in questo momento, non credo di aver bisogno di qualcuno per compensarmi ora. Infondo anche Leon ha sempre detto che io sono io, indipendetemente da chi mi sta vicino. E forse lo avrà detto per adularmi, per mascherare bene il suo schifoso gioco, ma intanto me ne sono convinta al punto di poter dire che sto bene cosi.
    L'ultima sodisfazione sarà versare il sangue di colei che ha tentato di diventare me, perchè questo non lo perdono, nessuno può essere me.


    22 novembre 1910

    Ho ripreso a parlare con Cleo o almeno entrambe abbiamo buttato giu il muro dell'orgoglio chiarendo la situazione tra noi due. Ero al Les Plesir, dove serenamente mi stavo allenando per la serata, da sola come al solito sia in sala che sul palco, avevo mandato via anche l'addetto alla sicurezza. Eh gia, nonostante io non sia piu la "fidanzata" di LeRoy, qualcuno li dentro ancora mi vuole bene e mi rispetta come artista e come persona. Fatto sta che mi stiravo sul palco tentando di eliminare i brutti pensieri quando, improvvisamente, qualcuno ha aperto la porta della sala incrociando le braccia e battendo il piede sul pavimento.
    Era Cleo che, fissandomi ,aspettava che le dicessi qualcosa o inventassi qualsiasi banale scusa per litigare. Beh, credo di aver dimostrato abbastanza quanto questa storia mi stia cambiando, quanto infondo, so essere adulta anche io nonostante il nostro carissimo Duca creda che io debba crescere. Cosi, sono rimasta in spaccata a fissarla a mia volta, distogliendo appena lo sguardo e mettendomi seduta ho provato a mostrarmi serena
    "per me puoi accomodarti Cleopatra e sempre un piacere la tua presenza"
    le ho detto gelida mentre lei veniva a sedersi con me sul palco fissandomi ancora negli occhi con fare severo
    "quando la smetterai di comportarti cosi?"
    mi ha detto tamburellando le dita sul legno del palco
    "quando la smetterete voi due di coprirvi"
    ho detto guardandola seria e arrabbiata, delusa dal fatto che lei, la mia migliore amica, avesse potuto coprire Leon senza dirmi niente, senza neanche accennarmi quello che stava accadendo
    "io non l'ho coperto in nulla Luna, anzi sai che ti dico? che stavolta neanche ce n'era bisogno perchè Leon non ha fatto nulla!"
    ha detto lei alzando gli occhi al cielo quasi scocciata ed infastidita
    Io l'ho guardata, per qualche secondo, scoppiando a ridere come una matta mentre mi mettevo sdraiata sul pavimento a pancia in giu, tornando con gli occhi a lei che incredula mi fissava
    "Cleo dimmi una cosa...tu vivi ventiquattro ore su ventiquattro con Leon? io non credo proprio"
    ho cominciato a dire con la mia aria acida e furiosa, quasi a voler prendere in giro me stessa e tutto quello che è accaduto
    "tu non puoi sapere se l'ha portata a casa sua, non puoi sapere iol signor LeRoy cosa ha promesso a quella donna, non sai e non puoi sapere cosa diavolo sia successo tra loro"
    ho detto stizzita, battendo un pugno sul pavimento
    "neanche la gente può saperlo Luna...ragiona"
    ha detto lei incavolandosi con me , guardandomi cosi male che quasi non riuscivo a credere che fosse Cleo
    " e allora spiegami perchè stavano sempre insieme....dimmelo!"
    le ho chieso mettendomi a gambe incrociate, fissando i miei occhi nei suoi
    "Luna, Charlotte è nuova in città e aveva da ricoprire il tuo ruolo in consiglio, chi meglio di Leon poteva istruirla sul programma da portare avanti....spiegamelo"
    ha spiegato lei gesticolando mentre continuava a guardarmi come se io fossi una pazza
    "Luna sei accecata dalla rabbia, non vedi le cose con chiarezza, Leon non ha fatto nulla e,....mi spiace lo hai perso adesso per un capriccio"
    ha detto ancora facendomi saltare i nervi. Cosi mi sono alzata prendendo le mie scarpe ed infilandole
    "non è per un capriccio...io non lo voglio piu"
    ho bofonchiato tenendo lo sguardo basso. Lei si è alzata venendomi a mettere una mano sulla spalla, cercando i miei occhi con i suoi
    "non raccontare storie a te stessa piccola mia"
    ha semplicemente sussurrato trovando il mio sguardo colmo di lacrime
    "se credi che Leon non sia piu il tuo uomo fa pure, non ti obbligherò a cercarlo...ma se pensi che stai facendo tutto questo per orgoglio beh...piccola mia corri da lui"
    ha detto ancora mentre io prendevo un bel respiro e tentavo di non piangere
    "comunque se proprio vuoi saperlo è...partito per l'america"
    ha aggiunto con rammarico mentre io stringevo tra le mani il tutu che mi ero appena tolto,sentendo ogni singolo muscolo della mia pelle tendersi a quella notizia.
    "grazie Cleo ma...non mi interessa"
    mi sono forzata a dire mentre avrei voluto mordermi la lingua per la cavolata detta.
    Cleo ha fatto spallucce, abbracciandomi forte senza dire nulla mi ha tenuta tra le sue braccia lasciandomi andare dopo un po. Poi, senza ancora dire niente è andata via, sparendo nella sala, lasciandomi sola con i miei dubbi e il mio fottutissimo orgoglio.
     
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    5 gennaio 1911
    Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti scivolasse via dalle dita? che lentamente sfiorasse la tua pelle lasciandoti il suo odore ma non il suo tocco? E' strana la sensazione che provo diario, strana quanto potrebbe essere strano per un essere umano esser privo di sentimenti, cosi diventa strano per me sentirmi cosi insaziabilmente vuota, cosi inispiegabilmete spenta. Mi manca: negare che mi manchi ogni singola parte di lui mi renderebbe poco inteligente, mi auto offenderei se non ammettessi a me stessa ciò che provo ma, purtroppo, ciò che provo sembra essere unilaterale, senbra che lui sia sparito nel nulla lasciando la sua impronta marchiata a fuoco su di me, dentro di me, in una parte del mio essere che vorrei tanto strapparmi via. Non so cosa fare, non so a chi credere, non so a cosa dare ascolto, se alla mia ragione o al mio istinto. NOn so davvero stavolta cosa mi stia accadendo, non so cosa la mia mente stia elaborando.
    L'altra sera ero con Cleo al locale quando Charlotte è entrata sedendosi ad un tavolo poco distante dal nostro: nonostante Leon non sia in città lei continua a venire li, continua a frequentare lo stesso locale in cui probabilmente è stata milioni di volte quando io ero assente.
    Lo si nota da come si muove sicura, dalla confidenza che ha con il barista e con le cameriere, lo si nota dal modo in cui le ballerine la salutano che, sfortunatamente, Leon mi aveva sostituita.
    Cleo continua a dirmi che tutto ciò che dico è solo frutto della mia immaginazione, che benpresto mi renderò conto dell'enorme errore che ho commesso lasciandolo partire, che prima o poi mi pentirò amaramente di aver pensato cosi male di Leon. Suona strano il fatto che Cleo continui a difenderlo, mi chiedo se la mia intera vita, le mie intere relazioni, non siano una grossa cospirazione contro di me e contro la mia libertà.
    Non voglio perdonarlo Leon, non ci riesco, non ce la faccio e anche se volessi troppi dubbi mi distruggerebero il cervello. Non potrei essere piu la stessa, sarei solo una iena inferocita pronta ad assalirlo ogni qual volta avessi paura di perderlo, ogni qual volta gli si avvicinasse qualcuno, ogni qual volta mi sentissi insicura di me e io questo non lo voglio. Non voglio un rapporto basato sui dubbi, io voglio potermi fidare cecamente del mio uomo e per quanto ami Leon io, diario, non mi fido abbastanza di lui.
    SOno una stupida, lo so, sono cosi infantile da non vedere tutto ciò che lui ha fatto per me, a quante donne magari ha potuto rinunciare per non ferirmi, a quante cose non ha fatto solo per starmi accanto. Eppure il fantasma della gelosia ogni volta mi tormenta. Se solo potessi tornare indietro, se solo potessi tornare sui miei passi non accetterei mai di gestire il Dance Macabre, non accetterei mai di rimanere a Londra cosi lontana da lui, me ne sarei rimasta qui, nella mia dolce Bordeaux , accanto all'uomo che amavo e che fino a poco fa mi sembrava tutto il mio mondo.
    Quando Cleo mi dice che se lo amo ancora devo andarlo a cercare, con un nodo alla gola le rispondo che no, non lo amo piu, che per me è morto, che sto bene, che non lo voglio e che gli auguro di essere sereno come lo sono io, ma in realtà diario vorrei che quel mostro senza anima, quell'uomo senza pietà neanche per se stesso, soffrisse la mia mancanza almeno la metà di quanto soffro io la sua.


    26 gennaio 1911
    Ho ucciso Charlotte, ho ucciso la fonte dei miei presunti mali eppure non mi sento neanche un pochino meglio, anzi , mi chiedo se sia stato giusto per una volta dare sfogo alla mia rabbia. Eppure continuo a sentirmi cosi, spenta, smorta, senza una meta, io che scioccamente pensavo che alla morte di quella donna lui sarebbe ricomparso magicamente.
    E' cominciato tutto 3 giorni fa, quando Charlotte la lasciato che la mia pazienza superasse ogni limite e i miei sospetti fossero fondati. Ero nell'atrio del palazzo reale quando, lentamente, lei si avvicina a me e ai collaboratori di Leon che discutevamo sulle prossime manovre da fare. Io , ovviamente, sostenevo di farmi pronunciare il discorso in prima persona , visto che il capo Nalia mi conosceva da anni e che sembrava avere un debole per me, inoltre spesso è sembrato vicino alle idee promosse da mio padre, in particolare la sottomissione della razza magica e non lo sterminio, inquanto fonte di nutrimento per noi. Comunque io insistevo sul pronunciare io il discorso finale e lei, con il suo tono fastidioso e acuto ha esordito
    "non credo che Leon sia daccordo"
    ha detto mentre io mi fermavo e chiudevo gli occhi prendendo un respiro profondo. Poi lentamente mi sono voltata sfoggiando un sorrisino acido e uno sguardo che ho sperato la fulminasse sul posto
    "Nessuno le ha chiesto la sua opinione mademoiselle e....vorrei ricordarle che è stata sollevata dal suo incarico quindi non ci interessa venire a conoscenza delle sue supposizioni"
    ho replicato torturandomi le mani nella speranza che qualche pezzo del suo corpo non esplodesse proprio li in quel momento
    "ma non sono supposizioni mademoiselle Michelet...monsieur LeRoy in una sua lettera mi ha espressamente chiesto di riferire determinate indicazioni ai suoi collaboratori e a lei. E una delle indicazioni era che il discorso finale lo pronunciasse monsieur DuLac e non lei ...Luna"
    ha aggiunto arcigna e acida mentre un nodo mi si stringeva alla gola e guardavo monsieur DuLac più stupito di me. Poi con lentezza mi sono voltata nuovamente verso di lei
    "mademoiselle, non dubito sul fitto scambio di lettere tra lei e monsieur LeRoy, anzi proprio per questo la pregherei di riferire al Duca che, se è davvero intenzionato a dare ordini, tornasse dalla sua vacanzina nelle americhe e si rimboccasse le mani come tutti noi"
    ho pronunciato con aria ironica e lievemente infastidita quasi sulle labbra di Charlotte che è rimasta di sasso
    "sarò io a pronunciare il discorso in sala Nalia, obiezioni?"
    ho chiesto all'intero staff che non ha fiatato.
    "Bien...a domani allora"
    ho concluso congedando gli altri, ma Charlotte, forse infastidita dall'affronto è rimasta a fissarmi mentre io fissavo lei
    "spero che la vostra storia con il Duca prosegua bene nonostante la distanza"
    le ho detto avvicinandomi con lentezza esasperante
    "a meraviglia Luna....infondo io so come tenermelo stretto un uomo"
    ha detto lei con una risatina mentre io, accecata dall'odio, la tiravo verso di me per i lacci del vestito, ringhiando sul suo orecchio
    "stai attenta Charlotte, perchè la mia pazienza ha un limite e tu viaggi sul binario della morte da un bel pezzo, quindi..."
    ho detto staccandomi da lei
    "fossi in te mi morderei la lingua e la ingoierei"
    ho concluso marciando verso il portone e aspettando Cleo sono tornata a casa con una sola intenzione: farla fuori.
    Una volta arrivate a casa mia le ho raccontato tutto e lei, come al solito, ha continuato a dire che era impossibile che si scambiasse lettere con Leon perchè nell'ultima lettera che lei aveva ricevuto , Leon le aveva esplicitamente detto che si teneva fuori dalla politica per un po per non influenzare ne le mie decisioni ne quelle dei suoi collaboratori. Inoltre le aveva detto che non sapeva se fosse tornato o meno e che, purtroppo, era propenso al rimanersene li nel vecchio west.
    Io sono rimasta di sasso,con la testa piu confusa di prima e con un peso nel petto che mi lasciava sospirare ancora e ancora. Però diario, la rabbia non è scemata affatto, anzi, quando stasera ho visto Charlotte varcare la soglia del Les Plesir credo di aver raggiunto il limite di sopportazione e , accecata dall'odio, sono andata a cambiarmi in sala costumi non per lo spettacolo ma per uccidere.
    Un body nero, semplice sul davanti ma completamente di velo sulla schiena e una maschera nera interamente fatta di piume ricopriva non solo gli occhi e gli zigomi, ma anche la testa e i capelli scendendo lunga come una folta chioma fino a sotto il sedere. Un corvo, un corvo che ti porta la morte e tu, non puoi far altro che abbassare il capo.
    Ho approfittato del fatto che fosse sola al tavolo e , mi ci sono seduta accanto accavallando le gambe. Lei mi ha guardato perplessa e io, con un ghigno ho steso la mia mano verso la sua
    "Rose...c'est un plesir"
    ho detto con il mio marcato accento mentre lei si complimentava con me per gli spettacoli e per le mie maschere.Cosi le ho chiesto se le andasse di vederle, se fosse interessata a comprarne qualcuna e, non appena nel mio camerino, ho chiuso la porta a chiave marciando verso di lei che incantata guardava qualche teca
    "vi piacciono?"
    ho chiesto sfilando il pugnale dalla lunga coda della maschera
    "magnifiche davvero"
    ha detto lei senza voltarsi. Cosi, prima che potesse realizzare le ho tappato la bocca e l'ho pugnalata alle spalle, all'altezza del cuore, portando le mie labbra al suo orecchio
    "Questo Charlotte è per avermi rubato l'uomo piu importante della mia intera esistenza"
    ho sibilato lasciando scorrere le labbra sul suo collo come se la desiderassi
    "e questo è per aver avuto la presunzione di potermi sostituire in tutto e per tutto"
    ho detto ancora sfilando velocemente il pugnale dalla sua schiena e ripientandolo poco distante dall'altra pugnalata
    "ultimo, ma non per ultimo, giocare sporco con me non è servito a nulla mia cara...adiue"
    ho concluso continuando a pugnalarla alle spalle , all'addome e ai fianchi con quanta piu forza avevo in corpo. Poi il suo corpo ha perso di vigore e io l'ho lasciata cadere al suolo guardandomi le mani sporche del suo sangue. L'ho scavalcata, andando al lavandino e lavandomi le mani mi sono guardata allo specchio come se non mi riconoscessi. Gli occhi di un bordeaux acceso e il viso totalmente trasformato dalla rabbia,spiccavano da sotto quella maschera che mi aveva protetta da me stessa. Poco dopo è arrivata Cleo che mi ha aiutata a disfarmi del corpo e mi ha portata a casa vuota e insodisfatta nonostante Charlotte fosse morta.
    Credo che Leon abbia ragione solo su una cosa: devo crescere ancora un po!


    11 febbraio 1911
    Ieri diario era il mio compleanno e a dirla tutta ero cosi ubriaca e strafatta che , a detta di Cleo ed Alex , ho dato davvero i numeri. Li avevo invitati a casa come del resto faccio ogni anno e avevo invitato le ballerine del Les Plesir, tutto lo staff e Francesco e Miriam che sono in viaggio e non sono potuti esserci.
    Beh, prima che arrivassero tutti, mi ero gia data alla pazza gioia e quando Cleo è entrata sono scoppiata in lacrime tenendola stretta
    "Neige aspetta Leon"
    le ho detto in preda ai fumi dell'alcool e non solo mentre lei e Alex mi trascinavano in camera mia
    "certo tesoro, solo Neige"
    ha detto lei sorridendo mettendomi sul letto mentre Alex si occupava degli invitati che andavano via
    "si"
    ho singhiozzato tenendo un fazzoletto sotto il naso mentre rimanevo seduta al centro del letto
    "e vorrei dirglielo che non tornerà, vorrei convincerlo che ci ha lasciati perchè non ci ama piu ma...Cleo Cleo io....non ne ho il coraggio"
    ho aggiunto alzandomi di scatto facendo su e giu mentre Alex rientrava sgranando gli occhi
    "Alex...Alex tu mi vuoi bene vero? diglielo tu che Leon non torna...dimmelo anche tu"
    ho detto abbracciandolo forte mentre lui, un po perplesso, mi massaggiava la schiena portandomi di nuovo verso Cleo
    "dai su scheggia....vedrai che torna"
    ha detto guardandomi mentre guardavo nel vuoto e sentivo tutto il mio corpo rilassarsi ancora
    "Luna tesoro quanta roba ti sei fatta per ridurti cosi??!"
    mi ha rimproverato Cleo spostandomi i capelli dal volto mentre posavo i miei occhi spenti nei suoi
    "non lo so "
    ho risposto semplicemente lasciando cadere le braccia. In quel momento Neige è entrato venendomi incontro, alzandosi sulle mie gambe ha preso a leccarmi il volto pieno di lacrime mentre lo tenevo stretto a me
    "sai Neige...Leon non tornerà"
    ho detto sulla sua testa mentre lui guaiva come se avesse capito cosa stavo dicendo
    "mi siete rimasti solo voi"
    ho detto ancora guardando Cleo e Alex
    "non mi lasciate anche voi vi prego"
    ho concluso singhiozzando mentre Alex rideva e mi scompigliava i capelli
    "scherzi!! con chi gioco a carte altrimenti"
    ha detto facendomi ridere mentre il musone di Neige se ne stava comodamente sulle gambe
    "e io? come potrei abbandonarti piccola mia"
    ha detto anche Cleo accarezzandomi la testa e guardandomi mi ha sorriso. Io sono rimasta in silenzio, ma ricordo poco o quasi niente di ciò che è accaduto dopo. So solo che ad un certo punto ero sola nel mio letto a ripensare a lui, fissando la porta nella speranza che facesse capolino nella mia stanza e mi dicesse che era tutto uno scherzo, che Charlotte, il tradimento, la sua partenza, erano solo una bella messa in scena per vedere le mie reazioni.
    Ho ripensato a quanto sarebbe stato bello averlo nel letto con me, di quante volte tentavo di distrarlo dalle sue letture facendo domande assurde o di quante volte abbiamo improvvisato la lotta tra le lenzuola.
    Ho ripensato a quando mi seguiva in bagno, con quale cura e delicatezza poteva massaggiarmi le spalle e coccolarmi immersi nell'acqua calda. Di quante volte, a tavola, mi metteva un tovagliolino sulle gambe perchè mi sporco sempre o di quando mi puliva le labbra dopo il gelato. Ho pensato a quanta cura aveva nel mettere le cose in basso a casa sua e con quale tranquillità mi lasciasse pasticciare nella sua cucina. Ho ripensato alla sua dolcezza, a quando solo per vedermi ridere si nascondeva in casa lasciando che lo cercassi per ore, alle rose che dolcemente mi lasciava sul letto prima di partire, agli sguardi di intesa che ci scambiavamo, ai baci che riuscivo a rubargli sul lavoro o semplicemente alle sue mani accarezzarmi il volto.
    E mentre pensavo diario le lacrime hanno bagnato il cuscino, ma ogni lacrima era accompagnata da un sorriso di resa e di malinconia. Leon LeRoy è andato via, l'ho mandato via dalla mia vita senza un motivo preciso ma , probabilmente nella sua falsità, mi ha regalato gli attimi piu belli di un intera esistenza.


    Dal giorno del suo compleanno Luna sembra aver perso in parte l'astio nei confronti di Leon: on è piu arrabbiata con lui ma non vuole neanche andarlo a cercare. Pensa che, nonostante il Duca sia stato falso e doppiogiochista con lei, le abbia davveroinsegnato tante cose e dedicato le migliori attenzioni nella sua intera esistenza, tutte cose che, secondo lei, compensano in parte il male che le ha procurato. Il 1911 passa cosi, tra una droga e l'altra, un drink e l'altro, senza che Luna concluda molto a livello pratico. Intanto, alla fine proprio di quell'anno, Cleopatra annuncia a Luna di essere incinta e che, per un po di tempo, andrà a vivere a Parigi per la preparazione di Alex e per lasciare che il suo bambino nasca al sicuro lontano dagli attacchi dei maghi.
    Luna è distrutta ma non lo da a vedere: saluta Cleo ed Alex, chiedendo di essere informata prima sulla nascita del bambino in modo che lei, sarebbe corsa immediatamente a vederlo e a sostenere quella che per lei è come una mamma.
    Cosi, all'alba del 1912, Luna è completamente sola a Bordeaux , ignara del profondo cambiamento che la sua vita sta per subire, ignara del fatto che quell'anno le porterà due grandi novità, una su se stessa e l'altra in campo affettivo


    14 febbraio 1912
    Oggi è il giorno di San Valentino diario, oggi è la festa degli innamorati e allora, auguri Luna. Eh gia, perchè che io sia innamorata non c'è nessuna ombra di dubbio, che il mio amore sia ricambiato beh...li ci metterei un paio di punti interrogativi!
    Fatto sta che tornare a casa stasera e scoprire tre rose rosse sulla soglia della porta mi ha un attimo destabilizzata, facendomi sperare per un attimo che il mio piu ricorrente sogno sia tornato ma , fortunatamente, l'illusione è svanita quando ho realizzato che quelle rose sarebbero state blu se le avesse mandate lui.
    Cosi mi sono avvicinata e ho letto il bigliettino che era di un bel colore bianco perlato
    Difficile giungere al cuore di chi lo ha contornato da rovi di spine. Ma permettetemi l'ardire di farvi dono di questi fiori e di festeggiare il mio amore per voi mademoiselle,nella speranza di non offendervi ne ferirvi.
    Henri Gisson

    Quel bigliettino mi ha fatto spuntare un sorrisino sulle labbra che si è tramutato in una risata divertita e spontanea. Henri Gisson è uno dei collaboratori del Les Plesir, si è stabilito qui da poco e nonostante mi ronzasse intorno, non pensavo che addirittura mi amasse. Cosi invece di rientrare in casa, mi sono recata al locale dove,lo staff appunto, stava organizzando la serata di domani dando le ultime indicazioni alle ballerine e al barista che , spesso, serve alcolici anche a chi poi si dimentica di pagare. Cosi, piano piano, mi sono avvicinata, tenendo le rose tra le mani,mentre tutti mi salutavano chiedendomi come mai della visita.
    Henri, vedendomi, ha abbassato lo sguardo mentre io riprendevo a sorridere
    "sono venuta a ringraziare Henri per il bellissimo dono che mi ha fatto"
    ho detto cercando il suo sguardo mentre, lui imbarazzato si alzava grattandosi la nuca
    "di niente mademoiselle...mi sembrava d'obbligo"
    ha detto lui standomi ritto davanti come un baccalà
    "chiamami Luna , Henri e, non era d'obbligo anzi, è un bel gesto"
    ho aggiunto mentre lui mi invitava ad allontanarci dal resto del gruppo che ridacchiava tra se e se facendosi un'unica grande domanda : ma LeRoy?
    Intanto io e Henri, eravamo sui divanetti dietro un separè a chiacchierare del piu e del meno, ridendo semplicemente come non facevo da tanto e scambiandoci battutine la serata è volata sentendo vicino l'odore dell'alba.
    "dovreste andare Henri"
    gli ho detto prendendo le mie rose e alzandomi
    "e voi Luna? non tornate a casa?"
    mi ha chiesto guardandomi, cercando i miei occhi che, fieri e tranquilli hanno sostenuto il suo sguardo
    "no , starò qui per oggi, ho tutto ciò di cui ho bisogno, infondo è san valentino e ho bisogno di sentirlo vicino"
    ho confessato mentre lui abbassava lo sguardo come offeso
    "non prendetevela Henri, dovrei mentirvi dicendovi che vi amo? dicendovi che sono legata a voi per un bellissimo gesto compiuto?"
    gli ho chiesto portando un dito sotto il suo mento
    "non potrei mai mon cher ami, ma mi avete fatto passare una bellissima serata e ne sono felice, davvero"
    ho concluso mentre lui prendeva la mia mano e la baciava delicatamente
    "è dura combattere con i vostri ricordi Luna ma...spero di riuscire ad entrarvi dentro come voi avete fatto con me"
    ha detto solo salutandomi e andando via.
    E ora diario? Ora siamo nello studio di Leon, sulla sua poltrona ad inspirare il suo odore a vivere la sua dimensione. Non so per quanto tempo ancora reggerò amico mio, nonostante siano passati 2 anni non riesco ancora a fare il passo verso di lui e a credere fermamente al fatto che lui non mi abbia tradita.
    Non so quanto tempo passerà ancora , non so per quanto tempo ancora vivrò con l'impronta di Leon sulla mia pelle.
     
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    5 marzo 1912
    Può la vita delle persone cambiare cosi velocemente? Ci si può rassegnare cosi alla perdita di qualcuno? Non mi sembra di aver reagito cosi quando è morto mio padre , non mi sembra di aver reagito da subito ogni qual volta Leon andava via da me, e invece stavolta mi sento come rassegnata. Sorrido diario, mi sono stampata sul volto quel bellissimo sorriso che tutti vorrebber vedermi sul volto, quel magnifico sorriso che , come dice Leon, sembra l'unico abito che mi calza a meraviglia. Ed è forse grazie al mio sorriso che sto andando avanti, perchè quell'uomo nonostante sia stato un mostro con me, nonostante io non creda alla sua innocenza, mi mancherà in eterno, ci rincorreremo in eterno e forse lo amerò in eterno.
    Ieri sono stata al lago con Henri, avevo voglia di uscire e lasciarmi corteggiare un po, sentirmi nuovamente donna e tirare fuori un pò la pantera che dentro di me si era assopita ma, Henri, non sembra uomo da pantere , piuttosto da gattine dolci e in cerca d'affetto. E' passato a prendermi a casa, con in mano un grande fascio di rose rosse e nere decorate con un grosso nastro bordeaux in raso. Io, dal canto mio, mi ero vestita di tutto punto: abito nero con corpetto e lunga gonna in pizzo che scendeva fin giu sfiorando il pavimento. I capelli sciolti e nei capelli, la spilla in zafiri regalatami da Leon che decorava un lato della testa. Un trucco leggero e un tacco alto, insomma la solita me diario, una solita me che forse ad Henri non è piaciuta affatto.
    Dopo averlo ringraziato per i fiori ci siamo incamminati verso il lago, un posto nel quale ado poco o niente , un posto che a differenza del bosco, è meno carico di ricordi, ma forse è proprio per quel motivo che sono voluta andare li.
    Non voglio che il fantasma di Leon aleggi sempre e comunque nella mia giornata, voglio staccare un pò la testa da quel pensiero fisso, sentirmi nuovamente cacciatrice, potere avere la meglio su qualcuno senza sapere di poter soccombere, volevo solo sentirmi me, nient'altro.
    Arrivati sulla riva del lago Henri ha messo sul prato una coperta, per non farmi bagnare il vestito e io, sorridendo , mi ci completamente sdraiata su fissando il cielo mentre lui fissava me.
    "hai intenzione di rimanere li l'intera notte Henri?"
    ho detto ruotando il volto verso il suo mentre, lievemente, il mio corpo di inarcava come stanco,annoiato e affaticato. Tutte tattiche, tattiche che quasi mi vengono fuori cosi, naturalmente
    "no Luna assolutamente"
    ha detto lui mentre si sedeva accanto a me poggiandosi su un braccio per guardarmi
    "è che sei davvero bella, cosi bella che ci si potrebbe perdere nell'ammirarti"
    ha continuato mentre io ridacchiavo arricciando il naso, rotolando a pancia in giu e portando gli occhi sui suoi sono diventata tremendamente seria e maliziosa
    "non essere cosi sdolcinato Henri, a tutti piecerrebbe farsi un giro su di me....te cmpreso"
    ho ridacchiato portandomi sui gomiti e allungando la testa, ho posato le labbra sul suo mento sorridendo nuovamente sulla sua pelle
    "solo che quelli come te ci girano intorno, usando la dolcezza e il romanticismo come arma per la seduzione"
    ho sibilato muovendo appena le labbra dal suo mento alla gola, scendendo lentamente e risalendo ancora piu lentamente il mio naso si è posato sul suo, le mie labbra a pochi millimetri dalle sue e i nostri occhi a fissarsi insistentemente
    "ma lo scopo è lo stesso no?"
    ho concluso mentre lui sospirava e chiudeva gli occhi per un attimo, deglutendo e tornando ad aprire gli occhi mi ha sorriso
    "Luna mi sono armato delle migliori intenzioni prima di venirti a prendere questa sera"
    ha detto respirando a fatica, tentando di allontanare le labbra dalle mie ma, ostacolato continuavo a ricorrerle senza un motivo preciso
    "ma ogni volta fai cosi e...le mie migliori intenzioni....vanno a farsi una bella passeggiata"
    ha detto ancora posando appena le labbra sulle mie sentendo il contatto della sua pelle
    "dovreste lasciarvi andare Henri"
    ho sussurrato mentre la sua mano si spostava sul mio fianco attirandomi al suo corpo ho ridacchiato, maliziosa e furba pronta a baciarlo ma, la mia risatina, sembra non essergli andata a genio e , cosi ha ricominciato a parlare
    "non prenderti gioco di me Luna, non me lo merito"
    ha detto staccando il volto dal mio. Io ho alzato gli occhi al cielo, sospirando forte ho riportato il volto contro il suo fissando i suoi occhi
    "Henri io non voglio prendermi gioco di te, ma sono fatta cosi, non posso farci nulla"
    ho spiegato ritraendomi, continuando a guardarlo
    "e tu mio caro sei troppo dolce per poter avere a che fare con me"
    ho detto ancora alzandomi, sistemandomi il vestito mi sono resa conto che non c'era speranza per poter dimenticare, che mi sarei comportata sempre e solo in quel modo perchè avrei trattato ogni uomo come trattavo Leon. Lui ha tenuto lo sguardo basso, senza dire nulla è rimasto su quella coperta come rassegnato
    "ci vediamo al locale Henri"
    ho concluso passando una mano sulla sua testa e inoltrandomi nella boscaglia sono tornata a casa lentamente.
    Ho pensato e ripensato diario e la conclusione è che io voglio stare da sola adesso, non voglio nessun uomo intorno e se mi capiterà una qualche avventura, ben venga, ma sarà sesso, solo quello e basta



    4 aprile 1912
    Ho scoperto l'origine dei miei mali, ho scoperto perchè da sempre le miei emozioni sono il mio peggior nemico, ho finalmente scoperto cos'è questo peso che porto nel petto.
    Ti racconterò tutto con calma e nei minimi particolari, ti racconterò del grande dono che mio padre mi fece alla nascita, ti racconterò il segreto della mia unicità.
    Ieri , dopo una stancante serata in Nalia, avevo deciso finalmente di portare in soffitta le cose e i regali che Leon mi ha fatto. Non mi sembra di essere esagerata ma, avere tra i piedi le sue cose, le cose che sono legate ad eventi belli non mi aiuta affatto a ricominciare. E cosi, con calma, ho rimesso tutto nelle scatole, risistemato in un baule e trascinato in soffitta dove ancora tengo le cose di mio padre. Credo che tra qualche anno quella soffitta non sarà capace di contenere piu nulla, ma per il momento lascio tutto li per non dimenticare.
    Fatto sta che aperta la porta, un nodo mi si è stretto alla gola guardandomi intorno: ci ero salita spesso negli ultimi anni e, il ricordo di noi a leggere i miei vecchi diari mi ha investita come l'onda di un mare in tempesta lasciandomi un attimo di sasso, posando la manica del baule ho lasciato che un tonfo sordo riempisse la stanza polverosa nella quale mi trovavo.
    Le braccia sono scivolate lungo il corpo, inermi e per un istante ho davvero pensato che non volevo disfarmi di nulla, che avrei riporato quel baule giu,rimettendo tutto al suo posto. Ma forse l'orgoglio nuovamente ha giocato il suo ruolo e cosi, come sempre, mi sono seduta sul pavimento tirando fuori dal baule ogni scatolo e ho riposto le cose in quello che sarebbe stato il loro posto.
    I gioielli nella cassettina dei gioielli vecchi, gli abiti nel grosso armadio che tengo in soffitta, le lettere nella loro bella scatola e tutte le altre cose al proprio posto , lasciando ovviamente spazio per le tante cose di papà.
    E poi diario? la nostalgia, la voglia matta di sentire l'odore di mio padre è arrivata impelente e senza controllo, lasciando che riaprissi il baule dove ancora c'era la sua camicia sporca di sangue. E' ingiallita, ha preso il colore del tempo e sembra aver perso il suo antico odore , insomma per un attimo, un solo attimo, mi è sembrato di perdere il mio papà.
    Tenendo stretta quella camicia ho preso a piangere seduta sul pavimento, tirando finalmente fuori non solo i suoi abiti ma anche i suoi vecchi libri che non avevo voluto giu in biblioteca, i libri che mio padre di proprio pungo , aveva scritto e pubblicato, le sue bozze, i suoi schizzi e alcune sue lettere mai spedite.
    Ho cominciato a spulciare le sue scartoffie, ridendo per qualche appunto preso qui e li in alcuni saggi, per gli scarabocchi che faceva sugli angoli dei fogli che somigliano tanto ai miei e per le lettere che scriveva a mia madre prima che si sposassero. Quanto l'amava, quanto era dolce mio padre con lei, cosi dolce da ricordare me con il Duca, cosi umano da avere la necessità di una figlia piu umana. Eh gia, perchè spulciando tra le lettere spedite a mia madre, ce n'è una a me, una lettera che non avrei mai letto se il senso di nostalgia e di solitudine non mi avesse invaso le carni, una lettera che mi ha lasciata di sasso e ha lasciato che ritrovassi mio padre, finalmente.
    Te la trascrivo qui:

    "Principessa mia
    se stai leggendo questa lettera significa che finalmente sei grande, che finalmente ti ritengo cosi matura da sapere determinate cose sul tuo conto e sul mio, significa che non sei piu la mia piccola principessa ma la regina della mia casa, la donna della mia vita.
    Quello che starai per leggere magari ti sconvolgerà la vita, magari correrai da me a chiedermi il perchè a fare mille domande, perchè se gia cosi piccola sei cosi curiosa, immagino adesso che sei una donna, una donna magnifica.
    Devi sapere piccola mia che io ti ho desiderata tanto, ho desiderato avere un figlio dal primo giorno in cui sono stato trasformato, perchè la sofferenza per la mia trasformazione non era l'essere maledetto in eterno, quanto il rimanere in eterno da solo. Sai che noi vampiri abbiamo l'eternità davanti e che allacciare rapporti duraturi non è facile, anche se spero che tu nella tua vita ne abbia avuti e ne avrai ancora tanti, ma il pensiero di rimanere per sempre da solo, di dover rimanere da solo con tua madre che è cosi vulnerabile, mi ha sempre spaventato, mi ha sempre tormentato spingendomi a chiedere aiuto con tutte le mie forze a chi poteva aiutarmi ad avere un figlio: Ben.
    Con gli anni scoprirai che Ben è un alchimista piccola mia e che, in questo periodo, sono pochi i vampiri che riescono ad avere figli e che riescono a farli sopravvivere in questa società. Nella maggior parte dei casi hanno difficoltà con il nutrirsi e spesso le compagne dei vampiri muoiono durante il parto, si spengono con i loro piccoli e io non l'ho mai voluto.
    Tua madre principessa, per quanto sia stata un mezzo per me,è molto importante ,ma il suo odio nei miei confronti e nei tuoi,non la porterà mai a conciliarsi con la nostra famiglia, ne sono certo.
    Quindi piccola mia Ben ha dato una pozione a tua madre per spegnerle la volontà, e io, egoisticamente, l'ho messa incinta nel suo periodo di fertilità, sperando con tutte le mie forze che qualcuno si formasse nel grembo arido di una persona ancora piu arida.
    Nonostante l'essere vampiri spenga ogni briciola di umanità, io mi sono sempre comportato come tale: vivo come loro, mi comporto come loro ma spesso il senso di colpa e la paura possono essere represse semplicemente nutrendoci, semplicemente uccidendo e spargendo malvagità ci si sente paradossalmente meglio.
    Eppure, nonostante sapessi che ti condannavo ad essere ciò che forse non avresti voluto, ti ho desiderata, cosi tanto da ingannare, cosi tanto da desiderare per te il più bello dei doni, il piu raro che un vampiro possa possedere: un briciolo di umanità.
    Nel corso della tua vita ti sarai sentita dire e ridire da me che sei speciale, te lo dico gia adesso che hai solo due anni e ogni giorno non smetto mai di ripetertelo. Tu mi fai il tuo bel sorriso e ti stringi al mio collo baciandomi le guance, con quel sorriso umano, tanto umano, che ho sempre voluto mi scaldasse.
    L'alchimia mi ha regalato la cosa più bella che potessi possedere bambina mia, mi ha regalato una figlia nei cui occhi risplende qualcosa che non è l'odio, ma l'amore.
    Al momento della tua nascita è stata sacrificata una strega: la strega che ti ha fatto nascere ha perso la sua vita nel momento in cui ti ha tenuta tra le braccia, nel momento in cui vi era tra voi un contatto. E cosi, un briciolo della sua umanità, si è stanziata nel tuo piccolo cuore, al posto di quel cuore che non hai mai avuto per colpa mia.
    Ti ho condannata a vivere per sempre ma in modo dignitoso, ti ho condannata all'oscurità regalandoti la lanternina per vedere bene nel buio della tua vita. Ovviamente questo non ucciderà il tuo istinto, ma sicuramente ti regalerà momenti di maggiore riflessione e forse, sarai migliore di me, migliore di tutti noi che non sentiamo piu niente nell'anima.
    Ma petite, adesso che sei una donna, forse capirai bene cosa ti è sempre pesato nel petto, capirai cosa ti rende speciale e diversa dagli altri, capirai perchè sei la mia piccola rosa blu.
    Ora stai dormendo angelo mio, nel mio letto ti giri e ti rigiri cercandomi con la manina tra le lenzuola, ma quando ti sveglierai io sarò morto nuovamente, come succederà poi anche a te.
    Tieni per noi questo segreto, è importante che nessuno, a parte noi e Ben, sappia che dentro di te hai un briciolo di anima.
    Ti amo immensamente
    Papà"



    Tu non sai quante lacrime ho continuato a versare leggendo quella lettera diario, non sai quante volte mi sono stretta forte il petto sapendo finalmente il perchè delle mie emozioni, delle mie paure, delle mie ansie e delle mie gioie. Il perchè delle mie lacrime e delle mie risate è tutto li, incastonato ne mio petto da una vita, incastonat li dove una volta cercavo un cuore.
    Io , paradossalmente, ho un cuore diario e anche se non è quel tamburo che da bambina mi aspettavo, anche se non fa rumore mettendoci su l'orecchio, ha fatto un gran casino nella mia vita, molto piu di quanto abbia potuto farlo un cuore vero.
    Ha stravolto gli eventi, marchiato le mie scelte, segnato ogni singolo giorno passato con e senza mio padre. Mi ha regalato i rimorsi, i rimpianti, le scelte giuste e quelle sbagliate. Mi ha dato un pezzo di vita, ma di vita vera, che ancora mi sento ardere dentro.
    Un dono, un dono pazzesco ed enorme del quale non potrò mai fare a meno. Sono una vampira umana diario, troppo umana , tanto umana come quell'uomo aveva sempre desiderato.
     
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    12 aprile 1912
    Scoprire quanto sia particolare la mia condizione mi fa sentire strana diario, mi fa rivalutare cosi tante cose fatte nella mia vita che quasi mi sento come se determinate decisioni non fossero dettate dal mio volere ma da ciò che porto in petto. Che stupida che sono, sembra quasi che sia cambiato qualcosa quando a livello pratico non è cambiato nulla, insomma io sono sempre io, cambia solo il fatto di sapere realmente cosa sia, ma non cambia la mia natura.
    Me ne sto qua sul mio letto a scriverti e a pensare diario, a pensare che se Leon non fosse partito non sarei salita in soffitta e se non avessimo litigato magari adesso sarei tra le sue braccia a farmi coccolare. Anzi mi correggo, se io non litigassi continuamente con me stessa e con le mie paranoie, se io usassi l'istinto nel momento opportuno beh, forse sarei li con lui o forse sarebbe lui qui con me. Mi sento stranamente male diario, non so neanche cosa sia il dolore eppure non mi sento nel pieno delle forze, mi sento spenta anche se tento di reagire, mi sento annoiata anche se tento di non farlo. Come è strana la vita,un attimo prima il tuo essere diverso e speciale ti sembra la normalità, ma un attimo dopo tutto ti appare piu chiaro,strano e impreciso, ripercorrendo momenti del passato e chiedendoti " cosa avrei fatto se non fossi stata cosi?"
    Non so se essere felice di questa mia condizione ma, infondo non può essere neanche cambiata , ne posso pensare di essere diversa da quel che sono perchè Luna è cosi. E' cosi per Cleo, per Alex, per i membri Nalia e per i ballerini del Les Plesir. Luna è questo per Francesco e Miriam, per la corte e per lo stesso Leon, che forse insieme a mio padre è stato davvero l'unico a ripetermi di continuo che sono speciale.
    Mi chiedo se non ne sappia qualcosa, se mio padre non gli abbia confidato qualcosa durante la sua vita o se semplicemente Leon non se ne sia accorto da solo che qualcosa in me non funzionava come dovuto.
    Sento che sto per impazzire diario, sento che devo dirlo a qualcuno, devo condividere questa gioia e questo peso con qualcuno che non tradirebbe mai il mio segreto. Non posso dirlo a Cleo, ha gia da pensare alla gravidanza ed è lontana e Alex non saprebbe tenersi un segreto neanche a pagarlo oro. La soluzione sarebbe....no Luna non metterti in testa di andarlo a cercare, non pensare che lui sia la persona giusta, non puoi neanche pensarlo lontanamente.
    Eppure il suo nome continua a girarmi e rigirarmi nella testa,quasi come una persecuzione, quasi come un tormento,. Due anni, due lunghi anni che non lo vedo, chissà cosa è cambiato nella sua vita, chissà se a lui è successo qualcosa di altrettando profondo da sconvolgerlo. Chissà se mi pensa, se la mia voce rimane stampata nella sua testa come la sue per me, se sente ancora i miei occhi scrutarlo quando lavora o se mi può percepire sulla sua pelle come sappiamo fare solo noi.
    Sono anni che ci scambiamo il sangue e lui stesso mi ha detto che questo avrebbe rafforzato il nostro legame , che con gli anni ci saremmo sentiti cosi vicini da arrivare a pensare di essere un'unica persona.
    Stringo il cuscino diario , chiudendo gli occhi e assaporando il suo ricordo lo immagino qui, accanto a me, ed è cosi presente e vivo che non riesco a trattenere le lacrime.
    Non voglio cercarlo, non posso, il mio orgoglio mi frena al punto di legarmi e farmi soffrire, come se una catena costante mi tirasse dietro ogni qual volta sto per decidere di partire.
    E poi non so come trovarlo, dove cercarlo, in quale posto dell'america si è rintanato. Non so se si è rifatto una vita, se starà li ad ascoltarmi o mi manderà a quel paese per come l'ho lasciato andare.
    Non lo so diario ho paura,ma allo stesso tempo ho bisogno di ritrovarlo adesso, ora , in questo momento della mia vita, ho solo lui per ragionare su qualcosa che mi appare paradossalmente piu grande di me.


    14 aprile 1912
    Ho deciso che voglio vederlo diario, voglio vederlo anche solo per un'ora, solo per un istante ho bisogno di incontrare i suoi occhi e capire che la mia condizione a lui sta bene, che qualcuno mi ha voluta solo per quello che sono. Non so neanche dove andarlo a cercare e quando dentro di me ho realizzato che era la cosa migliore da fare un senso di vuoto mi ha occupato il petto ed è salito in gola. Io non so dov'è Leon.
    Continuo a ripetermelo continuamente che non so dov'è, non so dove trovarlo, non so se lo toverò e se la sorte me lo rimetterà sul mio cammino, so solo che io voglio rivederlo, anche solo per un attimo, anche solo per un secondo.
    Non voglio tornare sui miei passi, non voglio far finta di perdonare quando il dubbio è ancora insito nella mia mente, non voglio obbligarlo o fare di tutto per tornare con me, da me , nella mia vita ma, ho bisogno di vederlo, ora piu che mai, ora piu delle altre volte.
    Mi sento un pò come quando è morto papà, mi sento come quando i sentimenti per lui non erano ancora nati ma,istintivamente, avevo lasciato che mi tenesse tra le sue braccia tutta la notte, che fosse lui a farmi riflettere, lui a comprendere, lui a consolarmi. Il mio istinto in quell'occasione si è fidato del Leon uomo e amico, non del Leon amante e compagno, perchè sapevo che di lui potevo fidarmi, sapevo che le sue spalle erano forti tanto da sopportare il peso di quella situazione.
    Ritrovare mio padre in quella lettera , scoprire un pezzo di me, assaporare cosa fossi io per lui è stato devastante,quasi come se fossi stata lanciata in mezzo ad un mare di gente e fossi nuda, completamente nuda difronte a chi mi guarda e ride.
    E' cosi che mi sento adesso, per nessuna ragione, per nessun motivo, mi sento come se li fuori qualcuno potesse farmi del male. Lui no, quell'uomo che credevo fosse la causa dei miei mali, quell'uomo che da uomo è stata la chiave per interpretare me stessa, è l'unico uomo sulla faccia del pianeta che credo possa adesso capirmi.
    E so diario, so con certezza, che non ci sarà bisogno di parole, non ci sarà bisogno di tirare fuori le mill paure che mi attraversano dentro, non ci sarà bisogno di spiegare a lui cosa sento come sto facendo con te.
    So con estrema certezza che mi basterà fissarlo, per qualche secondo, mi basterà prendere un bel respiro e tenermi stretta a lui per fargli capire cosa sta succedendo. Mi basterà averlo vicino per qualche istante per ricordarmi quanto gli appartenessi molto prima di saperlo, molto prima di scoprirlo, prima ancora che tutti e due potessimo davvero incontrarci.
    L'amore che provo per Leon va ben oltre all'amore che si può provare per il proprio compagno,è l'amore per lo sforzo immane che avverto nel mostrare la parte migliore di se per non ferire la mia umanità. E' l'amore per l'uomo Leon che non ha mai preteso nulla in cambio, per l'uomo Leon che mi ha cresciuta quando mio padre è venuto a mancare, per quell'uomo che nonostante non gliene fregasse niente, mi ha rimproverata prima come una ragazzina, poi come una donna.
    Che grande delusione sono stata, lo sono stata per me e per lui in primis, con la mia istintività spinta ai massimi livelli e un rancore frutto magari di una favola raccontata dal popolo. Ma ormai è tardi diario, è tardi per sperare di riaverlo al mio fianco, per credere che qualcosa possa cambiare adesso. E' tardi per sperare e per riprendere a sognare amico mio. Mi manca come se mi mancasse da una vita, come se per l'eternità fossimo costretti a rincorrerci sempre e io, stanca, mi sono fermata.
    Voglio solo i suoi occhi per qualche minuto, nulla di piu, pronta a rispettare le sue scelte e a prendermi le conseguenze delle mie.

    16 aprile 1912
    Rischio davvero di diventare pazza se continuo cosi, rischio di diventare pazza se continuo a convincermi che non lo troverò mai. E' in america, è li, dovrò pur trovarlo no? Infondo quando sarà grande l'America diario?
    Mi viene da bestemmiare chisà quale dio o divinità adesso che realizzo che sono passati due anni dalla sua partenza. Ma come è possibile che non mi sia venuto in mente prima di andarmelo a cercare? Non abbiamo contatti da due anni e Leon in due anni avrà cambiato tremila posti, quattromila idee e conosciuto altrettanta gente. Insomma diario sto cercando davvero un ago nel pagliaio, sto davvero tentando di recuperare qualcuno che probabilmente non vuole farsi recuperare.
    Ho provato a mettere da parte il mio orgoglio l'altra sera, quando stando al locale ho tirato casualmente in ballo lui e i suoi modi di fare sempre cosi precisi e a modo. Dovevo pur introdurre l'argomento no? Anche se credo che Henri avrebbe voluto sprofondare in quel momento, ne sono certa. Fatto sta che Klaus, che è qui per questioni di Londra, mi ha capita al volo quando ho cominciato ad insistere sul fatto che per l'assunzione di nuove ragazze, andava chiesto a Leon, e cosi ha esordito davanti all'intero staff con una frase alcuanto pungente
    "non sappiamo dov'è con precisione Luna"
    ha detto mentre io mi mordevo il labbro inferiore incrociando le braccia
    "beh voi lo sentite, cioè gli scrivete no?"
    ho replicato fingendomi per quanto mi era possibile indifferente e altezzosa
    "beh si ma abbiamo l'indirizzo del suo informatore che è l'unico a sapere dov'è e gli recapita le nostre proposte. Non so vuoi magari quello per contattarlo?"
    mi ha detto mentre io deglutivo scuotendo la testa
    "no.... no no non mi serve parlargli"
    ho detto agitandomi e saltando dalla sedia mi sono guardata in torno in cerca della mia borsa
    "potete fargli riferire che...ehm...mi occuperò io delle nuove reclute se non è un problema e che...ehm...si non ...non pretendo che rimanga Rose come etoile...che se vuole cambiare ne ha tutto il diritto"
    ho balbettatpo trovando la mia borsettina che ho infilato al polso agitata e nervosa
    "sicura che non vuoi mandare tu un bigliettino Luna?"
    ha replicato Klaus venendomi dietro mentre filavo via nervosamente
    "no Klaus io....non so se ce la faccio"
    ho risposto fermandomi, poggiandomi al muro e chiudendo gli occhi ho sospirato
    "ehi ...sai che Leon non ti tratterebbe male, al massimo non ti risponde direttamente e manda a dire qualcosa a noi,però tentare non ti costa"
    mi ha detto facendomi il suo sorriso strano, mentre prendeva carta e penna dal bancone del bar segnando l'indirizzo dell'informatore di Leon.
    "questo è l'indirizzo Luna. Se vuoi scrivi a lui e lui recapiterà al nostro Duca"
    mi ha spiegato mentre allungavo la mano e prendevo il bigliettino
    "nessuno deve sapere che forse....e dico forse....scriverò a Leon, Klaus, promettimelo"
    ho detto senza capire il motivo della mia frase. Lui ha riso, dicendomi di tornaremene a casa e di pensari bene.
    Quel pezzetto di carta diario adesso è li, sotto i miei occhi e lo guardo e lo riguardo come se fosse un pezzo raro di una non so quale collezione.
    Non so che fare, scrivergli comporta tante conseguenze e potrebbe comportare anche una non risposta che non so quale reazione può farmi avere e io non voglio avere reazioni fuori luogo, non voglio esplodere in paranoie che comprometterebbero ancora di piu il mio rapporto con lui.
    Dio Luna rischia, infondo non può odiarti è Leon!! E Leon non odia per cosi poco se ne infischia!!
    Non so che fare diario, credo che ci penserò su, un po o forse molto, o magari troppo , ma ci penserò. Quant'è dura combattere con il proprio orgoglio.

    Due sere dopo Luna deciderà di scrivere all'informatore di Leon, rivolgendosi però direttamente a lui. La letterà sarà strappata piu e piu volte, corretta, riletta e rivisitata ma alla fine riuscirà a scriverla e a spedirla attendendo una notizia. Ecco qui la lettera:

    Alla cortese attenzione del Duca Leon LeRoy

    Non è stato facile per me lasciare che la mia penna scivolasse sulla carta e cominciasse a scrivere direttamente qual'è il motivo della mia ricomparsa nella vostra vita, ma si sa, l'orgoglio è una parte di me che non ho mai saputo controllare, una pezzetto della mia esistenza che non avrei mai voluto possedere ma che purtroppo o per fortuna, risiede in me nonostante il mio volere.
    So che vi sembrerà strano leggermi dopo due anni dalla nostra separazione ma ci tengo a precisare che non voglio forzare nessuna vostra decisione ne tantomeno ripiombare nella vostra vita se non lo volete. Vi chiedo gia da adesso di non rispondermi eventualmente non sia gradita la mia presenza ma , Leon, voi sapete che ad ogni mio gesto corrisponde un motivo, un motivo ben preciso che non posso scrivervi qui ma del quale vorrei parlare con voi personnellement, se è ovviamente possibile.
    Non sto tentando di tornare indietro, non voglio ritornare sui miei passi, sapete che fin quando l'orgoglio e il sospetto albergheranno in me,sarà difficile sentirmi dire la parola "perdonami" e sarà difficile farmi abbassare la testa. Nessuno meglio di voi mi conosce Leon, forse neanche la mia adorata Cleo mi legge dentro come spesso avete saputo fare solo voi, e se avete provato almeno un briciolo d'affetto per me nei tanti anni passati insieme, se per un attimo in questi due anni vi sono passata nella mente o mi avete sentita vicina come vi ho sentito io beh, credo sappiate che con questo gesto sto ammettendo di avere bisogno di voi.
    Vi chiedo scusa anticipatamente per il disturbo e mi auguro portiate ancora con voi un buon ricordo di me.
    Votre Rose Blue.

    Luna non riceverà alcuna risposta alla lettera inviata ne tantomeno sarà contattata dall'informatore di Leon che consegnerà la lettera al Duca quando ormai Luna è gia in viaggio per l'America. Infatti, spulciando nell'ufficio al Les Plesir e sottoponendo Klaus a piu interrogatori , Luna scopre che Leon è a Saint Louis, in Missouri e che è intenzionato a rimanervi a lungo visto il latifondo che possiede e il suo adeguarsi alle abitudini del Far West.
    E' il 28 aprile quando Luna decide di partire , indirizzo alla mano, verso l'America per trovarlo e vederlo almeno per un istante. Nel suo diario Luna scriverà "si ama quando si da senza voler ricevere, quando si rischia senza aver paura di farlo, quando ci si nasconde dietro un sorriso per non mostrare la lacrima. Si ama perdutamente quando, un solo attimo, può compensare anni infiniti di vita perduta"


    1 maggio 1912
    Sono a Saint Louis, Missouri, sono alla ricerca di Leon diario, sono alla ricerca forse di un utopia o di un bel sogno. Non so se capita a tutti di perdersi nei ricordi, di cercare l'essenza di un ricordo in una realtà che forse non la rispecchia, di rincorrere cosi velocemente un ricordo da inciamparvi dentro e farsi male. Continuo a sperare di non provare dolore quando lo troverò, continuo a pregare che tutto si risolva per il meglio, continuo a dirmi che troverò i suoi occhi e tutto andrà bene. Mi illudo? Forse mi illudo di potergli appartenere come una volta, un'appartenenza che non presuppone lo stare insieme, non presuppone l'amarci come due compagni ma, un'appartenersi che io non so spiegare,un appartenersi cosi viscerale che prescinde dallo stare insieme o meno.
    Io gli appartengo contro ogni mio volere, perchè gli appartengo da prima che potessi deciderlo, da prima che lui potesse scegliere se volermi o meno. Io sono sua diario, non potrei sentirmi al sicuro se non fosse cosi, non poteri sentirmi viva se non mi unissi alla sua essenza ogni qual volta chiudo gli occhi.
    Lo dimostra il fatto stesso che sono qui, a cercare nuovamente quella sensazione di benessere che nessun'altro essere sulla faccia del pianeta potrebbe regalarmi. Ed è un benessere che non presinde da lui, no affatto, è insito in lui al pari dell'umanità insita in me, al pari di quelle emozioni che io provo in modo inspiegabile.
    Lui è me diario e io mi sento in lui con la stessa forza e la stessa potenza che avverte una donna incinta, la stessa appartenenza che solo due empatie possono provare.
    Dalla finestra del mio albergo vedo la città muoversi caotica e frenetica stasera, sarebbe la serata ideale per la caccia, la serata ideale per dimenticare e ripensarci domani, ma per una volta voglio affrontare la mia paura senza inebriarmi con i fumi dell'alcool, senza provare a dimenticare la pesantezza che sento sul petto, ascoltando solo quelle forti emozioni che provo e che non posso davvero evitare.
    Chissà, magari domani saprà gia della mia presenza in città e deciderà di partire, infondo da lui ci si può aspettare questo e molto altro.

    3 maggio 1912
    Immagina di guardarti allo specchio e di vedere un pagliaccio. Immagina di esserti vestita e truccata nel miglior modo possibile e poi ti tuffarti davanti allo specchio riscoprendo unmostro. Immagina di avere ottime intenzioni e di voler domare te stessa senza riuscirci, come ti sentiresti. Non so come mi sento io diario, non so perchè mi sono frenata cosi tanto, non so perchè non ho rispettato le mille raccomandazioni che mi ero fatta, so solo che voglio andare via, voglio tornare a casa e non pensare piu a tutta questa storia.
    Voglio smetterla di pianger, voglio smettere di chiedermi se ho fatto bene o male, voglio solo tornare a casa e non avere pensieri, ritornare alla mia vita e alle mie cose perchè quel sogno che inseguivo è ormai perso, quel sogno che inseguivo era solo frutto della mia piu fervida immaginazione.
    Come sempre, come ogni stramaledetta volta faccio, voglio scrivere tutto diario, per ricordare il dolore che provo, per ricordare dove ho sbagliato, per non dimenticare questa maledetta scintilla che ho nel petto che ogni volta, anche questa , ha segnato la mia scelta.
    Erano appena passate le 21:00, quando sono uscita dal mio albergo per recarmi all'indirizzo che avevo trovato in ufficio. Sapevo che avrei potuto trovare il nulla, ma qualcosa mi diceva che dovevo cominciare da li a cercare, che dovevo seguire il mio istinto una volta per tutte e , ciò che ho trovato, non è stato il nulla.
    Stretta in un abito bianco, portavo sulle spalle uno scialle marroncino e oromentre nei capelli una lunga piuma bianca e oro ornava un lato della testa. Tornavo da Leon, come una vergine candida, tornavo da lui per lasciarmi macchiare nuovamente il cuore, ammesso che io ne abbia uno, ammesso che lui se ne sia accorto.
    Quello che mi sono ritrovata davanti è stato un grosso cancello in ferro, al di la del quale un lunghissimo viale alberato portava ad una grande villa bianca immersa nel verde.
    Ho sorriso, pensando che lui le cose o le fa per bene o non le fa proprio e, alla seconda opzione, mi è tornato in mente che non mi aveva risposto alla lettera e che sarei dovuta tornare indietro senza tentare neanche lontanamente di aprire quel cancello.
    Eppure diario qualcosa mi ha spinto ad oltrepassarlo e quando un suo magiordomo mi ha chiesto dove stavo andando gli ho risposto
    "Cerco monsieur LeRoy"
    ho detto stringendomi nello scialle mentre l'uomo mi veniva incontro con una lanterna
    "chi lo desidera"
    ha detto guardandomi da lontano con aria sospetta
    "Michelet...Luna Michelet...lui sa chi sono"
    ho risposto facendo qualche passettivo vedendo la grande porta della villa abbastanza lontana da me
    "attendete signorina"
    ha risposto lasciandomi sola nel bel mezzo del viale mentre mi guardavo intorno. Alla mia destra c'era una serie sconfinata di strane piante con le spine, o almeno ho capito che erano spine perchè, poggiando il dito su una di esse, mi sono punta sentendo una gocciolina di sangue colare giu per il dito. Alla mia sinistra c'era una casupola, piu piccola e di legno, forse era la casa dei custodi visto che accanto si ergeva una grossa stalla.
    E' stato proprio in quel momento che il nitrito di un cavallo ha attirato la mia attenzione, facendomi voltare di scatto e andare, istintivamente verso la stalla dove, qualcuno nell'ombra si muoveva.
    Stretta nello scialle mi sono avvicinata piano , scorgendo, da dietro la porta lui, Leon , che con calma lecava il cavallo alla staccionata e lo liberava della sella.
    Credo che mi si sia stretta la gola nel momento in cui ha sorriso e ha posato la sella a terra, sollevando lo sguardo verso la porta e mantenendo il suo sorriso ha detto
    "quando imparerai a non spiare la gente Luna"
    Io mi sono paralizzata, dritta immobile dietro la porta ho stretto lo scialle nelle mani sbarrando gli occhi, poi prendendo un bel respiro, sono entrata tentando di rimanere serena
    "mi dispiace ma non vi stavo spiando"
    ho detto rimanendo impalata sulla porta tentando di sostenere il suo sguardo
    "sono stata attirata dal nitrire del vostro cavallo....è....magnifico"
    ho aggiunto sospirando e distogliendo lo sguardo da lui ho sentito gli occhi bruciare per un attimo.
    "è strano che tu sia qui a Saint Louis , Luna, non dirmi che hai avuto ripensamenti"
    mi ha detto gelido e glaciale come poche volte è stato con me
    "no, affatto"
    ho ribattuto io tornando con gli occhi a lui
    "ma se mi chiedete questo significa che non avete neanche letto la lettera che vi ho fatto recapitare"
    ho aggiunto tornando seria e per nulla intimorita
    "l'ho ricevuta ieri ,ma non era tra le mie priorità risponderti"
    ha detto lui sedendosi sulla staccionata e fissandomi ha preso a fumare, accendendosi una sigaretta con tutta la calma e la tranquillità che solo lui può avere. Io ho sbarrato gli occhi, ho spalancato la bocca incredula dinnanzi a ciò che aveva appena detto
    "non pretendo di essere una priorità ma ...inquanto vostra amica dovrei"
    ho balbettato poco prima che lui mi interrompesse
    "amica? Luna credi davvero che io ti ritenga un'amica?"
    mi ha detto severo puntando i suoi occhi nei miei
    "potresti...dovresti...si magari, infondo non ....io non ho sbagliato nei tuoi confronti Leon mai"
    ho detto torturandomi le mani mentre lui alzava gli occhi al cielo
    "non sei cambiata di una virgola ragazzina"
    ha detto portandosi la sigaretta alle labbra mentre io avanzavo
    "non puoi dirlo con certezza, non sai perchè sono qui, non sai cosa sta succedendo, non puoi saperlo"
    ho detto cercando il suo sguardo per un attimo
    "se avessi voluto sarei rimasto a Bordeaux"
    ha sentenziato facendomi allentare la presa e lasciar cadere le braccia lungo il corpo
    "non hai...non hai letto la mia lettera vero?"
    gli ho chiesto mentre lui si alzava e mi passava accanto
    "Leon ti prego rispondimi, l'hai letta si o no?"
    ho detto alzando la voce mentre lui mi dava le spalle e tornava al cavallo per privarlo delle briglie
    "no...non l'ho fatto"
    ha detto solo continuando a darmi le spalle. Io ho sospirato, sentendo gli occhi bruciare piu di prima non ho saputo dir niente, non ho saputo rispondere o dirgli qualcosa perchè, qualche secondo dopo, mi è crollato l'intero mondo addosso.
    Proprio mentre stavo per avvicinarmi, dall'altro lato della stalla ha fatto capolino una donna, una bellissima donna dalla pelle olivastra e i capelli neri come la notte. Lunghi e ondulati, raccolti su un lato del collo, portava indosso un lungo vestito di velo blu e bianco. E' entrata, con un sorriso bellissimo sulle labbra lo ha guardato come non so piu fare io forse
    "ehi sei qui"
    gli ha detto attirando la sua attenzione. Lui, ignorando completamente la mia presenza, si è avvicinato a lei tenendole una mano sul volto
    "oui cheri...torno subito"
    le ha sussurrato baciandole la fronte e quando lei ha chiesto chi fossi lui ha risposto
    "la figlia di un mio caro amico"
    Io sono rimasta di sasso, con gli occhi pieni di lacrime a guardare lei che tornava su e lui che tornava a fissarmi ho scosso la testa
    "tu sei arrabbiato con me vero?"
    ho balbettato asciugandomi il volto
    "ti sopravvaluti come sempre Luna, ma infondo è nella tau natura creare un mondo a parte vero?"
    ha detto venendomi incontro
    "mi hai tradita"
    ho replicato asciugando ancora il volto ma rimanendo stranamente con lo sguardo fiero sul suo
    "nella tua testolina ragazzina, solo li io ti ho tradita"
    ha quasi ringhiato lui portando un dito sulla mia fronte e picchiettandola piano è rimasto a pochi millimetri dal mio volto a fissare lo spazio dietro di me
    "non ero qui per questo ma...a quanto vedo...mi hai gia rimpiazzato"
    ho detto mentre lui continuava a non guardarmi
    "è solo una schiava Luna, ma puoi montarci su qualsiasi storia ti vada bene, qualsiasi storia in cui tu sei la vittima e io il mostro cattivo, non mi interessa, da pure sfogo alla tua immaginazione se ti va"
    mi ha detto freddamente posando gli occhi nei miei per un solo istante
    "ti prego Leon guardami"
    ho chiesto con la voce rotta dal pianto
    "solo un attimo ,guardami"
    ho implorato ancora mentre lui tornava su di me.
    "non sono venuta fin qui per...portarti indietro, non mi vuoi perchè sono una ragazzina e ...io stessa ti ho mandato via per le mie assurde gelosie"
    ho spiegato guardandolo intensamente, fissando le sue iridi che incollate alle mie mi hanno dato un senso di pace assoluto
    "sono venuta fin qui per guardarti negli occhi perchè.....non ci sto capendo piu niente della mia vita e per quanto mi sforzi di ritrovarmi in qualcosa o in qualcuno io...io mi rivedo solo in te Leon"
    ho detto mentre tiravo su con il naso e lui rimaneva freddo e duro dinnanzi le mie lacrime
    "ma non mi aspettavo di ritrovarti cosi...mi dispiace"
    ho aggiunto indietreggiando mentre lui mi teneva un polso riportandomi contro di lui
    "non so cosa stia accadendo, non so per quale assurdo motivo tu sia venuta fin qui, ma i tuoi occhi non hanno mai mentito Luna"
    mi ha detto allentando la presa del mio polso e accarezzandomi una guancia ha poggiato la sua fronte alla mia
    "non hai bisogno di me per ritrovarti petite....non voglio piu ripeterlo"
    ha detto stringendomi per un attimo e poi, staccandosi da me ha indietreggiato
    "torna a Bordeaux , non ha senso che tu rimanga"
    ha sentenziato prima che potessi dire qualcosa, sparendo, lasciandomi a bocca aperta in quella stalla. Sono rimasta qualche secondo su una balla di fieno, a piangere per la vergogna e il dolore che provavo e poi, cosi come sono arrvata da lui, me ne sono andata, sparendo.
    Forse Leon ha ragione, io esisto e posso ritrovarmi indipendentemente da lui, eppure quel senso di appartenenza mi lacera ancora dentro, facendomi sentire ancora un pò vuota, ancora un pò sola.
     
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    9 maggio 1912
    Torno a Bordeaux con un vuoto nel petto, anzi probabilmente sarebbe opportuno dire con un vuoto nel cuore, perchè quello che sento dentro riesco solo a paragonarlo a quel tamburo che nel cuore degli umani mi fa dare di matto certe volte. Credo sia il richiamo del sangue a rendermi fortemente istintiva e certe volte anche precipitosa,mentre una volta saziata la mia fame le cose sembrano andare meglio, i sensi sembrano assopiti e tutto sembra piu tranquillo.
    Forse aveva ragione papà, nonostante provi grande umanità nei confronti degli altri i miei istinti non dormono affatto anzi, capita anche a me di "dimenticare" quando comincio a nutrirmi con piu frequenza.
    Credo che intensificherò la mia caccia per distrarmi, per non sentire le parole di Leon rimbombare nella testa, per sentire che devo assolutamente riprendere la mia vita.
    I suoi occhi, i suoi occhi non andranno mai via dai miei ricordi, non li cancellerò mai dalla mia mente, anche se con il tempo ho paura di dimenticarne l'emozione che ne scaturisce.
    Legare un emozioni ad un ricordo non è facile, perchè l'emozione che si prova cambia cosi di volta in volta che è quasi impossibile legare una sola emozione ad un oggetto o ad un ricordo.
    Ad esempio l'emozione che collego alla morte di mio padre è quella della rabbia, ma con gli anni quando torno con la mente a quell'immagine di lui morto io ho l'impressione che quella rabbia giovanile, la rabbia di quella ragazzina si sia tramutato in qualcosa di...diverso, qualcosa che somiglia piu alla tristezza e che si sta avvicinando alla rassegnazione e al sorriso. Eh gia, perchè quando ripenso a mio padre sorrido, sorrido e non posso farne a meno perchè lui è cosi vivo nei miei ricordi che penso di tornare a casa e ritrovarlo alla sua scrivania,immerso nei suoi libri, che solleva il suo sguardo su di me e mi sorride chiedendomi cosa ho combinato.
    Immagino che se fosse ancora vivo mi farebbe riflettere lui su tutta la faccenda con Leon, ma forse se fosse vivo le cose sarebbero gia andate in modo diverso, magari non mi sarei innamorata o forse mi sarei innamorata ugualmente.
    La presenza di determinate persone o eventi nella vita la cambiano, inevitabilmente, e ancora una volta mi ritrovo dinnanzi ad un cambiamento radicale anche se non lo voglio. Ho paura, ho paura seriamente di non farcela, di sentirmi inerme dinnanzi a tutto ciò che potrebbe accadere, a tutto ciò che vorrei accadesse e non accadrà mai. Schiava delle mie emozioni ma artefice del mio destino, tento di ricominciare la mia vita di sempre, mettendo da parte un pezzo importante di me e tenendo per gli altri la mia bella facciata di donna forte e decisa.
    Ora capisco la preoccupazione di mio padre nel rimanere da solo, ora capisco perfettamente cosa intendeva dire quando ha scritto che non si hanno rapporti duraturi: abbiamo l'eterno ma inevitabilmente le nostre relazioni sono cosi effimere che non durano in eterno. L'altro, il prossimo, vampiro o umano che sia, stringe con te un rapporto che l'eternità stessa rende fragile come una foglia attaccata al suo ramo in autunno. Il vento dell'eternità potrà risparmiarla per un pò, potrà toccarla e non smuoverla, o semplicemente al primo suo soffio, cadrà al suolo senza far rumore.
    L'eternità contiene in se una dose immane di imprevedibilità, e per quanto mi appaia come un'immensa fortuna delle volte , adesso mi sembra solo un forziere di ferro mascherato da oro.


    16 giugno 1912
    Ho pronunciato il mio ultimo discorso in Nalia, riuscendo finalmente a meritarmi il titolo a pieno di membro anziano e di mediatore tra i nostri funzionari all'estero e l'intero consiglio. Sono cosi felice, finalmente un pò di felicità nell'aria di questa Bordeaux che ultimamente mi appare tanto triste. Cleo è a Parigi ancora, mi ha informato che la sua gravidanza non era che un falso allarme e che rimangono li per Alex nonostante non ci sia nessun bimbo in arrivo. Leon è in America, non so a far cosa e non so con chi, mentre Francesco e Milly sono tornati in Italia visto che ormai è passato del tempo dalla loro scomparsa e , farvi capolino nuovamente, non desterebbe sospetti in nessuno.
    Mi piacerebbe tornare a Venezia, rincontrare i vecchi amici ma,non lo so, qualcosa mi frena dal ripartire, qualcosa che è semplicemente dettato dal mio istinto e dalla voglia di starmene qui, a fare la mia vita.
    Al les Plesir tutto procede alla grande: l'intero staff di Leon è magnifico, henri poi è un direttore di sala eccezionale nonostante sia timido, introverso e insicuro nella vita, dimostra una grande capacità organizzativa in sala e ne sono felice, sono felice che abbia trovato la sua vocazione.
    Credo che Les Plesir sia l'ultimo gancio che mi lega a lui, l'ultimo anello che non mi sento di spezzare perchè li mi sento a casa mia, tra le mie cose e so anche che se lui mi avesse voluta fuori non ci avrebbe messo molto a mettermi alla porta. Ma forse, conoscendolo, sa che senza Rose il locale perderebbe di clientela e cosi, grazie al mio alter ego, continuo ancorata a quel locale, a quelle persone, a quella enorme famiglia.
    Adesso che ho concluso il mio programma in Nalia potrei prendermi una vacanza,magari raggiungere Cleo a Parigi e starmene un po li in attesa che sia approvato il nostro programma politico, anche se mi chiedo cosa farà Leon nel momento in cui si sceglieranno i mediatori esteri.
    Di solito si è sempre pensato a lui ma, visto che ne è fuori da un pò, spero non lo convochino nuovamente per conto della Nalia e per conto del re.
    Dovrei mediare io tra lui e l'intero consiglio e , nonostante io abbia capito i miei errori, sarebbe dura non confondere vita privata e lavoro,sarebbe dura tenere con lui un atteggiamento formale.
    Intanto mi godo il mio incarico e ne gioisco, anzi scrivo subito a Cleo per informarla e renderla partecipe di ciò che accade, anche se lei continua a dirmi che devo tornare a cercare Leon e chiedere scusa.
    Ogni cosa ha suo tempo, secondo me, ma va bene cosi.



    11 settembre 1912
    Io non so se certe cose me le tiro da sola o sono una veggente, ma credo che nel secondo caso mi sarei gia suicidata. Se ti dico cosa mi hanno costretta a fare tu non mi crederai diario, anzi tu devi credermi perchè io non so quale forza e coraggio ho dovuto trovare per portare a termine l'incarico assegnatomi dalla Nalia.
    Premettendo che non so come abbiano fatto a trovarlo e premettendo che quell'uomo è tornato in Francia senza lasciare traccia di se in America, me lo sono ritrovato nella lista di uomini da convocare per l'assegnazione delle cariche in consiglio.
    Vengono di solito convocati i veterani, persone che per secoli hanno collaborato o semplicemente hanno lasciato il segno nelle leggi della città. Gli viene proposto di partecipare ad una riunione dove, il capo Nalia e i membri anziani, propogono loro di avere una determinata carica nel consiglio e sta a loro, ovviamente accettare o meno.
    Ora Leon essendo partito, ha abbandonato la sua carica di membro anziano, ma ciò non toglie che gliela ridiano e io, sono stata appena nominata a pieno titolo, ossia non porto piu la carica di mio padre ma bensi me la sono guadagnata, quindi sta a me, convocare e affiancare il capo Nalia in quella riunione.
    Io non ti dico come mi sono sentita in quel momento quando ho dovuto telefonargli e parlare con lui al telefono mi ha quasi scioccata, davvero.
    Gia trovare il suo nome in lista mi ha fatto alzare gli occhi al cielo per un attimo e , quindi, l'ho lasciato per ultimo tentando di non spiare il numero di telefono che era legato al suo nome. Sembra sia a Lione adesso, ma forse attendeva davvero di essere riconvocato.
    Fatto sta che, terminata la lista, ho dovuto per forza telefonare e il nostro dialogo è stato privo di atio ma intenso. Ho alzato la cornetta e fatto il suo numero prendendo un bel respiro profondo ma, stranamente, la voce che ha risposto dall'altro capo del telefono non era la sua ma quella di una donna che , smielatamente, ha detto
    "chi è che lo desidera?"
    Io credo di aver avuto l'istinto irrefrenabile di mangiarmi a morsi la cornetta, ma mi sono tenuta tranquilla e pacata nonostante ribollissi dentro
    "Chiamo per conto del Governo di Bordeaux, membro anziano Michelet , devo riferire una comunicazione urgente"
    ho detto tamburellando le dita sul tavolo mentre prendevo un'altro sospiro forte.
    Lei, forse con tutta la cortesia che aveva in corpo, mi ha detto che avrebbe subito riferito a Leon, chiamandolo dottore. Sono rimasta sbalordita: ora che Leon faccia il dottore mi sembra esagerato a meno che non sia la sua ennesima copertura per fare stragi di vergini innocenti.
    Mentre fantasticavo tra me e me la sua voce ha rotto il silenzio dei miei pensieri , con un semplicissimo
    "oui"
    Io sono rimasta in silenzio per qualche secondo, trattenendomi dal chiamarlo cherie, e ho tamburellato piu forte sul tavolo rischiando quasi di romperlo
    "Bonsoir monsieur...sono mademoiselle Luna Michelet, chiamo per conto della Nalia"
    ho detto con tono deciso mordendomi poi il labbro inferiore in attesa che dicesse qualcosa
    "ditemi pure mademoiselle Michelet, ci sono problemi per caso?"
    mi ha chiesto con tono pacato, quasi come se sorridesse e fosse realmente preoccupato
    "oh no...no nessun problema, ho solo il compito di doverla convocare per la rituale assegnazione degli incarichi del consiglio"
    ho spiegato scarabocchiando con la mia penna sul foglio della lista che mi ritrovavo davanti
    "il Capo Nalia si augura vivamente che lei ci sia e che collabori nuovamente con noi dando il suo valido aiuto"
    ho detto ancora mentre lui dall'altro lato ridacchiava quasi facendolo apposta
    "la formalità non è mai stato un problema per te ragazzina"
    ha detto stroncandomi un attimo
    "e neanche la persuasione a quanto noto ha perso di efficacia"
    ha aggiunto facendomi rimanere in silenzio mentre con la penna bucavo il foglio davanti ai miei occhi
    "cosi mi lusingate monsieur....tuttavia avrei bisogno di sapere se sarà presente o meno, se possiamo fare affidamento nuovamente su di lei"
    ho detto balbettando quasi , tornando seria per quel che mi riusciva
    "darò la mia risposta definitiva al mediatore in carica mademoiselle"
    mi ha risposto tornando meno cordiale di prima
    "monsieur dovrete allora dirlo a me, visto che ho assunto io la carica quest'anno"
    ho riferito sorridendo, trattenendomi dal ridere per il fatto che dovesse dirlo per forza a me, insomma non poteva fuggire.
    Lui è rimasto in silenzio qualche secondo, poi ha irrotto nuovamente con la sua voce
    "congratulazione Michelet, facciamo passi da gigante"
    ha detto lasciando che la sua voce scivolasse sensuale nei miei pensieri
    "non mi lamento LeRoy...non mi lamento"
    ho sibilato ghignando, assumendo un tono di voce mallifluo e quasi lusinghevole
    "allora monsieur...possiamo contare sulla sua presenza?"
    ho chiesto tornando serena e mordendomi il labbro ho atteso la sua risposta
    "oui, certemente sarò presente "
    ha detto facendomi sorridere
    "bien...a bientot alor monsieur"
    ho detto con il mio solito tono furbo
    "a bientot ma....mademoiselle"
    ha detto lui facendomi credere per un attimo che si rivolgesse a me con l'appellativo di ma petite.
    Io non so cosa accadrà diario, so solo che torna a Bordeaux
     
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    15 ottobre 1912
    Il giorno del suo ritorno è arrivato,il giorno di rivederlo è arrivato in un lampo che neanche mi sono resa conto. Credo di non essere mai stata cosi agitata ieri, credo di non essere mai stata piu agitata in vita mia in realtà. LeRoy diario mi fa ancora uno strano effetto. Sono partita da casa in anticipo, avvolta in un abito bianco e lungo completamente scollato, dalle bratelline sottili e la schiena completamente nuda. Sulle spalle uno scialle a rete bianco, che sinceramente copriva ben poco e dava quell'aria di proibito e peccaminoso. Al collo un filo di perle e sulla testa un cappellino regalatomi da Cleo nel suo ultimo ritorno da Parigi: è una fascia che copre in parte la fronte, con una grossa rosa su un lato, completamente bianco, un incanto.
    Vestita di tutto punto sono entrata in Nalia lasciando che lo scialle cadesse dalle spalle e fosse solamente appoggiato ai miei avanbracci, tenuto insomma dalla piegatura dei gomiti. Piu salivo quelle scale e più mi avvicinavo al momento in cui lo avrei visto, più mi avvicinavo a LeRoy potendone sentire gia lo sguardo sulla pelle.
    A metà scala ho preso un lungo respiro, come per tirar fuori dal petto qualcosa di pesante e fastidioso, poi, con il viso sereno e il mio solito passo lento sono entrata in sala senza guardarmi intorno, tenendo lo sguardo fisso sul Capo Nalia che mi ha fatto un sorrisone inmenso stando seduto al suo grosso tavolo
    "mademoiselle è in anticipo"
    ha detto alzandosi venendomi incontro mentre, in un moto di imbarazzo riportavo un lato dello scialle sulla spalla. Mi sentivo gli occhi addosso: la sala era gremita di uomini che si sono voltati a guardarmi come se fossi una strega o non so che, insomma in quel momento ho realizzato che quest'anno sarò l'unica donna in Nalia.
    Cosi , mentre il capo Nalia mi baciava la mano ho accennato un sorriso timido e impacciato
    "ho un incarico importante monsieur quest'anno non potevo arrivare in ritardo"
    ho ironizzato cominciando finalmente a guardarmi intorno e , guardando verso la finestra l'ho visto. Li, bello come il sole, nel suo abito scuro, teneva un lato della giacca appena appena sollevato mostrando il panciotto sotto la giacca e il suo orologio a cipolla. Sulla testa un borsalio dello stesso colore dell'abito e tra le labbra un sigaro sottile che si è portato lentamente alle labbra guardandomi. LeRoy mi ha fulminata: squadrandomi da capo a piedi ha accennato un ghigno sodisfatto e malizioso, uno di quei ghigni che personalmente adoro, continuando a fumare sono rimasta completamente ipnotizzata dal suo sguardo indagatore e penetrante, risvegliandomi appena quando, lo stesso capo Nalia, tenendomi la mano mi ha condotta dietro la scrivania con lui
    "cosa succede mademoiselle, siete pensierosa"
    ha detto la sua voce facendomi voltare di scatto
    "perdonatemi è che ...per me è la prima volta che rivesto un ruolo cosi importante sono un pò in agitazione"
    ho mentito sorridendogli e, andando dietro la scrivania, mi ha mostrato con esatezza il numero dei presenti e delle cariche da assegnare. L'occhio ovviamente mi è caduto sul nome di Leon: tra 22 persone presenti in quella sala solo 8 avrebbero avuto degli incarichi in Nalia, gli altri avrebbero solo collaborato e sostituito in caso di rinuncia dei titolari.
    Mentre il Capo Nalia parlava, con gli occhi ho guardato l'intera lista e ho cercato Leon. Leon LeRoy, sovraintendente degli affari all'estero con diritto decisionale.
    Ho deglutito, se avesse accettato quell'incarico sarebbe stato spesso in viaggio e , a Bordeaux , avrebbe fatto ritorno solo sporadiche volte.
    Credo di aver deglutito cosi forte che, l'uomo accanto a me mi ha passato una mano sulla schiena come un padre che tranquillizza la propria bambina
    "state tranquilla Luna sarete perfetta come sempre, qualche appunto da fare?"
    ha detto mentre sollevavo lo sguardo verso di lui e mi illuminavo
    "oui monsieur, con tutto rispetto ma credo che monsieur LeRoy sarebbe piu utile qui, in città"
    ho sussurrato dando le spalle a Leon il cui sguardo credo mi puntellasse la schiena come un pugnale che ti trapassa da parte a parte
    "infondo conosce meglio di chiunque altro la situazione politica mentre Don Ràmon ha lavorato per noi all'estero svariate volte, potremmo invertire le cariche no?"
    ho concluso abbozzando un sorrisino che, il capo Nalia, ha ricambiato furbo e malizioso, cominciando a ridacchiare sommessamente
    "rivolete LeRoy in città vero?"
    ha detto pizzicandomi il mento con due dita
    "farei di tutto"
    ho confessato facendo l'occhiolino. Cosi , in quel momento, si è spostato verso il foglio davanti a me e , con la sua penna, ha corretto la carica di Leon scrivendo Sovraintendente agli affari interni con potere decisionale
    Credo che mi si sia illuminato lo sguardo , anzi per poco non saltavo al collo del capo Nalia dalla gioia ma mi sono contenuta muovendo solo le labbra in un senttissimo "grazie"
    Cosi, quando ha battuto il martelletto sulla sua scrivania, il silenzio ha regnato nella sala: tutti i 22 ospiti si sono voltati verso la scrivania dietro la quale, all'impiedi, siamo rimasti io e il capo Nalia che ha cominciato il suo discorso di benveuto, ringraziando tutti per la presenza e per la disponibilità. Più lui andava avanti e piu io sentivo il momento del mio intervento vicino, tanto che quando ha detto
    "la novità di quest'anno è l'elezione di mademoiselle Michelet a membro anziano , con la carica di assistente Capo e coordinatore Nalia"
    credo di essere sprofondata sotto quella scrivania dalla vergogna e dall'imbarazzo. Dovrei essere abituata al fatto di avere gli occhi puntati addosso ma quando accade fuori dal Les Plesir mi sento lievemente in disagio. Fatto sta che, qualche secondo dopo mi ha dato la parola , facendomi deglutire nuovamente mi sono portata davanti alla scrivania mentre lui tornava sul retro per annotare, con il suo addetto, tutto ciò che avrei pronunciato in quel momento.
    Ho alzato gli occhi sulla folla, cercando quelli di Leon per un solo istante e poi, prendendo un bel respiro ho cominciato
    "Prima di assegnare le cariche di quest'anno vorrei esprimere la gioia immensa che sento per la realizzazione di un sogno, quello di essere membro anziano. Molt di voi sanno che mio padre mi inziò alla politica ancora bambina e che lo spirito della Nalia e delle sue leggi ha sempre aleggiato nella mia vita e nella mia casa. Sono quindi felice di aver realizzato il sogno di mio padre e in parte il mio, quello di essere parte integrante di questa grande famiglia , essere parte importante per la nostra città. Credo che se mio padre fosse qui sarebbe fiero di me e grato al nostro capo Nalia per avermi dato fiducia"
    ho detto mentre un piccolo applauso si levava dalla sala.
    Poi ho deglutito nuovamente, prendendo fiato sono diventata piu seria lasciando che il sorriso di gioia scomparisse e assumessi un'espressione piu di circostanza
    "Tengo a precisare che assegnare le cariche quest'anno non è stato facile, siete tutti uomini di grande spessore ma abbiamo cercato, per quanto c'è stato possibile, di inserire elementi che conoscessero bene la situazione politica. Per questo le cariche di quest'anno sono le seguenti"
    ho detto cominciando a scorrere la lista dei candidati che , di volta in volta, comunicavano se avrebbero accettato o meno la carica assegnata e, in caso di rinuncia, chiamavo i sostituti.La lista scorreva facendomi sentire, di nome in nome, il peso della responsabilità, facendomi pensare che avrei dovuto leggere quel nome. Poi è arrivato e tutto è sembrato piu facile di quel che era
    "Duca Leon LeRoy, sovraintendente agli affari interni con potere decisionale"
    ho detto cercandolo con lo sguardo mentre, lentamente si avvicinava alla prima fila guardandomi sereno
    "accetterete la decisione del Capo Nalia rispettandone l'autorità e il potere che detiene?"
    ho chiesto portando gli occhi nei suoi incerta e titubante. Lui ha buttato via il fumo della sua ennesima sigaretta e con la sua voce calda e suadente ha detto
    "sarà per me un onore servire nuovamente questa città mademoiselle...accetto".
    Credo che sul mio viso sia scoppiata un'espressione di gioia pura e di felicità immensa che non ho saputo nascondere anzi, sono tornata piu sicura di me a scorrere quella lista, tenendo finalmente lo sguardo alto e sereno, molto piu sereno.
    Dopo l'intera cerimonia il capo Nalia ha annunciato la festa che si terrà tra qualche giorno per l'innaugurazione del nuovo consiglio Nalia, rendendomi ancor piu felice di quanto non lo fossi gia.
    Non gli ho rivolto piu parola diario, mi sentivo cosi serena che ogni sguardo che ci siamo scambiati è stato solo la conferma di quanto possa amare quell'uomo, di quanto potrò lottare per riprendermelo.



    20 ottobre 1912
    Ieri sera, per la gioia della mia pelle e del mio ego smisurato, si è tenuta la festa per l'innaugurazione del nuovo consiglio Nalia. Credo di aver dato il meglio di me senza esagerare, credo di essere stata finalmente la persona della quale avevo tanta nostalgia, riscoprendo in me una carica e una grinta che pensavo fossero morte ormai. Sono al settimo cielo diario e la festa di ieri mi fa ben sperare di poter tornare a ronzare intorno a LeRoy come facevo un tempo, con la stessa tenacia e la stessa malizia che lo hanno portato da me. E' solo l'inizio diario, ho intenzione di giocare tutte le mie carte per riaverlo.
    Ho coprato un abito per l'occasione che ha fatto girare la testa a molti, un abito che a detta di qualcuno è da "svergognata" visto come si vestono le donne al giorno d'oggi. Non ho mai detto di essere una santa ne tantomeno ho bisogno di nascondere il mio corpo dietro colletti e pizzi inutili, io lo mostro e lo vendo , anche a caro prezzo.
    L'abito è bianco, molto corto e stretto, come un tubo che fascia il corpo e che mette in risalto le curve e le forme. Sulla parte di dietro ho fato applicare un lungo pezzo di tulle bianco che scende come una coda di pavone sul pavimento, mentre le gambe rimangono completamente scoperte e alla mercè di chi vuole ammirarle. Le mie solite scarpe dal tacco vertiginoso, calze a rete bianche e sulla test, un cappellino con velina in rete, che lasciava completamente visibili i miei occhi ma con un pizzico di malizia e di mistero.
    Perle al polso e guanti in sera bianca, corti dai bottoncini color oro. Vestita di tutto punto sono arrivata al salone delle feste guardandomi intorno, notando come Ràmon fosse gia con lo sguardo fisso sul mio corpo pronto a fiondarsi. Non so perchè ma l'ho assecondato, quando si è avvicinato a me e mi ha baciato la mano da sopra al guanto per rispetto
    "se aveste aspettato vi avrei dato il piacere di sentire le mie carni monsieur"
    ho detto maliziosa con un sorrisino stampato in volto che voleva dire solo una cosa: sfida.
    Lui ha riso, rispondendomi che aveva il mio odore stampato nella mente e che era difficile dimenticarlo. Da li? una diatriba infinita tra me e lui che non sto qui a raccontarti, sai che mi diverto troppo a punzecchiare quell'uomo visto che è stato uno dei miei storici amanti.
    Fatto sta che continuavo a guardarmi intorno, in attesa che il bel Duca facesse la sua entrata in scena con una delle sue numerosissime donne da vetrina, come le chiamo io, mentre circondata da uomini bevevo champagne e ridacchiavo facendogli dare di matto per qualche moina.
    Ecco perchè non mi piacciono gli altri, vanno in brodo di giuggiole per cosi poco e sono facili prede. Sono una cacciatrice esigente io, un felino indomabile al quale piacciono prede grosse e inafferrabili. Mi piace la caccia lenta ed estenuante, quella dalla quale devo tornare distrutta e LeRoy è l'unica preda per la quale valga la pena cacciare efferatamente.
    Proprio mentre portavo il bicchiere alle labbra, il Duca, vestito nel suo smoching nero , perfetto come sempre, è entrato nella sala completamente solo, guardandosi intorno con il suo fare sicuro e la sua sigaretta tra le labbra. Quando si è voltato verso di me ho semplicemente alzato il bicchiere, in segno di saluto e di sfida, con un sorrisino malizioso e carico di passione , al quale ha risposto con il suo ghigno cosi invitante e sexy.
    Eh gia diario, era proprio da mangiarselo: in men che non si dica, da tombeur de femme qual'è, una schiera di oche giulive gli si è parata intorno, mentre con i suoi modi gentili e raffinati le teneva al guinzaglio come cagnoline. Patetiche.
    Ci voleva una botta di vita, ci voleva una mossa azzardata, insomma ci voleva una delle mie piu folli idee solo per il gusto di impiombare nella vita di quell'uomo. Cosi, senza neanche pensarci, mi sono avvicinata al direttore dell'orchestra chiedendogli se sapesse suonare un tango argentino, un ballo ritenuto scandaloso e peccaminoso da molti componenti della nostra società ma credo che il maestro si sia illuminato alla mia richiesta.
    Cosi , mordendomi le labbra, mi sono mossa tra la folla andando verso di lui: se avessi avuto un cuore mi sarebbe schizzato in gola,anche se qualcosa di pensate e ingestibile ha invaso nuovamente il mio petto inaspettatamente. Non ho mostrato nulla: sul volto il solito sorriso, negli occhi la solita malizia, mi sono fatta spazio tra quelle quattro o cinque donna con prepotenza, perchè credo che il mio stesso corpo abbia un impatto sugli altri quasi devastante.
    Mi sentivo la migliore, mi sentivo la piu bella e quando mi sento cosi l'obbiettivo è solo uno, avere successo.
    Difronte al mio bel Duca ho fissato i suoi occhi posando il bicchiere su uno dei vassoi accanto a lui,portando con una lentezza esasperante gli occhi nei suoi che mi hanno intimorita ma non devastata. Mi sentivo cosi sicura da aver continuato a sorridere poco distante da lui esordendo
    "non venite neanche piu a salutarmi monsieur?"
    Lui ha sorriso, probabilmente pensando che sono pazza e sensa senso ha riposto anche lui il suo bicchiere sul vassoio avvicinandosi appena
    "perdonatemi mademoiselle ero impegnato in una conversazione molto intensa con le signorine alle vostre spalle"
    ha detto rimanendo in piedi davanti a me mentre io tenevo ancora gli occhi fermi nei suoi
    "oh no LeRoy non vi perdonerò cosi facilmente"
    ho detto come una bambina dispettosa arricciando il naso
    "infondo sono una vostra vecchia conoscenza, un saluto era d'obbligo"
    ho continuato facendolo sorridere come qualcuno che sa a che gioco stai giocando, come qualcuno che sa gia che stai per colpire e non schiva il tuo attacco
    "e ditemi mademoiselle cosa posso fare per farmi perdonare"
    ha detto lui spegnendo la sua sigaretta e riportando le mani lungo il corpo l'ho presa con la mia, d'istinto, avvicinandomi pericolosamente a lui ho sorriso ancora facendo spallucce
    "ballare con me per esempio"
    ho detto con un tono vezzoso e naturale, un tono quasi da bambina capricciosa e testarda
    "sapete ballare il tango no?"
    ho aggiunto intrecciando le mie dita alle sue senza alcun permesso, con una confidenza e una naturalezza fuori dal comune
    "una signorina per bene non invita un uomo a ballare mademoiselle, ne tantomeno un tango"
    ha detto lui mentre io mi sollevavo la velina del cappellino mostrando il mio volto
    "mi stupisco di voi Duca, dovreste sapere che sono una sfacciata no?"
    ho esclamato ridacchiando mentre lui, si muoveva lentamente oltrepassandomi, tenendo ancora la mia mano mi ha portata al centro della sala attirandomi al suo corpo
    "stai giocando sporco cherie"
    ha sussurrato muovendo lentamente i primi passi, cominciando una danza scabrosa e passionale al centro di quella stanza
    "non sono mai stata convenzionale su certe cose cheri....dovresti saperlo"
    ho ribattuto muovendo le labbra sulla sua guancia fino al suo orecchio dal quale mi sono staccata nella prima serie di passi incrociati. Stavamo facendo l'amore sotto gli occhi di tutti, stavamo riaccendendo la passione sotto gli occhi increduli dell'intero corpo Nalia e dell'intera nobiltà cittadina.
    I nostri corpi, fusi in quel meraviglioso tango argentino, sembravano desiderarsi cosi fortemente che ho chiuso gli occhi lasciandomi trasportare interamente dalla passione, dalle sue mani che, dolcemente, sfioravano la mia pelle con la scusa del ballo.
    Poi, quando la musica si è conclusa, mi sono fermata con le labbra a due millimetri dalle sue, con il fiato sulle sue labbra ho riaperto gli occhi sbarrandoli, rimanendo qualche secondo in quella posizione e assaporando nuovamente Leon, seppur senza baciarci, ho ghignato
    "siete sempre il migliore monsieur...fare l'amore è il vostro forte"
    ho sussurrato per poi staccarmi dal suo viso e dal suo corpo con estrema lentezza
    "e voi non deludete mai le mie aspettative mademoiselle"
    ha detto lui baciandomi la mano in mezzo a quella sala. Con un ghigno ho indietreggiato, tenendo qualche secondo ancora i nostri occhi incollati
    "merci cheri"
    ho sussurrato facendogli un occhiolino e, voltandomi lentamente, mi sono voltata ondeggiando tra la folla. Una scossa di ardeur, lieve ma intensa, ha percorso il mio corpo facendomi sorridere.
    Giocare sporco con LeRoy diario rende tutto piu bello ed eccitante.
     
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    7 novembre 1912
    Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo diario, mi sembra di essere tornata ai tempi in cui io e Leon ci punzecchiavamo come due amanti in cerca del contatto senza mai trovarlo, mi sembra di essere ritornata quella di sempre.
    Nonostante tutto però so di aver esagerato con lui, so che questa regressione non è affatto positiva, so che il nostro rapporto era molto piu maturo e "adulto" prima che mi impelagassi nelle mie stesse paure e gelosie, quindi quando penso che siamo tornati indietro non avverto nulla di positivo. Insomma diario, mi sembra di dover ricostruire tutto da capo e , se penso che dinnanzi a me c'è l'eternità,penso con timore che mille altre volte ancora dovrò ricostruire. Ovviamente tutto ciò non è il mio forte: sono piu brava a distruggere e a rinnovare radicalmente piuttosto che ripristinare le situazioni, insomma io non me la sentirei di tornare con Leon con l'angoscia delle mie paure, non riuscirei a fingere di non averlo deluso, non riuscirei a deviare l'argomento ogni volta. E allora? E allora mi vesto di nuovo, di un abito antico ma mai fuori moda che è semplicemente il mio essere, spogliandomi delle insicurezze e delle paure per donarmi nuovamente al mondo nuda, sola con me stessa. E' rischioso, tutto questo è maledettamente rischioso da fare, stranamente inquietante ai miei occhi , ma sento di dovermi lanciare nuovamente. La Luna di qualche mese fa che torna dall'America con la voglia di rimanere impassibile ed anonima non mi piace: ho sempre reagito in fretta, mi sono scorciata le maniche neanche due mesi dopo la morte di mio padre e poi? crollo davanti a Leon? Non è da me, non è in quella natura che sento battere e scalpitare nel mio petto, non è da Luna insomma. E più il tempo passa più sento di dover irrompere nuovamente come un uragano nella mia esistenza, più sento di dover ruggire e mostrare il mio bel sorriso al mondo mandando tutto a quel paese, mandando via ogni timore. Se Leon tornerà diario lo farà per un bel sorriso e per il mio carattere, lo farà perchè non può piu farne a meno di me, perchè sarò cosi visceralmente insita in lui da non potersi immaginare senza me, da non potermi immaginare senza lui, da sentirci carne nella carne senza volerlo. Se Leon tornerà diario, stavoltà sarà solo perchè ce l'ho messa tutta, e non perchè avrà pietà di me, sarà per il mio essere fottutamente donna con un pizzico di malizia,sarà perchè lo vuole non perchè lo impongo.
    E se non tornasse?? Beh, se stavolta non tornasse continuerebbe a scorrermi dentro e avrebbe fatto per me ancora qualcosa di buono senza neanche rendersene conto: mi avrebbe fortificata. Allontanandosi da me mi ha dato tutto il tempo e il modo di capire cosa realmente desidero, se la mancanza di lui è reale o mera abitudine, se la nostra empatia era reale o frutto della mia immaginazione. Tornando mi ha risvegliato la forza e la grinta, il carattere e quell'istinto dannatamente sexy ed invitante che so, con certezza, non vede l'ora di gustarsi.
    In fin dei conti diario, comunque vadano le cose, entrambi ci divertiremo un mondo, entrambi sapremo apprezzare i pregi e i difetti dell'altro, entrambi sappiamo che, nelle nostre corazze fatte di orgoglio e freddezza, esiste una falla dalla quale trapela un'appartenersi eterno.
    Noi due, per quanto saremo distanti, ci apparterremo sempre, perchè io continuerò ad essere la sua petite Rose e lui continuerà ad essere mon cher Duc.

    14 novembre 1912
    Mi sono giocata unìaltra carta diario, una carta che sicuramente apporta qualche punticino in mio favore ma che, purtroppo, mi fa sentire ancora distante la vittoria. Tempo al Tempo Luna, infondo neanche il mondo è sorto in un solo giorno no? Fatto sta che,nonostante io e Leon ci incrociamo spesso al locale, continuiamo a rimanere lievemente impassibili l'uno all'altro: ci scambiamo sguardi, saluti cordiali, complimenti del tutto formali e , stranamente, ha cominciato a notare e a suggerirmi le cose che gli piacerebbero vedere sul palco, ovviamente non con aria critica ma quasi come se mi consigliasse. Insomma, non è un rapporto che vada oltre a quello che ha il proprio datore di lavoro con la sua dipendente,ma non potrebbe essere altrimenti visto che indosso la maschera anche durante gli allenamenti con il nuovo corpo di ballo. Luna, quindi, è diventata l'allenatrice privata di Rose, che va al locale solo quando deve dare direttive agli altri ma non a lei, perchè "loro due" si allenano in privato. E' sempre strano parlare di me come Rose e non come Luna o viceversa, insomma questo sdoppiamento a volte mi confonde. Beh, fatto sta che , l'altra sera, Leon non era al locale e io, annoiata e stufa di attendere ghe gli altri imparassero la coreografia, mi sono seduta in spaccata sul palco tenendo la mia bella mascherina, con il mento tra le mani e l'aria di chi proprio si sta stufando maledettamente. Improvvisamente però la costumista è entrata quasi in lacrime, agitata e nervosa, si è fermata sul palco attirando l'attenzione di tutti e anche la mia,agitandosi come una pazza senza farci capire nulla
    "Lucille mi spieghi cosa sta succedendo?"
    le ho chiesto mettendole una mano sulla spalla per fermarla e farla ragionare
    "monsieur LeRoy deve essere impazzito: sta arrivando qui con un gruppo di amici dall'America che intendono visitare il locale e mi ha chiesto di farvi preparare per lo spettacolo di stasera ma...lo sai Rose siamo a zero e i costumi arriveranno più tardi"
    ha detto tutto d'un fiato presa dal panico e dall'agitazione mentre, i ballerini, mormoravano tra loro di non essere pronti, di volere piu tempo e di non conoscere ancora benissimo la coreografia. Io mi sono morsa il labbro inferiore, pensando che era la prima volta che accadeva una cosa del genere e che di solito Leon non era cosi folle da lanciarci in spettacoli improvisati. Ho anche pensato però che volesse tastare con mano l'efficienza del suo personale e che, se qualcosa fosse andato storto o avessimo fatto brutta figura, qualche testa sarebbe saltata, se non proprio il mio unico gancio con lui. Mentre tutti si agitaano mi sono inabissata nei miei pensieri, sforzandomi di avere una qualche idea lampo per salvare la situazione e tranquillizzare Lucille che continuava a dire che il barista non era arrivato e che sarebbe stat un disastro.
    Poi la lampadina: sono bravissima ad improvvisare e , per quanto la sala costumi fosse ancora priva degli abiti di scena, esistevano gli abiti normali di uno dei ballerini, insomma sarei diventata un uomo per quella sera.
    "fermi tutti...ho un idea"
    ho esclamato attirando l'attenzione di tutti
    "Jean,dovresti prestarmi i tuoi pantaloni e la tua camicia, la cravatta e...il tuo cappello, solo chiedi alla sarta di accorciarmi lievemente i pantaloni,potrei inciamparvi"
    ho detto sicura di me mentre il ballerino correva dietro avvisando tutti
    "chi di voi sa armeggiare con i drink?"
    ho urlato guardandomi intorno mentre uno dei ragazzi alzava la mano agitandosi
    "bene, Robert al bancone ma cambiati e pettinati quei capelli, trovi il grembiule dietro il bancone e prega per te di saper versare almeno del cognac"
    ho intimato quasi con un sorriso mentre anche lui filava a comporsi
    "Lucille tra quanto arriva il Duca?"
    le ho chiesto seria mettendole una mano sulla spalla
    "tra mezz'ora ma non abbiamo l'orchestra....c'è solo il violinista e il trombettista di la"
    ha detto ancora quasi in lacrime
    "chiamami solo il trombettista e fallo filare qui, ho solo bisogno di lui"
    ho aggiunto mentre l'idea prendeva forma nella mia mente
    "Hanna e Odette, mettetevi in coulotte e bustino,quello dei vostri abiti andrà benissimo, servirete i nostri ospiti in sala e...scopritevi i colli, alzate i capelli, metteteli a lato non importa ma siate seducenti ok?"
    ho detto ancora muovendomi con naturale sicurezza sul palco mentre guardavo le altre
    "voi ragazzi, tutti voi, sarete la scenografia del locale ok? vi voglio avvinghiati e fermi come statue in ogni punto della sala, voglio facciate l'amore sotto gli occhi di quelle persone"
    ho detto severa mentre tutti tentavano di darsi un contegno e sul palco faceva capolino la sarta con Jean e i suoi abiti e il trombettista
    "merci"
    ho detto solo facendo scivolare le calze nere e rimanendo in coulotte mi sono infilata per la prima volta in vita mia i pantaloni da uomo, la camicia, la cravatta e il cappello, raccogliendovi sotto i capelli e infilando le mie scarpe con il tacco ho fatto una giravolta
    "ditemi come sto!"
    ho chiesto a Lucille che per poco non piangeva
    "stai bene ma dobbiamo sbrigarci"
    ha detto andando nuovamente in panico
    "Jeans, accendimi il faro al centro del palco, gli altri sai spegnerli vero?"
    ho continuato mentre lui annuiva e mi avvicinavo al trombettista
    "voglio che improvvisi, lo abbiamo fatto spesso quindi sai che ti seguirò su ogni nota ma voglia che le note siano lente, quasi devono scivolare sulla tua pelle, pensa di fare l'amore ok? voglio che le tue note facciano lentamente l'amore con il mio corpo, chiaro?"
    ho sussurrato al suo orecchio con un pizzico di malizia mentre mi allontanavo da lui guardando l'intera sala.
    "speriamo vada tutto bene Lucille"
    le ho detto poco prima che lei potesse scendere dal palco e andare verso la porta dove Leon, in compagnia di quattro uomini, faceva il suo ingresso nella sala parlando non so di cosa.
    Io sono filata dietro mentre Jean dall'alto chiudeva il sipario
    "non appena la musica comincia tira le tende"
    gli ho sussurrato guardando in alto mentre tornavo da dietro le quinte con lo sguardo fermo sulla sala e Lucille tornava dietro
    "di a Monique e Madeline di spogliarsi e servive anche loro al tavolo, sono quattro, una donna per uno"
    le ho detto mentre tutti si accomodavano
    "veramente sono 5 con Leon"
    ha detto lei
    "a lui ci penso io Lucille, vai"
    le ho detto poco prima che , una delle ballerine annunciasse lo spettacolo. Ho deglutito,chiudendo gli occhi per un solo istante ho pensato che finalmente potevo dimostrargli quanto ancora valevo, quanto ancora io sia capace di interpretare il suo volere e, mentre lei lasciava il palco, io mi posizionavo dietro la tenda che, sulle note della tromba,si apriva lentamente lasciando spazio a me di spalle, illuminata da un solo fare.
    E poi? e poi su quelle note ho cominciato a muovermi, con una lentezza estenuante da far dare di matto a chiunque, mentre ballavo muovendo il mio corpo come non l'avevo mai mosso, immaginando per qualche breve istante, di trovarmi tra le braccia di Leon e di poter assaporare nuovamente il suo potere.
    Lenta, come una gatta che di notte si muove sul tetto, ho cominciato a spogliarmi al centro del palco , privandomi in primis dei pantaloni che, sono scivolati via in un fruscio, un soffio di vento dettato da quelle note incalzanti e sexy, dannatamente sexy. Con la stessa lentezza ho slacciato la cravatta, scendo i gradini del palco fino difronte a Leon che sedeva al centro del divanetto posizionato appositamente , leccandomi le labbra ho tolto quel pezzo di stoffa dalla gola per poi portarlo intorno al suo collo, avvolgerlo con le mani e avvicinare pericolosamente le mie labbra alle sue in un ghigno. Staccatami da lui mi sono voltata di spalle, ondeggiando tra le gambe dell'uomo alla sua sinistra sbottonando la camicia ho scoperto la spalla lentamente, lasciando che poi che la camicia scivolasse fino a terra, proprio ai piedi di quell'uomo.
    Ho ruotato solo il volto, leccandomi le labbra l'ho fissato e sono marciata, piano verso l'uomo dall'altra parte di Leon, passandogli davanti. Li mi sono completamente chinata, tenendo una mano sulla spalla dell'uomo, con l'altra ho tolto il cappello,lasciando che i capelli scendessero scomposti e morbidi sulla mie spalle e sul mio volto, mettendo il cappello in testa all'uomo e schiacciandoglielo sugli occhi ho ridacchiato allontanandomi, tornando a camminare sinuosamente verso il palco, salendo lentamente i gradini , sono tornata al centro del palco per muovermi ancora un po. La musica volgeva al termine e io , dopo aver ansimato ancora un po sparivo, nel buio della luce che lentamente si è spenta.
    Ci ero riuscita: ero riuscita a salvare la serata senza che nessuno notasse nulla di strano e , mentre il sipario si chiudeva ho sentito applaudire appena appena confermando la mia teoria, era andato tutto bene. Cosi sono filata nei camerini esultando con Jean e Lucille sul retro per la bella figura che avevamo fatto ma, improvvisamente, Madeline ha fatto irruzione dietro con un sorriso smagliante
    "LeRoy ti desidera in sala Rose"
    ha detto facendomi illuminare il viso. Nel frattempo, cercavo tra i vecchi abiti di scena qualcosa da indossare trovando, per la mia fortuna, un abito nero completamente fatto di velo, trasparente su tutto il corpo ma che tenesse appena coperti i seni e la mia intimita. Me lo sono infilato, tenendo la maschera e sistemando i capelli , sono entrata in sala con un bel sorriso in volto. Leon, si è alzato dal divano, venendomi incontro, prendendomi la mano gentilmente mi ha condotta ai divanetti presentandomi ai presenti che tenevano tra le braccia , ognuno una delle mie ballerine.
    "lei è la Rose Blue, fiore all'occhiello del locale come avete potuto notare nonchè una delle ballerine più misteriose di Francia oserei dire"
    ha detto sorridendo incrociando appena i suoi occhi con i miei
    "Monsieur LeRoy mi lusinga , e dal canto mio credo sia sempre cosi cortese ma esagerato"
    ho detto con falsa modestia mentre mi invitava ad accomodarmi accanto a lui, con uno dei quattro uomini alla mia sinistra che teneva sulle gambe Hanna.
    " sarà il tuo gioiellino personale anche Leon"
    ha detto quell'uomo ridacchiando mentre io prendevo un bel respiro e Leon sorrideva
    "perchè a quanto noto ognuno di noi ha un gioiellino stasera,mentre tu mio caro proprietario ne eri privo fino a questo istante"
    ha aggiunto l'altro alla sua destra facendolo sorridere ancora
    "ho chiesto personalmente di occuparmi di monsieur LeRoy,infondo nessuno sa interpretare meglio di me i suoi pensieri, n'est pas?"
    ho civettato portando, nell'ultima parte della frase, gli occhi nei suoi furbetti e maliziosi
    "certament Rose, ma non montatevi la testa"
    ha ironizzato lu avvicinando il suo viso al mio
    "tous votre desire sont des ordre monsieur"
    ho concluso abbassando lievemente lo sguardo ma rimanendo maliziosa ho continuato a stare accanto a lui che, con un braccio, mi cingeva solamente la vita. La situazione intorno a noi però degenerava, tanto che Leon ha invitato ognuno di loro a rimanere nelle suitte del locale con le nostre ragazze e , quando anche l'ultimo ha lasciato la sala, ho sospirato mentre lui mi lasciava il fianco ricomponendosi
    "ottimo lavoro petite"
    ha detto severo riallacciandosi la giacca e sistemandosi il cappello sulla testa mi ha guardata
    "sono contenta vi sia piaciuto monsieur "
    ho detto facendo un sorrisino di circostanza mentre portavo le mani sulla maschera lui mi ha fermata
    "no no no..."
    ha sibilato piegando le labbra in un ghigno
    "rimanete cosi ancora un pò...Rose"
    ha continuato passando il dito sul contorno della maschera, scendendo sulla mia guancia fino alle labbra
    "come desiderate ...."
    ho detto solo muovendo le labbra contro il suo dito che lentamente si è staccato. Poi ci siamo fissati per un lungo istante, mentre io sentivo la dannatissima voglia di portare le mie labbra sulle sue lui ha continuato a fissare i miei occhi sotto la maschera che dolcemente si tuffavano nei suoi. Poi, quando non ho piu retto ho sospirato, abbassando lo sguardo per un attimo mi sono sentita stranamente male
    "se non vi dispiace io andrei ...monsieur"
    ho sussurrato non riuscendo piu a guardarlo: Rose era sparita, pur lasciando la maschera sul volto, ero ritornata ad essere me stessa per un semplicissimo sguardo. Lui non ha detto nulla, ha fatto solo si con la testa mentre io mi alzavo sulle punte per raggiungere la sua guancia. Un bacio, un piccolo bacio sulla sua pelle ha scandito il momento del mio allontanamento da lui
    "aurevoir cheri"
    ho sussurrato staccandomi completamente da lui
    "aurevoir ma petite"
    ha sibilato lui mentre io mi allontanavo sul retro.
    E cosi si è conclusa la mia serata diario, con una stramaledetta voglia di stringermi a lui per sentirmi ancora inevitabilmente sua.


    2 dicembre 1912
    Gli incontri tra me e Leon sono sempre piu frequenti: la Nalia ha preso il suo corso ed io, come aiutante capo, non posso perdermi neanche una riunione portando comunque avanti il nostro solito progetto, credo che lentamente sto dimostrando anche quanto possa essere valida in politica e che, se non altro, la mia carica me la sono meritata con i miei sforzi e non concedendomi come pensano molti componenti del consiglio. Non credo che Leon sia tra questi, mi conosce troppo bene e sa, o almeno penso che avverta, sia quanto sono follemente innamorata di lui sia la carica che sto accumulando ultimamente, una carica che sta per esplodere diario. Insomma , da quando è tornato , non riesco neanche piu a scoparmi le mie vittime e l'unica valvola di sfogo per me è il locale dove ormai passo maggior parte delle mie serate.Sono una bomba ad orologeria diario, una bomba che ben presto esploderà sperando di non fare danno,sperando di non esplodere con qualcuno che non sia lui. Però , infondo, questa mia carica accumulata mi da la possibilità di escogitare nuove idee, di essere sicuramente piu maliziosa e di concentrarmi solo ed esclusivamente sul mio obiettivo,riprendermelo.
    Ci sono un pò di cose che però mi preoccupano sinceramente e se solo ci penso risprofondo in quello stato di apatia con una vocina fastidiosa che continua a dirmi di lasciar perdere, che non ce la potrò fare. Innanzi tutto ho saputo che Leon ha portato con se la sua bellissima schiava dall'America, il che mi fa pensare , anzi mi fa sapere con certezza che lui altro che astinenza, sta meglio di me. Secondo ho saputo che , per il ballo di fine anno, ha intenzione di portare con se la figlia del capo Nalia , una giovane vampira di appena 30 anni che è al suo primo ballo di fine anno , almeno per quel che riguarda i balli di palazzo, quindi se anche avessi voluto escogitare qualcosa non ci sarei riuscita. Insomma è intoccabile quella li.
    Terzo, e non ultimo, al locale si vocifera di una nuova ballerina che si alternerà a me per non creare monotonia negli spettacoli ma, ovviamente, attendo che sia Leon a comunicarmi qualcosa sul da farsi.
    Da come parlo sembra che io stia perdendo le speranza, sembra che mi stia rassegnando a questi tre ostacoli come avrei fatto un pò di tempo fa ma, non è cosi: sto solo pensando bene al dafarsi,sto solo pensando che la sua schiava di sangue è una semplice schiava, che la mossa della ragazza al ballo è solo una ruffianata e che il sostituirmi è solo frutto delle chiacchiere di qualche invidioso. Solo questi pensieri riescono a non farmi dare di matto, solo queste mie convinzioni riescono a non farmi andare da lui, sputargli il veleno in faccia e tornarmene a casa ancora piu distrutta per una sua brutta risposta.
    Quindi diario pondero, pondero bene e mantengo la calma anche se vorrei esplodere, esplodere come quel piccolo vaso nel mio ingresso che adesso giace al suolo.


    1 gennaio 1913
    Un nuovo anno diario, un nuovo anno comincia con la vivida speranza che tutto cambi per il meglio, che tutto torni come una volta quando ero completamente circondata dalle persone che amo. Ho telefonato a Cleo ieri prima di uscire, sentendola meglio dell'ultima volta e promettendole di andarla a trovare le ho raccontato un po di cose. Lei è l'unica che mi ascolta senza interrompermi, è l'unica che poi trova le soluzioni ai miei perchè consolandomi. Nel frettempo mi ha passato Alex che era gia mezzo ubriaco avendo cominciato i festeggiamenti da solo con qualche amico, come rideva Cleo.
    Fatto sta che mi sono vestita, sarei arrivata al ballo da sola come sempre, forse con l'aria piu triste del solito per la fine di un'altro anno e l'inizio di uno nuovo senza il conforto di nessuno. Ho indossato un molto lungo , rosso dal taglio particolare ma che lasciasse vibile qualche forma, lasciando i capelli sciolti sulle spalle e il trucco leggero per una notte. Arrivata a palazzo ho raccolto la lunga gonna salendo le scale e l'ho lasciata ricadere sistemandola, non appena entrata nella sala gia gremita di gente, gia piena di uomini e donne agghindati per l'occasione. Tutti erano in compagnia di qualcuno, tutti chiacchieravano attorniati da qualcuno con un calice di chamapgne tra le mani. Mi sono sentita stranamente sola, ancora una volta con la mia bella maschera sorridente, mi sono mossa tra la folla per atto pratico e non perchè realmente sapessi dove andavo quando, la voce di un uomo mi ha destata dai miei pensieri.
    Il capo Nalia, mi chiamava con isistenza facendomi voltare, notando che, accanto a lui c'era Leon con sua figlia di una bellezza disarmante. Indossava un abito color panna, completamente impreziosito da rubini rossi e ricami che la rendevano ancor piu bella. Ho sorriso, senza avere il coraggio di guardare Leon negli occhi non ho neanche notato che , nel taschino della sua giacca, portasse un fazzolettino rosso di raso come tutti i presenti.
    "Mademoiselle Michelet siete sola?"
    mi ha detto mentre anche sua moglie si avvicinava dandogli il braccio
    "oh oui monsieur, ormai preferisco stare da sola"
    ho risposto con cortesia mentre mi sentivo lo sguardo di Leon sulla pelle
    "permettete che vi presenti mia moglie Marie e mia figlia Sofie"
    ha detto mentre le due donne mi sorridevano tranquille e io ricambiavo a mia volta. Ma quando ho incrociato gli occhi di Sofie mi è sembrato di leggervi una nota di tristezza mentre suo padre continuava a parlare
    "sai Princess il padre della nostra Michelet era capo Nalia e magari un giorno potrai diventare brava come lei, devi prenderla ad esempio"
    ha detto mentre io mi sono trattenuta dal ridacchiare tornando con gli occhi a lei
    "oh no Sofie vostro padre esagera, non è affatto un bene prendermi ad esempio sapete? Infondo non sono molto apprezzata dagli uomini del consiglio n'est pas?"
    ho continuato portando lo sguardo sul capo Nalia che ridacchiava e teneva sua moglie al braccetto. In tutto ciò Leon ha continuato a sorridere, tenendo lo sguardo su di me e parlando sottovoce con Sofie rendeva felice quell'uomo che chiamava sua figlia Princess, proprio come papà. E' stato proprio mentre fissavo la ragazza che ho notato i suoi occhi fissi sull'altra parte della sala , mentre fissava un giovane uomo dallo sguardo triste quanto il suo. Lui, dall'altro lato, poggiato al muro non le scollavagli occhi di dosso e sembrava quasi infelice per tutto ciò che intorno a lui capitava.
    In quel momento ho capito: Sofie guardava quel giovane allo stesso modo in cui io mi ero ritrovata spesso a fissare Leon, con la stessa tristezza che avevo sentito in me al locale quella sera che ci eravamo guardati lungamente.
    Mentre mi perdevo nei pensieri, lo sguardo del Capo Nalia ha raggiunto quello di sua figlia rimproverandola, dicendole di smettere di pensare a quel ragazzino , scusandosi poi con me per aver alzato il tono di voce. E' stato in quell'istante che ho guardato Leon, con uno sguardo complice e furbetto che ho sperato intendesse al volo, ricambiato da uno sguardo che sembrava dirmi "sei la solita", ricambiato a mia volta da un sorrisino furbo mentre dicevo
    "perdonatemi ma vado a risistemarmi il trucco "
    E' stata una frazione di secondo che sono passata accanto a Leon sussurrando
    "tra dieci minuti portala in giardino"
    poi mi sono allontanata tra la folla, raggiungendo il ragazzino che intanto si era spostato dietro ad una colonna per non farsi notare dal capo Nalia
    "fareste una passeggiata con me in giardino?"
    ho esordito con un sorriso lasciandolo perplesso
    "non mi sembra il caso mademoiselle , perdonatemi"
    mi ha risposto mogio mogio quasi incredulo alla mia proposta. Io, lentamente, mi sono avvicinata al suo orecchio, tenendo nella mano ancora la mia coppa di champagne
    "fossi in voi verrei molto volentieri visto che vi do l'opportunità di passare un po di tempo con la giovane Sofie"
    ho sibilato per poi staccarmi da lui con aria perplessa
    "ma se non volete, fa nulla"
    ho concluso girandomi di spalle mentre, lui , mi correva dietro diecendomi di aspettarlo. L'ho preso sotto braccio, ridendo e incamminandomi in giardino ho notato Sofie e Leon da lontano che attendevano
    "perdonatemi ma il ragazzo è difficile da convincere"
    ho detto ridendo mentre Leon fumava impassibile e Sofie sgranava gli occhi
    "cosa....cosa succede?"
    ha detto lei incredula guardando prima me e poi Leon
    "ah non ne ho idea Sofie, ma potete chiedere a mademoiselle Luna"
    ha detto Leon poggiandosi ad una colonna del gazzebo. Io l'ho guardato male, arricciando appena le labbra e tornando con il sorriso su Sofie le ho detto
    "vostro padre crede che siate con Leon in giardino e , conoscendolo, pur di tenervi lontana da questo ragazzo non verrà a rompervi le scatole. Se monsieur LeRoy è d'accordo a passare la prossima ora con me, potete stare traquillamente qui in giardino e passare un po di tempo insieme fuori dagli occhi indiscreti della gente e di vostro padre"
    ho spiegato guardando furtivamente Leon mentre il volto della giovane si illuminava in un sorriso. Lui non si è scomposto mentre i due si abbracciavano inoltrandosi nel boschetto del palazzo io ho preso a sorridere guardandoli allontanarsi
    "non sono belli?"
    ho detto come se tra me e Leon nulla fosse cambiato
    "sei tremenda"
    ha detto lui sedendosi sulla sedia in pietra del gazzebo mentre io, portavo gli occhi su di lui sorridendo
    "si amano , lo si sente"
    gli ho spiegato facendo spallucce mentre lui spegneva la sigaretta
    "non lo metto in dubbio Luna ma non riesci proprio a starne fuori"
    ha continuato dedicandomi finalmente un sorriso mentre io, ridendo scuotevo la testa
    "no non ci riesco"
    ho esclamato continuando a ridere e, sedendomi accanto a lui ho continuato a sorridergli
    "adesso siete costretto a passare un'ora con me"
    gli ho detto facendo spallucce
    "non è un peso cherie"
    mi ha risposto incatenando i suoi occhi ai miei facendomi sorridere con imbarazzo
    "devo...ehm devo chiedervi scusa"
    ho detto torturandomi le mani mentre lui cercava di deviare l'argomento
    "no no, lasciatemi parlare. Devo chiedervi scusa per non essermi fidata di voi, delle vostre parole e del vostro affetto che so avete provato per me. Devo chiedervi scusa per non essermi fidata dell'unica persona della quale potessi realmente fiarmi, ma ormai è passato un pò di tempo da quando vi ho delusa che credo quell'affetto sia svanito e....va bene cosi"
    ho detto in un sol fiato rimanendo serena, facendo spallucce mentre lui mi sorrideva nuovamente
    "pensala come vuoi cheri...accetto le tue scuse"
    ha detto alzandosi e , andando verso la colonna , si è poggiato con la schiena accendendosi l'ennesima sigaretta. Io mi sono alzata, andando sulla colonna difronte e poggiandomi con la schiena l'ho fissato
    "merci Leon"
    ho sussurrato inclinando le labbra verso l'alto
    "de rien petite....de rien"
    ha detto lui continuando a fumare. E proprio li,in quel preciso istante, nel cielo di Bordeaux si sono accesi tremila colori dei fuochi d'artificio, facendomi sobbalzare per un attimo e ridere per la mia stessa reazione
    "la solita fifona"
    ha detto lui ridendo. Non so cosa mi sia preso so solo che, qualche secondo dopo ero sulla punta dei piedi per raggiungere le sue labbra con le mie
    "ti prego non fermarmi"
    ho sussurrato contro le sue labbra
    "chi ti dice che io voglia farlo"
    ha risposto lui portando una mano sul mio fianco e, prima che potessi riflettere, l'ho baciato, lasciando che i fuochi facessero da cornice a quel bacio.
    Staccandomi da lui l'ho solo guardato mentre lui mi accarezzava una guancia non ci sono stati tempi per le parole perchè, Sofie con il suo givane amante, tornavano dal boschetto.
    Cosi la mia notte è finita e il nuovo anno è cominciato per me alla grande.
     
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    31 gennaio 1913
    E' passato un mese esatto da quando ci siamo scambiati un tenero bacio, è passato un mese esatto da quel contatto con Leon che cercavo da tempo. Ma sai, è passato anche un mese dall'ultima volta che ci siamo rivolti la parola in modo informale, un mese esatto da quando mi ha chiamata nuovamente petite. Eh gia perchè ultimamente per Leon io sono "mademoiselle Michelet",l'aiuto capo Nalia al quale rivolgersi per le riunioni, i programmi, gli orari e la burocrazia, nient'altro. Non so davvero cosa fare stavolta, giocarmi la carta della seduzione non ha portato a nulla se non ad un continuo e lento punzecchiarci che sta andando scemando. Sai diario, a volte penso di conoscerlo cosi bene da non rimanere piu sorpresa dalle sue reazioni, quasi fossi sicura che prima o poi tornerà a vedermi come una volta. Altre, mi basta un suo sguardo per sentirmi viva, per rimanere sorpresa ed ammaliata dal fascino dei suoi occhi per i quali non esiste confronto. E mi perdo, mi perdo come una barca alla deriva in attesa che qualcosa accada, in attesa che qualcuno venga a salvarmi dal mare in tempesta. Lo spirito combattivo di una donna innamorata rimane vivo e fervido nel mio petto, nel mio intero essere ma, seguendo l'andamento delle cose, si modera, si regola non si sbilancia, terrorizzato da un ulteriore no.
    Chiunque sentisse le mie parole mi prenderebbe per una sciocca, chiunque mi direbbe che da quel bacio dovrei avere la sicurezza che Leon tornerà, ma lui non è un uomo convenzionale. Lui può baciarti per amore come per scena, può esserti dentro piu del tuo stesso sangue e colpirti al cuore prima che tu possa accorgerti del male che può arrecarti. Lui può essere il tuo respiro e fartelo mancare per semplice divertimento o noia, lui può possederti e lasciarsi possedere solo a suo piacimento.
    Nonostante tutto questo non mi sono mai sentita una pedina nelle sue mani, ma una vittima nella sua vita, solo la parte mancante che lui non ha accettato ancora.
    Io sono la sua umanità diario, un'umanità che ha represso con tutte le sue forze fino a spegnerla, un'umanità che forse non pensava più di ricordare o che ha realmente eliminato. Accettarmi nella sua vita sarebbe come accettare di provare finalmente qualcosa per qualcuno, sarebbe come ammettere che un mostro può finalmente amare.
    E lui? lui è la crudeltà che non ho mai avuto, la freddezza della ragione, la prudenza che contrasta fino a farsi male con la mia incoscienza. Leon è il porto sicuro dove attraccare, le braccia dove poter piangere e sentirsi al sicuro, lui è i miei occhi quando sono confusa, le mie mani quando sono incerta, la mia ragione quando i miei sensi prendono il sopravvento. Leon è una parte di me diario, una parte di me che non può essere sdradicata perchè cosi insita che si confonde e si plasma al mio essere in modo quasi perfetto.
    Se è esistita un'altra vita prima di questa, se prima di adesso ho avuto una vita vera, so che Leon c'era, c'è e forse diario, pur non volendolo, in me ci sarà per sempre.

    12 febbraio 1913

    Caro diario, credo che tra tutti i compleanni passati in compagnia delle persone a me più care questo sia stato il più movimentato, anche se non escludo che in futuro potrebbero essercene di più stravangti e divertenti. E' stato un bellissimo compleanno un compleanno durante il quale Milly e Francesco hanno deciso di annunciare il loro matrimonio e di chiedere, a me e a Leon, di essere i testimoni d'onore. Giuro che se non mi è venuto un infarto in quel momento è solo perchè sono sprovvista di materia prima, ma credimi diario non vedo l'ora di assistere al lieto evento.
    Proverò a raccontarti tutto quel che ricordo, nonostante i fumi dell'alcool abbiano cancellato la seconda parte della serata: erano piu o meno le 20:00 quando mi sono ridestata e sono scesa in salone per attendere gli addetti al catering,quando improvvisamente hanno suonato alla mia porta con fare deciso. Ho pensato che fossero in anticipo e cosi, sistemandomi la vestaglia bianca di seta che tenevo indosso, sono andata alla porta ad aprire , ma quello che mi sono ritrovata davanti era qualcosa che sinceramente non mi aspettavo. Neige,ormai vecchietto per la su età, tentava di andare incontro scondinzolante a Milly e Francesco che immobili sulla porta mi hanno guardata
    "buon compleanno Luna"
    hanno esclamato con quel loro sorriso contagioso mentre Milly riempiva di coccole il povero Neige emozionato nel rivederli. Li ho abbracciati e nonostante il loro aspetto non sia mutato ho avvertito quasi da subito qualcosa di diverso in quei due. Milly, nonostante appaia la ragazzina di sempre , con i suoi riccioli morbidi e il suo sorriso ingenuo, sembra maturata nel tempo, sembra finalmente riuscire a gestire la sua condizione e di questo sono felice. Li ho lasciati accomodare in salone, spiegando che mi ero appena ridestata e che stavo aspettando il catering
    "vatti a cambiare pigrona...ci penso io ad attendere qui"
    mi ha detto Fracesco con la sua solita vena di ironia
    "davvero? sai non so cosa mettere e...credo di non avere molto tempo per la scelta"
    ho confessato sinceramente mentre Milly si muoveva nella stanza verso una grossa valigetta che aveva tirato dentro insieme ai suoi bagagli
    "a questo ci abbiamo pensato noi"
    ha esclamato sollevando la valigetta sul tavolo ed, aprendolo, ne ha tirato fuori un magnifico abito blu notte. Una spalla è finemente decorata in argento e la gonna sembra davvero la corolla di una rosa blu appena sbocciata. Sono rimasta di stucco: non mi aspettavo un regalo simile da loro due e dopo averli ringraziati sono filata in camera mia con Milly a cambiarmi, a scegliere le scarpe giuste da abinarvi e a cercare nel mio disordine, un fermaglietto blu che Leon mi aveva regalato appena diciassettenne.Così, mentre io ero completamente infilata nell'armadio alla ricerca delle scarpe, Milly era intenta a rovistare nei cassetti del mio portagioielli seduta sul letto
    "e con Leon ....tutto ok?"
    mi ha chiesto mentre io mi gelavo immobile con una scarpa nera in mano
    "ehm...si...insomma...sai che non stiamo più insieme da 3 anni ormai"
    ho bofonchiato con una vena di malinconia e rassegnazione, mentre mettevo delicatamente la scaroa a terra e scorgevo, sul fondo dell'armadio , le mie scarpe argento che avrei indossato. Cosi, mentre gattonavo verso l'interno la voce di Milly ha nuovamente rotto il silenzio
    "ma ci sarà alla tua festa vero? sai io non ho mai creduto in una vostra separazione definitiva"
    ha confessato mentre recuperavo le scarpe e mi sedevo nuovamente sul pavimento provandole
    "neanche io ci credevo Milly ma...la situazione tra noi è cosi complicata: io non mi sono fidata di lui e credo sia stato il più grande errore fatto nella mia intera esistenza"
    ho confessato alzandomi e guardando il piede allo specchio ho tentato di capire come poteva starci la scarpa sotto il vestito
    "per di piu credo che sia parecchio deluso dal mio comportamento mon amie...anche se spero ci sia stasera"
    ho concluso con uno strano sorriso in volto mentre lei finalmente ritrovava la mia spilla per i capelli. Dovrei essere piu ordinata diario anche se credo sia l'unico aspetto del mio carattere che non sono in grado di modificare. Fatto sta che mentre Milly mi aiutava ad infilare l'abito, ho sentito Neige abbaiare come un matto a qualcuno che in salone faceva una gran confusione. Ci siamo guardate in faccia come se sapessimo entrambe chi fosse: Cleo era tornata, infondo Neige abbaia cosi solo ad Alex. Cosi, senza neanche mettere le scarpe, sono filata giu per le scale ancora con i capelli in disordine e solo il vestito indosso
    "Neige ici"
    ho ordinato senza guardarmi davanti mentre sollevavo il vestito per scendere di corsa ma stranamente Neige è rimasto in silenzio, cosa che non fa mai. Mentre pensavo a quanto fosse strana una cosa del genere mi sono ritrovata alla fine delle scale e , difronte a me non ho trovato ne Alexander ne Cleo ma Leon. Credo di essermi pietrificata quando l'ho visto parlare con Francesco e Neige al suo fianco seduto dritto come una statua. Ero imbambolata a tal punto da notare Cleo uscire dalla cucina solo quando ha esclamato
    "ehi festeggiata".
    Ho scosso la testa, volantomi di scatto verso di lei le sono letteralmente saltata al collo, riempiendo il suo volto di baci mentre lei rideva divertita e felice allo stesso tempo
    "come stai piccola?"
    mi ha chiesto in quell'abbraccio
    "ora meglio Cleo"
    le ho risposto sentendo il suo odore di mamma, standomene ancora tra le sue braccia mentre sentivo gli occhi di Leon sulla mia pelle. Ma prima che potessi girarmi a salutarlo ecco che è spuntato anche Alex con il suo iconfondibile "scheggia", allargando le braccia come un fratello piu grande. Cosi , felice come non mai, sono andata letteralmente saltellando da lui in un abbraccio che forse ricordava piu quello tra due uomini che tra un uomo e una donna. Milly rimaneva stretta al suo fidanzato, mentre la sentivo sussurrare divertita che sono ancora una bambinona. Mi sono staccata da alex ridendo e voltandomi, ho realizzatoc che non lo avevo ancora salutato ma che , nonostante fossi stata presa da quei secondi di euforia, sul volto di Leon c'era un sorriso sereno e velatamente divertito
    "Leon....ehm...ciao...grazie per essere venuto"
    ho balbettato pensando che sono un'idiota patentata,che avrei potuto trovare altre parole per salutarlo e non un "ehi" come se fosse un amico. Lui, nell'eleganza e nello charme che lo contraddistingue, mi ha preso la mano baciandola dolcemente ha sussurrato
    "Bon anniversaire cherie"
    lasciandomi nuovamente di stucco come un baccalà lesso. Che cosa diavolo mi sia preso non lo so, fatto sta che qualche secondo dopo, quando si è risollevato guardandomi, ho realizzato di essere senza scarpe, senza trucco e con i capelli in disordine. Forse per istinto ho portato una mano nello spillone che mi teneva i capelli tirati in alto, lasciandoli cadere sulle spalle
    "merci"
    ho detto con una timidezza che non mi si addice affatto, guardando poi gli altri comodamente seduti e Cleo dirigere il catering a meraviglia
    "finisco di preparami e torno..."
    ho detto ancora filando su, lanciando un'ultimo sguardo a Leon che, seguito da Neige, si muoveva nella stanza tornando accanto a Francesco e ad Alex. Salendo le scale mi sono per un attimo poggiata al muro chiudendo gli occhi: era li ed ero felice, felice di respirare nuovamente quell'aria di gioia che da un po non sentivo piu in giro. Cosi, mi sono preparata con cura e sono riscesa in salone tornando ai miei ospiti come una brava padrona di casa deve saper fare. E poi? e poi quando gli "estranei" sono andati via salutandomi, siamo rimasti noi, i pochi intimi: io Cleo e Milly sedute sul divano , io e Cleo visibilmente mezze ubriache, Alex su una poltrona stravaccato e andato anche lui. Francesco sul braccilo del divano accanto alla sua dolce metà e Leon sulla poltrona di mio padre composto ed elegante che fumava.
    "dovremmo festeggiare piu spesso"
    ha esordito Cleopatra suscitando la mia risata e quella degli altri
    "dovrebbe essere sempre il mio compleanno...è l'unica cosa che festeggiamo"
    ho detto io poggiando il bicchiere che avevo in mano sul tavolino davanti al divano
    "hai ragione piccola...dobbiamo festeggiare altri compleanni"
    ha detto lei raggiungendo Alex che la accoglieva amorevolmente sulle sue gambe
    Mi sono sentita stranamente in ansia: Alex teneva Cleo tra le braccia, Francesco coccolava la nuca di Milly che dolcemente si poggiava a lui, ma io e Leon rimanevamo cosi lontano da farmi quasi schifo. Involontariamente, o forse per uno sfrenato istinto l'ho guardato, l'ho proprio fissato intensamente mentre spegneva la sigaretta e si sistemava la giacca, poggiando in uno sguardo imbarazzante i suoi occhi color smeraldo nei miei
    "gia...dovremmo"
    ho sussurrato distrattamente quando Francesco si è alzato e si è schiarito la voce
    "noi abbiamo un motivo per festeggiare"
    ha esclamato mentre tutti ci giravamo di scatto a guardarlo increduli. Milly si è messa una ciocca di capelli dietro l'orecchio e l'ha raggiunto, sorridendogli e poi rivolgendo lo stesso sorriso a noi
    "vedete abbiamo....deciso di sposarci"
    ha detto lui mentre io schizzavo dal divano felice come una pasqua, manco se mi stessi per sposare io
    "congratulazioni" ha esordito Cleo venendo ad abbracciare Milly insieme a me in un unico grande abbraccio
    "sarai una sposa bellissima...."
    le ho detto guardandola con le lacrime agli occhi. Poi le fatidiche parole, quelle che mi hanno entusiasmata ancora di piu per questo matrimonio ma, fortunatamente, in modo meno visibile
    "noi vorremmo che tu e Leon siate i nostri testimoni"
    ha detto Francesco mentre io lo guardavo e spostavo lo sguardo da lui a Leon
    "io ne sarei felicissima"
    ho detto con una nota di speranza nella voce che deve aver raggiunto le orecchie di Leon perchè, con tutta la gentilezza che gli è consona, ha messo una mano sulla spalla a Francesco
    "sarà un piacere"
    ha detto solo tornando a guardarmi. E cosi il tempo è passato tra me che fantasticavo sui preparativi e loro che mi riportavano sulla terra ricordandomi, almeno un centinaio di volte, che non era il mio matrimonio.
    E proprio mentre spiegavo a Milly che le pettinature alte erano quello che le si addiceva di piu, Leon si è alzato e dando una veloce carezza sulla testa di Neige ha detto
    "bene signori...se volete scusarmi io andrei". Cleo mi ha guardata spingendomi con il gomito mentre tutti lo salutavano cordialmente
    "ehm....ti accompagno "
    ho detto alzandomi dal divano e accompagnandolo all'ingresso l'ho guardato con dolcezza
    "grazie per essere venuto"
    ho detto in tutta sincerità
    "è un dovere cherie..."
    ha detto lui mettendosi il cappello. Poi, aprendo la giacca ha tirato fuori uno scatolino blu, di velluto, leggermente allungato
    "pour toi..."
    ha aggiunto mentre lo prendevo dalle sue mani aprendolo delicatamente: un collarino in topazzi e diamanti era adagiato in quello scatolo, luccicoso e splendente come non mai
    "non dovevi"
    ho detto accarezzandolo con un dito
    "certo che dovevo ma petite...è il tuo compleanno"
    ha detto lui sfilandolo dallo scatolo e venendomi alle spalle me lo ha fatto calzare
    " merci mon amour"
    ho detto distrattamente come per atto pratico, tappandomi subito la bocca con la mano per quello che avevo detto, mentre lui ridacchiava sommessamente e visibilmente divertito
    "scusa..."
    ho detto solo
    "de rien cherie....de rien"
    ha aggiunto lui spostandomi una ciocchetta di capelli dal viso e mettendomela dietro l'orecchio ho continuato a fissarlo
    "vuoi davvero andare via?"
    gli ho chiesto con un nodo alla gola
    "non è che voglio petite....ma devo....è per il tuo bene"
    mi ha spiegato giocando con quella ciocca di capelli che rimaneva l'unico contatto tra noi due
    "io sto bene quando sei con me"
    gli ho detto in tutta sincerità mentre le sue labbra si allargavano nuovamente in un sorriso
    "bon nuit ma petite rose blue"
    ha sussurrato lui poggiando le labbra sulla mia fronte
    "bon nuit mon cher Duc"
    ho risposto chiudendo gli occhi a quel contatto che mi è apparso come un sogno. Quando ho riaperto gli occhi lui non c'era, si era dileguato come una nuvola di vapore che hai appena appena il tempo di intravedere. Eppure diario qualcosa mi dice che tra noi nulla è cambiato.



    3 aprile 1913
    Sono in viaggio per Firenze, sono in viaggio con Leon per Firenze visto il matrimonio di Milly e Francesco. Dovremmo arrivare tra poche ore, visto che ci siamo fermati in un hotel sulla strada per via dell'incalzare del sole.
    Ti chiederai cosa è accaduto? Beh, sembra strano diario ma non è accaduto proprio niente. Qualche giorno fa avevo detto a Cleo che stavo organizzando il viaggio per Firenze con il treno ma Leon, che era li con noi in riunione, ha ritenuto opportuno che viaggiassi con lui , sia per motivi di sicurezza, sia per motivi di comodità. Non c'è che dire diario, rimane il gentiluomo di sempre, con il contro che purtroppo per me non stiamo piu insieme , ed è perennemente circondato da donne che tentano di mettergli i tentacoli addosso. Fatto sta che ieri sera è venuto a prendermi: giacca scura, pantaloni dello stesso colore, e la sua bellissima camicia bianca sulla quale spiccava la cravatta blu che adoro tanto. Cappello ed impermeabile, ha bussato alla porta che si è aperta con Cleo sorridente
    "Cleopatra..."
    ha detto lui con la sua aria cosi accattivante, facendole il baciamano per educazione
    "quando partirete voi due?"
    le ha chiesto mentre Alex caricava la mia valigia nella sua macchina
    "partiremo domani...devo ancora scegliermi un vestito decente per la cerimonia"
    gli ha detto lei scocciata mentre io scendevo le scale in abito bianco, cappellino e ombrellino, infilandomi i guanti distrattamente
    "lo sai che puoi attingere dal mio armadio ....vero?"
    le ho detto sollevando appena lo sguardo e sorridendo a Leon mi sono sentita lievemente in imbarazzo per la situazione
    "si che lo so ma tu sai che amo comprarmi cose nuove"
    ha ribattuto lei mentre Alex tornava dentro per dirmi che aveva caricato tutto,abbassandomi sugli occhi il cappellino e beccandosi un'occhiataccia ho detto
    "bene...Alex non distruggermi casa e Cleo,mi raccomando Margot e Neige, lascia loro dell'acqua e cibo a sufficienza"
    le ho detto rammaricata, accovacciandomi per baciare sulla testa il mio cagnone che ha guaito
    "starò via poco amore mio...te lo prometto"
    ho sussurrato sulla sua testa baciandolo ancora mentre Leon apriva la porta invitandomi ad andare. Cosi mi sono infilata in macchina e siamo partiti, lasciando per i primi dieci minuti di viaggio un silenzio imbarazzante, almeno per me, all'interno della macchina. Poi è bastato che scorgessi una volpe nel bel mezzo della campagna fuori città per farmi venire fuori l'entusiasmo e l'allegria che diventano quasi contaggiosi oserei dire. Credo che anche il nostro autista sorridesse alle mie strampalate teorie. fatto sta che, dopo un bel po di viaggio, l'odore dell'alba s'è fatto piu forte e Leon, ha ordinato al nostro autista di fermarsi in un hotel poco distante da li, spiegandomi che saremmo ripartiti di li a poco.
    Quando siamo entrati sembrava come se Leon fosse molto conosciuto li vista l'accoglienza e la cortesia che gli hanno risevato. Gli è bastato dire
    "il solito Morgan"
    che tac è spuntata fuori una suitte con stanze comunicanti...mica male. La cosa che mi è parsa strana è che non avesse preso la matrimoniale, infondo siamo abituati a dormire insieme e non vedevo il motivo di avere due stanze separate.
    Ma lui ha deciso per entrambi e cosi, una volta raggiunta la suitte mi ha indicato la porta della camera
    "bien...ehm...abbiamo tempo per un drink?"
    gli ho chiesto aprendo la porta
    "oui cherie....ti raggiungo subito"
    ha detto serenamente mentre io di fretta e furia entravo in camera e mi mettevo come dire...ehm comoda. Beh diciamocela tutta diario, ho colto la palla al balzo per ricordare al mio Leon quanto potesse essere gatta la sua piccola cherie, nulla di piu, nulla di meno. Cosi, comodamente in vestaglia, mi sono presentata nel salottino comune ad entrambe le camere dove lui, senza giacca e senza cravatta, preparava due cognac
    "ti stai gia dando da fare"
    ho esclamato arrivandogli alle spalle e , mentre si girava, mi ha dato il bicchiere con gentilezza
    "hai chiesto un drink e ti ho accontentata petite"
    ha detto lui lasciando toccare delicatamente i nostri bicchieri per poi dirigersi verso il divano
    "gia...è raro che tu non mi accontenti, tu e mio padre mi avete viziata"
    ho detto ridendo , andandomi ad accomodare accanto a lui accavallando con lentezza le gambe e lasciando che, la vestaglia si spostasse per tenerla in bella vista
    "è vero...sei stata cresciuta come una principessa, è anche normale che tu sia viziata"
    mi ha detto fissandomi con una dolcezza impressionante
    "vero...la vostra piccola principessa"
    ho sussurrato posando la testa allo schienale del divano, accoccolandomi su un lato e non riuscendo piu a togliergli gli occhi di dosso ho sentito la sua mano sul mio volto
    "la nostra piccola rosa blu"
    ha aggiunto lui baciandomi la fronte
    "posso dormire con te?"
    gli ho chiesto spalancando i miei occhi tremendamente sinceri nei suoi
    "voglio solo dormire con te, starmene tra le tue braccia per un po senza alcun obbligo, senza alcun legame...."
    ho aggiunto lasciando che quegli stessi occhi sinceri si riempissero di lacrime. Lui si è allungato verso di me, mi ha cinta la vita e mi ha trascinata accanto a lui in un tenero abbraccio
    "mi manchi"
    ho sussurrato sul suo petto
    "meme toi ma petite"
    ha risposto lui accarezzandomi la testa
    "ma sappiamo entrambi che il dubbio alberga nel tuo petto ma cher...sappiamo entrambi che non hai ancora dimenticato il dolore"
    mi ha spiegato baciandomi la testa mentre con la mano mi faceva dei grattini appena dietro l'orecchio. Ho solo annuito, chiudendo gli occhi dolcemente mi sono sentita al sicuro dopo tanto tempo. Da li diario nessuna parola: Leon si è alzato prendendomi tra le braccia e portandomi sul suo letto si è disteso con me al suo fianco. I miei occhi nei suoi...i suoi incollati ai miei, abbiamo continuato a guardarci dolcemente fino a che il sole non è sorto sulle nostre vite.
    E ora siamo qui, in macchina verso Firenze...io scrivo e lui fuma e legge, lanciandoci qualche occhiata divertita e complice.

    Edited by .·•*IthìlElu*•·. - 21/11/2011, 14:37
     
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    5 aprile 1913
    Ebbene si diario, Francesco e Milly si sono sposati ieri a Firenze ed è stato il più bel matrimonio al quale abbia mai assistito. Ero cosi commossa da non trattenere ne i singhiozzi ne le lacrime alla vista di quella ragazza in abito da sposa, un abito magnifico non c'è che dire. Rosa e azzurro, completamente ricoperto di diamantini e perline, finiva in una lunga coda ricamata che prendeva l'intera lunghezza del prato sul quale sono state celebrate le nozze. L'ambiente era magnifico: infondo al giardino era stato allestito un altare in blu e rosa, con accanto un piccolo fuoco dove sarebbero state scaldate le iniziali degli sposi. Eh si, si sono fatti marchiare ognuno l'iniziale dell'altro sul petto, dal lato del cuore, una cosa romantica per quanto possa essere dolorosa. Fatto sta che sono andata prestissimo da Milly che non aveva ancora indossato il suo abito visibilmente agitata
    "ehi...stai per sposarti piccola"
    le ho detto con dolcezza mentre infilavo il mio abito nero e bianco con un lungo spacco sul lato e i capelli raccolti per l'occasione. Lei, seduta sul letto, continuava a torturarsi le mani e a mordersi le labbra cosi forte da farle quasi sanguinare
    "Milly...che hai?"
    le ho chiesto sedendomi accanto a lei e accarezzandole il volto ho sentito quasi che voleva scoppiare in lacrime
    "Luna sarà per sempre?"
    mi ha chiesto con quei suoi occhioni grossi e sinceri, i suoi occhioni che io adoro definire un "lago di notte" tanto sono blu e profondi. Le ho sorriso , prendendola per mano l'ho condotta allo specchio facendola accomodare e , sistemandole i capelli le ho sorriso
    "stammi a sentire tesoro: Francesco ti ama, non l'ho mai visto amare nessuno come ama te...lo si percepisce sulla pelle che siete l'uno per l'altro e, per quanto l'eternità sia imprevedibile sono sicura che sarà per sempre"
    le ho detto cominciando a sistemare i brillantini nei suoi capelli color oro
    "non ti prometto che sarà facile e neanche che non litigherete mai ma, fin quando il filo invisibile dell'amore vi legherà tutto vi sembrerà una sciocchezza dopo aver risolto i vostri problemi"
    ho concluso finendo con l'acconciatura e , sedendomi sul mobile dello specchio le ho sorriso con amore
    "è cosi che va tra te e Leon? riuscite a superare tutto?"
    mi ha chiesto prendendomi le mani
    "tra noi è piu complicato mon amie ma....si direi che quel qualcosa che ci lega è ancora vivo, lo sento....e finchè lo sento so che tutto potrà risolversi"
    le ho confessato stringendo le sue mani
    "e ora muoviamoci...non vorrai far aspettare Francesco troppo a lungo?"
    ho ironizzato mentre nella stanza faceva capolino Cleo che, alla vista di Milly, si è paralizzata visibilmente commossa
    "no no no Cleo...non piangere...pensa al trucco"
    le ho detto suscitando la sua risata e la nostra. Cosi abbiamo aiutato la sposa a vestirsi, prepararsi e tranquillizzarsi in attesa di scendere. Sarebbe stata Cleo a camminare prima della sposa e a lasciare al suo passaggio dei petali blu e rosa, mentre io sarei stata dietro a portarle la coda del vestito.
    Intanto in giardino, sull'altare, avrebbero atteso Francesco e Leon, affiancati anche da Alex sembrava quello più entusiasta di tutti a dire il vero, visto il sorrisone stampato in volto e le sue battutine sempre pronte. Gli invitati fluivano uno ad uno e cosi, le due furbe, hanno mandato me in missione per esaminare la situazione. Silenziosamente sono scivolata giu per le scale, sbirciando da dietro il muro il bellissimo giardino illuminato dalle candele quando, all'improvviso, ho visto salire Leon su per quella scala. Stavo per filare via, con le scarpe tra le mani quando la sua voce mi ha bloccata
    "non riesci proprio a tenere a freno la curiosità vero?"
    mi ha detto mentre mi giravo lentamente e mi vestivo del mio sorriso migliore
    "sono in missione per la sposa"
    ho detto quasi seria mentre lui saliva gli ultimi gradini che portavano fino a me
    "certo cherie...."
    mi ha risposto accarezzandomi la guancia
    "tu perchè sali?"
    gli ho chiesto guardandolo
    "sono in missione per lo sposo ma petite"
    mi ha risposto sorpassandomi, lasciando crescere in me la curiosità ovviamente
    "che missione?"
    ho detto correndogli dietro
    "non ci si sposa senza cilindro petite e Francesco lo ha dimenticato, gli presto uno dei miei"
    ha detto mentre camminavo al suo fianco con le scarpe dietro la schiena
    "capito..."
    ho detto con aria furbetta fino a ritrovarci davanti la stanza di Leon dove io non sarei entrata
    "vado a...prepararmi allora"
    ho continuato indietreggiando
    "va bene ma petite"
    ha risposto lui prendendomi il polso e avvicinandomi a lui mi ha abbracciata cingendomi la vita con entrambe le braccia
    "tu est magnifique"
    ha sussurrato sulla mia guancia
    "meme toi "
    ho risposto sistemandogli il fazzoletto che teneva nel taschino, abbassando lo sguardo intimidita e timorosa ma allo stesso tempo felice. Poi mi ha sciolta dal suo abbraccio, lasciandomi andare verso la stanza di Milly dove ho raccontato tutto tra sospiri e occhi a forma di cuore.
    Poi il gran momento: Milly è scesa dalla scale preceduta da Cleo, che alla fine del lungo corridoio di persone , ha trovato Alex ad attenderla , poi Milly, che si è avvicinata all'altare e infine io, che alla fine del percorso ho trovato la mano di Leon sulla quale gentilmente ho poggiato la mia. Il rito è stato bellissimo, anche se al loro "si" sono scoppiata in lacrime non riuscendo a trattenere i singhiozzi. Credo che Cleo sia stata tutto il tempo a consolarmi e a ridersela sommessamente per la mia reazione. E poi? poi si sono dati inizio i festeggiamenti e ho smesso di piangere abbracciando Milly e poi Francesco felice come non so cosa.
    Quando l'orchestina ha cominciato a suonare, hanno preso a ballare un bellissimo valzer viennesse negli applausi generali di tutti ma, prima che potessi dire ad Alex di invitare Cleo, lei lo ha letteralmente costretto facendomi ridere:
    "Se non balli niente sesso per un mese"
    gli ha detto con quella sua aria altezzosa e dannatamente divertente, mentre Alex la trascinava letteralmente in pista. Povero Alex, so che Cleo sarebbe capacissima di tenerlo a stecchetto.
    Ho sospirato, voltandomi in cerca di un bicchiere l'ho visto quasi comparire davanti ai miei occhi. A tenere il bicchiere era la mano di Leon che sorridendo me lo porgeva
    "come facevi a saperlo?"
    gli ho chiesto prendendolo gentilmente
    "è il vantaggio del conoscerti ma cher"
    ha detto lui bevendo dal suo. Gli ho sorriso, portando il bicchiere alle labbra non sapevo cosa dire e cosi , nella confusione, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente
    "sono belli vero?"
    Miseriaccia qualcosa di più intelligente?? Fatto sta che lui, con la sua grazia, mi ha sfilato il bicchiere dalle mani, lo ha poggiato sul tavolo e ha fatto il suo bellissimo inchino
    "mademoiselle potrei avere l'onore di dimostrare all'intera sala che la migliore coppia di ballerini in circolazione non si è ancora esibita?"
    ha detto tenendomi la mano, Ho sorriso, non riuscendo a sostenere il suo sguardo mi sono sentita cosi piccola ed indifesa che sono riuscita solo a sussurrare
    "certamente monsieur"
    E poi? e poi Leon mi ha condotta per mano fino al centro , cingendomi la vita con un braccio e tenendo la mia mano con la sua, abbiamo preso a ballare il valzer, quella danza cosi sublime da farti girare la testa. Eh gia, siamo proprio bravi noi due ma, la cosa che mi ha letteralmente colpita, è stato il suo sguardo incollato al mio per tutta la durata di quel ballo. Uno sguardo diario che mi ha raccontato tutto e niente, il tutto di noi, il niente dei problemi che io, e solo io, ho creato.
    Alla fine della musica entrambi abbiamo fatto il nostro elegantissimo inchino di circostanza,lasciando finalmente che i nostri sguardi vagassero nella folla e, prima che potessi dirgli qualcosa si è avvicinata Cleo con il suo sorrisino furbo
    "voi due mi nascondete qualcosa"
    ha detto mentre io aggrottavo le sopraciglia guardando prima Leon e poi lei
    "non ti nascondiamo niente"
    ho ribattuto sorridendo
    "sarà....ma mia cara amica il ballo parla...me lo hai insegnato tu!"
    ha esclamato lei con quella sua aria da "regina" che io adoro
    "e cosa ti avrebbe detto il nostro ballo?"
    ho chiesto mentre a Leon si avvicinava Alex
    "ahhhh...l'amour"
    ha detto lei ridendo e prendendosi Alex per mano è andata via ridendo ancora, lasciando ridere anche me
    "è matta"
    ho esclamato guardando Leon
    "o lei è matta cherie....o tu menti"
    mi ha detto lui con fare complice
    "io non mento mai"
    ho risposto incredula, scoppiando a ridere poco dopo quando una piccola scossa mi ha attraversato il corpo facendomi smettere di sorridere. L'ho guardato male, cioè non male ma con un'espressione incredula e quasi stupita allo stesso tempo
    "smettila"
    ho sussurrato dolcemente
    "non ci riesco"
    ha detto lui sfiorando nuovamente la mia mano per poi incamminarsi nel folto del giardino dove le candele erano state ormai spente. L'ho seguito, tenendo la mia mano nella sua ci siamo fermati tra il fitto degli alberi mentre mi poggiavo ad un tronco. Lui, prima che io potessi rendermene conto, era su di me con la mano poggiata all'albero, all'altezza della mia testa
    "perchè mi hai portata qui?"
    ho chiesto calando lo sguardo
    "ti spiace stare con me cherie?"
    ha detto lui sollevandomi il volto con l'altra mano
    "no affatto ma..."
    ho bofonchiato mentre il suo dito adesso faceva tacere le mie labbra
    "non è solo sesso ma petite... non lo è mai stato"
    ha sussurrato lui poggiando il naso al mio, facendomi chiudere gli occhi lentamente
    "non mi faresti mai del male vero?"
    gli ho chiesto assaporando il suo respiro
    "mai cherie....mai"
    ha detto lui poggiando le labbra alle mie in un bacio che ho stoppato subito calando lo sguardo per un attimo
    "ricordi quando ti ho chiesto cosa eravamo?"
    gli ho detto suscitando il suo sorriso
    "vuoi richiedermelo?"
    ha detto lui baciando la mia fronte, parlando appena appena sulla mia pelle.
    "si"
    ho detto con sincerità. Lui, lentamente, ha riportato le labbra sulle mie, tenendomi il mento con le dita e incatenando i suoi occhi ai miei ha sussurrato
    "quando le paure saranno svanite e quando riuscirai a fidarti di me cecamente...solo allora seremo tous ce que tu veut ma petite"
    Io, sentendo qualcosa salire alla gola irruento, ho deglutito annuendo, portando la mia piccola mano sulla sua guancia mentre lui si risollevava, sorridendomi dolcemente mentre me ne stavo poggiata all'albero
    "ci staranno cercando"
    ho detto guardando appena di lato
    "lasciali cercare....non era a te che piaceva il nascondino petite?"
    ha esclamato lui ironizzando su uno dei miei piccoli difetti
    "si è vero...ma mi divertivo solo con te, tu ti nascondi bene quando vuoi"
    gli ho risposto staccando la mano dal suo volto
    "ma io sono una brava giocatrice Leon...ti ho scovato fin in America cherie...ho vinto io"
    ho concluso facendogli una dolce linguaccia che ha suscitato in lui un moto di affetto incredibile mentre mi stringeva forte a lui
    "fidati di me cherie"
    ha sussurrato sulla mia testa
    "lo farò mon cher Duc"
    ho risposto prendendolo per mano e , con dolcezza, l'ho ricondotto alla festa che è terminata quasi all'alba. Cleo e Alex, come me e Leon, hanno soggiornato a casa di Milly mentre i due sposini se ne andavano in un lussuoso albergo di Firenze e poi sarebbero partiti per la luna di miele.
    Quando si sono chiusi in camera i due "futuri sposini" io e Leon siamo rimasti in salone a punzecchiarci ancora un po e , invitabilmente, mi sono addormetata sul suo petto sentendomi finalmente a casa come è giusto che sia.
     
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    12 aprile 1913
    Ieri Neige è morto diario, il mio lupacchiotto bianco come la neve ha deciso di lasciarmi sola e di partire anche lui per quel lungo viaggio dopo la vita. Avrei voluto salvarlo, fare qualcosa per renderlo immortale ma Leon non me lo ha permesso, ha insistito perchè affrontassi nuovamente l'esperienza della morte, insegnandomi , a suo dire, a non essere egoista, a lasciare andare cose e persone, animali o oggetti quando è finito il loro tempo. E' strano come nonostante lui tenti sempre di proteggermi, abbia permesso nuovamente alla mia essenza di soffrire, ma forse da un lato non ha torto, infondo nell'intera esistenza anche dopo la morte di un padre, non si impara mai a predere persone ed affetti cari.
    La morte di Neige mi ha fatto ripensare a quando ho deciso di rendere immortale Margot, nell'egoismo più sfrenato e nel baratro della paura, mi sono spinta verso la zona dei maghi senza neanche riflettere, mettendo a repentaglio non solo la mia vita, ma anche la mia reputazione in Nalia.
    Stavolta ho dovuto cedere alla morte: erano piu o meno le 21e30 quando ho notato che Neige non mi ronzava intorno come al solito, se ne stava buono buono sul suo tappeto, con gli occhi chiusi e il suo sbuffare affaticato. Ho avvertito, quasi da subito, che qualcosa non andava, ho avvertito che lui non stava bene. Così,tralasciando la miriade di cose che avevo da fare mi sono seduta per terra, accanto a lui che ha aperto i suoi occhioni azzurri puntandoli sul mio volto, mentre con una mano gli coccolavo la testa dolcemente.
    "ehi piccolino....che hai?"
    ho chiesto in una domanda retorica mentre poggiava il suo grosso muso sulle mie gambe in un'altro sbuffo affaticato. Il suo respiro era affannoso, i suoi occhioni facevano fatica a stare aperti e cosi, spaventata da quella reazione ho avuto l'irrefrenabile istinto di alzarmi e andare a telefonare a Leon. Non so perchè, non so come, so solo che appena presa la cornetta tra le mani e non appena ho sentito la sua voce sono scoppiata in lacrime
    "Leon...Neige sta male...dobbiamo fare qualcosa"
    ho singhiozzato appena mentre dall'altro lato lui mi chiedeva di stare tranquilla e di smettere di piangere
    "arrivo subito petite"
    ha detto con un tono dolce e pacato mentre io tiravo su con il naso e gli dicevo che le chiavi erano al solito posto dietro il vaso di terracotta fuori la porta. Lui ha annuito e poi ha riattaccato, mentre io tornavo da Neige i cui occhi stentavano ancora a rimanere aperti. Mi sono seduta nuovamente sul pavimento, tenendolo in un dolce abbraccio ho continuato a coccolarlo e a baciargli la testa tra le lacrime. Non riuscivo a fermarmi, sentivo solo un gran nodo alla gola stringersi di piu, sempre di piu fino quasi a soffocarmi, fino a farmi scalpitare in petto qualcosa che non ho mai voluto, la paura. Neige, con le sue ultime forze, ha continuato a leccare la mia mano con lentezza, come se assaporasse per l'ultima volta il mio sapore, come se volesse ricordare per sempre la sua cara padrona. E poi? poi la porta si è aperta e Leon ha fatto la sua comparsa in salone scuotendo dolcemente la testa
    "aiutami"
    ho detto solo, tenendo la guancia sulla testa di Neige che ha guaito e ha scodinzolato appena alla vista di Leon. Lui, lentamente, ha tirato la poltrona piu vicino a me, mettendosi alle mie spalle, mi ha tenuta tra le sue gambe mentre rimanevo sul pavimento con Neige accoccolato a sua volta su di me
    "lascialo andare cherie"
    ha detto coccolandomi la testa con una mano, tenendo il suo tono pacato e confortante che non ha però frenato le mie lacrime
    "potrei fare come con Margot....ti prego Leon accompagnami"
    gli ho chiesto sollevando solo la testa verso di lui con il volto completamente bagnato. Lui ha scosso di nuovo la testa, asciugando con il pollice la mia guancia , si è soffermato ad accarezzarmi il naso e il mento
    "no petite...devi lasciarlo andare. Devi imparare che non tutto e non tutti sono per sempre"
    mi ha spiegato ancora chinandosi a baciarmi la fronte. Neige ha guaito nuovamente, come a volermi dimostrare che, ancora una volta, fosse daccordo con quello che lui aveva sempre riconosciuto come il suo padrone. Ho calato lo sguardo, senza dire nulla, baciando la testa di Neige fino a che il suo respiro non si è fermato. Il mio lupacchiotto si è spento tra le mie braccia, e quando il suo cuore ha smesso di battere, quando ogni fibra di lui si è letteralmente lasciata andare, sono scoppiata in un pianto disperato e quasi assurdo. Leon, ancora seduto alle mie spalle, si è chinato su di me coprendomi completamente la schiena e la testa, avvolgendomi nel suo caldo abbraccio ha lasciato che mi sfogassi e tirassi fuori la sofferenza e il dolore che sentivo.
    "non voglio più un animale"
    ho singhiozzato mentre lui sorrideva per le mie parole
    "passerà ma petite"
    ha sussurrato spostandomi i capelli dal volto che si erano completamente appiccicati per via delle lacrime
    "che ne dici di metterlo sotto il cespuglio di rose...in giardino"
    ho aggiunto adagiando la testa di Neige sul tappeto. Leon ha annuito, alzandosi lentamente lo ha avvolto nel suo tappeto color porpora,lo ha sollevato e si è recato in giardino dove ha scavato una grossa buca proprio sotto il mio balcone, sotterrandolo con la delicatezza e la cura che un padre ha con i suoi bambini. Sai diario, infondo anche Leon si era affezionato a Neige, ne sono sicura, e anche se lui non è plateale come me e non riesce a trovare i suoi sentimenti, ho letto in ogni suo gesto il dispiacere per la perdita di quel lupacchiotto. Infondo è stato lui a regalarmelo, ad addestrarlo e ad insegnargli a proteggermi. E' con Leon che ha passato interi pomeriggi in giardino, con lui che ha fatto lunghe passeggiate silenziose, quelle passeggiate che Neige amava tanto, perchè quando lo portavo io al parco era un continuo giocare, rincorrersi e coccolarsi, mentre loro due insieme passeggiavano solo, nessuna parola, nessuna carezza, nessuna coccola o gioco, ma nonostante tutto Neige era l'ombra di Leon fino alla sua partenza, solo a lui obbediva e io ero cosi felice.
    La casa mi appare vuota diario, Margot è stranamente affettuosa stasera, se ne sta sulle mie gambe a lasciarsi coccolare beatamente, lanciando qualche miagolio triste di tanto in tanto. Anche lei si è accorta che Neige non c'è piu, anche lei sembra triste in questo momento ed è forse per questo che ha deciso di passare del tempo con me, sulle mie gambe, per condividere insieme la perdita di qualcuno estremamente importante.





    29 aprile 1913

    Credo che scrivere sia l'unico modo per non far esplodere l'intera casa diario, perchè scrivere mi tiene le mani occupate e ,se sono occupate, evito di puntarle a qualcosa o a qualcuno evitando danni o stragi. Ma sono tutta un fascio di nervi, sono piena fino al collo e sinceramente, non ce la faccio piu. Io ce la metto tutta per fidarmi di lui, ce la metto tutta per tornare ad essere quella di prima, mi sforzo per cancellare qualcosa che non è mai accaduto e di rimediare al pasticcio provocato ma lui che fa? In una sola serata riesce a smontare tutte le mie sicurezze...è assurdo!!
    Ultimamente è stato magnifico con me: mi ha fatto capire che tra noi non è finita, mi ha detto che potevamo essere tutto ciò che volevo non appena le mie paure e le mie incertezze fossero scemate , mi è stato vicino, come ha sempre fatto, mi ha coccolata, protetta, aiutata come solo il mio Leon sa fare, ma varcando la soglia di casa sua ieri ha lasciato nuovamente che le mie paure e le mie fragilità tornassero a galla.
    Mi ero decisa, finalmente mi ero decisa a tornare da lui, con lui, stavolta per sempre, e cosi con un abito rosa indosso sono andata fino a casa sua poco dopo le 21:00, convinta ad esternare ogni mio sentimento, convinta ad ammettere le mie colpe e a dirgli che adesso mi fidavo di lui, che solo lui era l'uomo al quale avrei affidato la mia vita per l'eternità. Ma ciò che ho trovato davanti ai miei occhi non è stato affatto piacevole anzi, credo che Cleo e Alex mi debbano delle spiegazioni visto che per loro tutto ciò che Leon fa è "normale".
    Ti spiego meglio: avevo appena bussato alla porta quando, dal lungo corridoio di casa LeRoy sbuca Cleo sorridente ed allegra
    "ehi...che ci fai qui piccola?"
    mi ha chiesto mentre aggrottavo le sopraciglia incredula e lievemente a disagio
    "sono venuta a trovare Leon...tu piuttosto?"
    ho chiesto entrando e porgendo la mia mantella al magiordomo mi sono inoltrata nel corridoio
    "nulla....Leon e Alex stanno ...come dire....scegliendo delle schiave e io mi diletto con loro"
    ha sussurrato maliziosamente lasciando uscire dal salone due ragazzi che, a dire il vero, non era niente male. Ma la frase "stanno scegliendo delle schiave" non è stata per nulla gradita anzi, mi è salito un nodo alla gola che avrei volentieri fatto esplodere qualcosa in quel momento se Cleo non mi avesse presa per mano e condotta in sala.
    "quindi tu aspetti il tuo uomo che sta provando altre donne Cleo?"
    le ho chiesto lievemente a disagio e visibilmente colpita visto che anche lei, come me è una gran gelosona
    "passi per Leon che non ha una compagna ma....cavoli Cleo, accetti che Alex abbia una schiava di sangue?"
    ho continuato lievemente infastidita non per Alex ma proprio per il concetto. Lei ha sorriso, mettendomi una mano sulla testa come una brava mamma, ha continuato a sorridermi amorevolmente
    "come si vede che sei piccola Luna"
    ha esclamato divertita
    "per i vampiri è normale avere degli schiavi di sangue, non è cosi scabroso come credi dolcino"
    ha continuato prendendo il polso del ragazzo e cominciando a bere ha chiuso gli occhi
    "non dico che sia una cosa scabrosa...dico solo che quando si ha un compagno le schiave di sangue andrebbero abolite. Sono umane Cleo, si innamorano facilmente del tuo uomo e l'unica soluzione per sbarazzartene è ucciderle"
    ho spiegato rifiutando l'altro ragazzo che , quasi ipnotizzato, mi ha mostrato il collo
    "è una questione di principio per me, ho avuto anche io i miei fidanzati , i miei schiavi o semplicemente uomini che spontaneamente si concedevano a me ...ma mai quando c'era Leon. Con lui non avevo bisogno di nessun'altro....come speravo non ne avesse bisogno lui"
    ho concluso sussurrando a malincuore l'ultima frase, lasciando che Cleo si staccasse dal giocane e mi guardasse preoccupata
    "perchè sei cosi preoccupata Luna?"
    mi ha chiesto toccandomi la guancia
    "per nulla Cleo...per nulla"
    ho balbettato appena alzandomi e sistemandomi il vestito ho deglutito
    "oh cavolo...tu sei qui per....non mi dire che hai deciso di ..."
    ha detto lei fermandomi per il polso e guardandomi negli occhi
    "si...sono qui per dirgli che lo amo e che voglio stare con lui, per sempre....ma a quanto pare la situazione non è cambiata Cleo. Non riuscirei ad accettare un'altra donna nella nostra vita, seppur una schiava. E' gia tanto che accetti le sue vittime delle quali mi astengo dal sapere, ma una schiava, la sua schiava che potrebbe liberamente portarsi a letto io....io non ce la faccio, sarebbe come vivere in tre"
    ho spiegato gesticolando e avviandomi al corridoio l'ho visto in lontananza tenere due dita sotto il mento di quella sua schiava indiana, semi nuda e pendente dalle sue labbra. Ma non appena i miei occhi si sono posati su di loro, lentamente le ha detto
    "va pure cherie" e lei si è mossa lentamente verso le sue stanze ancheggiando pericolosamente.
    Io ho stretto i pugni, in una rabbia inaudita che credo abbia invaso chiunque nell'intero edificio: con gli occhi colmi di quella stessa rabbia l'ho fissato per un po e poi mi sono girata andando verso la porta. E' stato proprio li che mi si è parato davanti bloccandomi l'uscita
    "vai gia via cherie? senza neanche salutarmi?"
    ha detto con il suo sorrisino furbo e che amo definire "da schiaffi"
    "hai ragione perdonami....ciao Leon....addio Leon"
    ho detto in fretta e furia tentando di passargli di lato senza alcun risultato, ritrovandomi il suo braccio a bloccarmi
    "non dirmi che sei arrabbiata per la storia della schiava cherie"
    ha esclamato visibilmente divertito ed ironico, quasi con lo stesso tono che Cleo aveva usato poco prima per spiegarmi la normalità delle loro azioni
    "punto primo....io mi chiamo Luna e fin quando avrai intenzione di rivolgerti ad altre donne con l'appellativo di Cherie sei pregato di risparmiarlo nei miei confronti"
    ho quasi ringhiato mettendo le mani sui fianchi visibilmente irritata
    "non mi importa che sia schiava, vampira, umana o animale, finchè chiamerai qualcun altro con quell'appellativo ti pregherei di chiamarmi con il mio nome"
    ho detto ancora mentre lui mi guardava serenamente
    "punto secondo si...sono arrabbiata ...no anzi sono furiosa per la tua voglia di avere sempre donne accanto. Non è possibile...hai me...potresti avere me in qualsiasi momento Leon , non vedo l'utilità di una schiava e ...non ci riesco, non mi entra proprio in testa la vita in tre! Come posso fidarmi di te se, come appena siamo in crisi, ti trovi qualcuno con cui spassartela?"
    ho chiesto ancora gesticolando
    "e non dirmi che non te la porti a letto perchè non ci credo....ti conosco benissimo e non puoi negare che quella li è il tuo giocattolino personale"
    ho sbraitato mentre lui tentava di tapparmi la bocca con un dito
    "sei paranoica cherie...pardon Luna..."
    ha ironizzato con un sorriso sfacciato stampato in volto
    "noi non stiamo insieme, ho tutto il diritto di avere una schiava e di andare con chi voglio"
    ha aggiunto chinandosi su di me
    "e allora non illudermi che tutto potrà tornare normale tra noi, non venirmi a dire che se le mie paure spariscono io e te torneremo ad essere una cosa sola Leon perchè....perchè io ero qui per questo"
    ho confessato quasi urlandogli contro mentre lui sgranava gli occhi appena, sollevandosi dal mio volto ma continuando a guardarmi
    "ero qui per dirti che voglio stare con te, per dirti che ho fatto una stupidagine a mandarti via, ero qui per chiederti se eri pronto a stare con questa testa di rapa per tutta la tua esistenza. Ero qui per vedere il MIO Leon...non il mostro insensibile che chiama una schiava con lo stesso appellativo con il quale si rivolge alla sua donna." ho urlato ancora.
    Lui è rimasto in silenzio lasciandomi ancora parlare
    "non ho mai voluto essere una tra tante....io non volevo essere il pezzo da collezione, io volevo essere il pezzo mancante"
    ho sussurrato mentre all'ingresso faceva capolino Cleo visibilmente a disagio
    "chiamatemi stupida....ditemi che sono piccola e che è nella nostra natura comportarsi cosi. Rinfacciatemi pure le mie mille notti con uomini diversi, ricordatemele pure una ad una....ma mai, giuro che mai ho osato minimamente intromettere qualcuno, schiavo o vampiro che sia, quando ci sei stato tu...anzi ultimamente anche se non ci sei continuo a rispettare il nostro legame"
    ho detto piu calma ma rivolgendomi a tutti e due, guardandoli un po per volta
    "cherie...è solo una schiava"
    mi ha detto Leon fermandomi ancora mentre marciavo verso l'ingresso
    "non ammetto nessuno tra noi, quindi se vuoi scusarmi..."
    ho sussurrato rabbiosa contro il suo muso, aprendo poi la porta e marciando verso casa credo di aver fatto saltare almeno due o tre zolle di terreno al parco. Non so se è giusta la mia reazione diario, non so neanche se un giorno mi pentirò di tutto ciò che ho detto, ma sono sicura di una cosa, che lottare per lui è l'unica cosa che faccio da una marea di tempo.



    6 maggio 1913

    Finalmente il nostro amatissimo Duca ci ha degnato della sua voce e delle sue attenzioni....che onoreeee!! Ok, sono ancora arrabbiata, molto arrabbiata direi, ma vederlo entrare stasera nella sala del Les Plesir e mandare via tutti è stata una gran sodisfazione.
    "il locale stasera rimarrà chiuso per una festa privata"
    ha spiegato all'intero corpo di ballo, compresa me che indossavo una maschera argento con le piume bianche e quindi in quel momento per tutti ero Rose e non Luna. Cosi, quando tutti si sono rivestiti, l'ho fatto anche io, sentendo improvvisamente una piccola scossa lungo il corpo che mi ha fatta voltare di scatto verso la sala. Lui, seduto comodamente su un divano, ha mandato Lucille a chiedermi di raggiungerlo in ufficio non appena mi fossi messa in ordine. Bene, sai che ho fatto? Mi sono letteralmente rispogliata, rimanendo in intimo e prendendo in prestito una delle vestaglie di velo dalla sala costumi, sono salita su in ufficio da lui, bussando con fare deciso, senza alcun timore.
    Quando mi ha chiesto di entrare ho sentito un senso di potenza invadermi completamente, decisa a dimostrargli che posso essere tanto fragile e vulnerabile quanto accativante e seducente. Insomma diario, volevo che Leon si leccasse i baffi pregustando, dopo quasi quattro anni di lontananza fisica, una notte di puro sesso con me, nient'altro.
    Infondo è l'unica arma certa che ho, visto che quando sono totalmente sincera con lui non ci risolvo niente. Fatto sta che mi ha invitata ad acomodarmi sulla sedia difronte alla sua, cosa che non ho fatto visto che sono andata a posizionarmi direttamente sulla sua scrivania accavallando le gambe
    "sono tutta orecchi Leon"
    ho sussurrato fissandolo maliziosamente, mentre lui si allungava dietro di me a prendere una cartelletta contenente un foglio che mi ha dato. Ho cominciato a leggere, una lettura supportata dalle sue parole
    "vedi Luna quest'uomo, Rochard Hemilton è un giovane vampiro che si è venduto ai maghi. Il Capo Nalia ha deciso di ammetterlo in consiglio per studiarlo più da vicino ma....il mio consiglio è farlo fuori prima di entrare nel nostro grembo"
    mi ha spiegato mentre poggiavo il foglio sulla scrivania nuovamente.
    "e dovrei farlo io?"
    ho chiesto tenendo la mano sul legno in modo da essergli completamente sotto il naso, come un buonissimo dolce appena sfornato e che non vedi l'ora di addentare
    "oui...ovviamente con il mio aiuto Luna, sai che non ti lascerei mai fare qualcosa da sola"
    ha risposto puntando i suoi occhi nei miei con una sensualità unica, mentre sulle mie labbra, un dolce sorrisino si accendeva divertito
    "e quando dovrei farlo?"
    ho sussurrato avvicinando pericolosamente le mie labbra alle sue
    "tra circa due ore mademoiselle, l'ho invitato ad assistere ad uno spettacolo privato di Rose e sembrava davvero eccitato e felice di conoscerti. Saremo solo noi tre, tu non devi far altro che ballare, sedurlo e ucciderlo. Io sarò accanto a lui nel caso dovesse reagire"
    mi ha spiegato muovendo le labbra sulle mie senza farle mai toccare
    "una cosa facile quindi"
    ho sospirato girandomi completamente verso di lui, poggiando i piedi ai lati della sua poltrona e chinandomi nuovamente su di lui ho ghignato
    "gia...non dovrai neanche portartelo in camera stavolta"
    ha detto lui baciandomi il mento. Io ho sorriso ancora, indietreggiando con il busto ho puntato le mani sulla scrivania inclinandomi all'indietro
    "peccato...hai escluso la parte divertente"
    ho mugugnato fissandolo per un attimo mentre, lentamente, scendevo dalla scrivania per prendere a camminare verso la porta. Una scossa, una semplice scossa piu intensa della prima mi ha attraversato il corpo, lasciandomi inarcare appena poco prima di aprire la porta e andare via.
    Il resto della serata è stato tutto come i piani: ho ballato, l'ho sedotto, mi sono strusciata contro di lui e, mentre gli stavo cavalcioni sopra l'ho infilzato, ma la cosa è stata piu piacevole del solito. Leon, che fino a qualche attimo prima sedeva accanto all'uomo, si è mosso velocemente alle mie spalle posando le labbra sul mio collo, guidando con la sua mano, la mia mano che affondava il paletto nel petto del vampiro sotto di me. In quell'attimo, in quel brevissimo attimo, tutta la carica di Leon si è riversata su di me, mescolandosi all'omicidio che stavo commettendo in prima persona. Morte e lussuria insieme, un mix perfetto che si è spento quando le sue labbra si sono staccate dal mio collo, e la sua mano ha lasciato la mia che teneva il paletto. Ho ripreso fiato, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio mi sono alzata da sopra quel vampiro morto e mi sono ricomposta, mentre Leon, all'impiedi mi fissava in quell'imbarazzo lievemente intimidita.
    "ottimo lavoro ...petite"
    ha detto lui porgendomi una vestaglia di raso blu, quella che poco prima mi ero sfilata
    "merci"
    ho risposto solo indossandola, aiutata da lui che, nel girarmi , mi ha abbracciata da dietro tenendomi contro il suo petto
    "lasciami"
    ho sussurrato contro voglia, ma lui ha continuato ad annusare il mio collo e i miei capelli inspirando forte
    "hai la tua schiava a casa...puoi consolarti con lei"
    ho detto ancora nervosamente cercando di divincolarmi ma, la sua presa, era più forte del solito
    "smettila di fare la bambina petite...sai benissimo che non è il volersi consolare a spingermi verso di te"
    ha risposto lui facendomi voltare tra le sue braccia, guardandomi con una sincerità impressionante e quasi avvolgente
    "e cos'è allora?"
    ho chiesto continuando a tenere gli occhi nei suoi. Lui mi ha baciata, con una lentezza impressionante, un bacio che è sembrato durare un'eternità, un bacio che è sembrato sapere solo di noi. Poi con la stessa lentezza mi sono staccata dalle sue labbra, allontanando il mio corpo dal suo non ho avuto neanche il coraggio di guardarlo
    "lo sai che ti amo vero?"
    ho sussurrato indietreggiando,mentre lui avanzava verso di me con fare deciso
    "voglio solo non doverti dividere con nessuno Leon"
    ho detto ancora fermandomi, lasciando che le sue braccia mi raggiungessero nuovamente per stringermi
    "come vuoi cherie"
    ha detto lui baciandomi la testa, lasciandomi andare in camerino a cambiarmi e lasciandomi tornare casa. Mi manca diario, mi manca come l'aria, ma non sarò mai la sua bambola tra tante bambole.
     
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    20 giugno 1913
    Le cose tra me e Leon continuano a non cambiare diario o almeno sembrano viaggiare sul binario della stabilità: lui è cordiale con me, io lo sono con lui e ad essere sincera negli ultimi tempi tento di provocarlo sempre meno. Non è un caso che quando vengo convocata in ufficio al Les Paisirs io sia sempre perfettamente vestita ed in ordine, non è un caso se in Nalia lavoriamo a debita distanza e se cerco di concentrarmi solo sul nostro progetto, non è nemmeno un caso che mi rechi a casa sua solo per qualche riunione ufficiale, con uno dei nostri collaboratori che, il più delle volte ,si preoccupa anche di riportarmi a casa. Non mi sto arrendendo diario, non credo che lo farò presto, ma ormai credo sia opportuno che il tempo faccia il suo corso, che i miei istinti si diano una calmata e che mi passi quel senso di rabbia e disagio che avverto ogni qual volta realizzo che a casa lui ha una schiava di sangue. A dire il vero credo che siano più di una visto che, ultimamente, mi è stato riferito che quasi non si allontana più dalla sua villa se non per venire in Nalia o al Les Plaisir. Molti, i malpensanti, credono addirittura che Rose sia la sua compagna stabile, molti altri giurano di averla vista entrare ed uscire da casa sua ad ogni ora della notte. Se non fossi io stessa Rose sarebbe per me davvero difficile pensare che tutto quel che la gente racconta è una gran menzogna e questo, ancora una volta, mi porta a riflettere su quanto io mi fidi di Leon. Eppure, quando si tratta di lavoro, riesco a lasciarmi andare completamente alle sue decisioni, siamo sempre in sintonia per quanto riguarda il consiglio o per il locale anzi, probabilmente, credo che nel campo lavorativo lui sia stato il miglior maestro che abbia mai avuto. Ho imparato a fare con lui le cose con più calma, un pò per volta e nel modo giusto, senza lanciarmi troppo a capofitto nelle cose e senza lasciarmi trascinare dall'entusiasmo, almeno non troppo. Ma per quanto riguarda i nostri sentimenti, o sarebbe meglio dire i miei sentimenti, non riesco a lasciarmi andare completamente a lui e a fidarmi ciecamente di Leon come uomo. Un pò di giorni fa riflettevo al telefono con Cleo riguardo gli schiavi di sangue e a mente fredda, probabilmente ho capito quello che cercava di dirmi, quello che lei pensa realmente riguardo tutta questa storia: gli schiavi di sangue sono un pò una cultura nel nostro mondo e,proprio per questo, non sembrano suscitare poi così tanto scandalo agli occhi dei più anziani anzi, come Cleo mi faceva notare, è quasi strano che un vampiro vecchio di 500 anni come Leon non ne abbia sempre una.
    Le parole di Cleo, per quanto rassicuranti, non hanno completamente spezzato il pregiudizio che ho nei confronti di questa pratica e quindi continuo a pensare che uno schiavo o una schiava di sangue siano utili e giusti solo se non si possiede un compagno fisso. Leon, come Cleo e come Alex dopotutto, non hanno mai creduto realmente di poter trascorrere l'eternità con un compagno fisso accanto, semplicemente perchè il tempo ha insegnato loro a lasciar andare le cose in modo semplice, senza rimpianti, senza rimorsi, senza ferite. Per loro, come per mio padre, è normale perdere gli altri e questo probabilmente perchè , a differenza mia, sono stati abituati nella loro lunga esistenza a perdere affetti, amori, amicizie, sentimenti ed anima.
    Al cospetto dei giganti nella mia vita posso solo abbassare il capo e asserire che, probabilmente, ho tante cose ancora da imparare sulla nostra razza, su di me e su quella scintilla che giace nel mio petto.

    1 luglio 1913
    Ieri, caro diario, è accaduta una cosa che mi ha spiazzata completamente! Sono così meravigliata di me stessa, così serena e allo stesso tempo incredula che mi guardo allo specchio stasera e nemmeno mi riconosco. Cleopatra ed Alex, una settimana fa, erano tornati a Bordeaux per comprare casa qui e per stabilirsi in città in via definitiva. Pare che Alex abbia bisogno di interessarsi alla politica interna e che il testimone adesso passerà a Leon il quale, a differenza di Cleo, lo istruirà su cose "più importanti", almeno come mi hanno riferito. Dire che ero felice è poco e così, come è nelle mie corde, ho proposto a Cleo di dare una piccola festa intima per inaugurare la villetta che personalmente avevo scelto per loro e che avevo fatto arredare in un battibaleno. Prima sarebbe stata pronta, prima avrei avuto Cleo ad un soffio da me. Così, ieri sera, intorno alle 19:00 mi sono alzata e sono filata in bagno a rilassarmi un po' prima di recarmi da Cleo con una puntualità impressionante. Quando alle 21:00 precise ho suonato alla sua porta e mi sono accomodata togliendo la mantella, mi ha guardata stranita esclamando
    "sei malata?"
    L'ho guardata aggrottando le sopracciglia, mentre mi sistemavo con le mani la parte anteriore della gonna del mio vestito color carta da zucchero, molto corto sul davanti e con una lunga coda in tulle che sfiorava il pavimento.
    "come potrei esserlo?"
    le ho risposto mutando la mia espressione come se fossi divertita dalle sue parole.
    Lei si è avvicinata scrutandomi e non appena di fronte a me ha preso a sistemarmi i capelli sciogliendomeli e appuntandoli su un lato con una rosa bianca che aveva sfilato via da un vaso
    "non è da te legare i capelli ne arrivare in anticipo"
    mi ha semplicemente detto mentre abbassavo lo sguardo e il suo schiavo di sangue si faceva avanti rimanendo a qualche passo da lei
    "Non mi andava di essere me"
    le ho risposto e lei, di pronta risposta, mi ha pizzicato una guancia in un modo così dolce da farmi sorridere.
    Quando mi sono accomodata in salone sul divano, accanto ad Alex sedeva una giovane ragazza dai capelli neri e gli occhi color nocciola. Il battito del suo cuore, più veloce rispetto a quello dell'altro ragazzo, mi ha fatto inevitabilmente puntare gli occhi sul suo collo mentre sentivo i canini farmi male.
    Alex mi ha scrutata, si è alzato e mi ha presa per un braccio facendomi volta e conducendomi al bar a detto sottovoce
    "da quanto non cacci scheggia?"
    L'ho guardato, con aria perplessa e gli ho risposto che era passata solo un'ora dal mio ultimo pasta ma che, stranamente, il cuore della sua schiava mi aveva fatto uno stranissimo effetto e che sentivo i canini smaniare per poter affondare nel suo collo. Alex mi ha allungato il bicchiere, poi mi ha guardato serio e ha ripreso il mio braccio portandomi in giardino
    "Bene...può rimanere il nostro segreto?"
    mi ha detto, mentre lo guardavo ancora stranita in cerca di una qualche risposta. Perchè Cleo non doveva sapere di quella sensazione?
    Quando ho chiesto ad Alex cosa mi stesse succedendo si è seduto su una panchina molto distante da casa e ha cominciato a sussurrare
    "Vedi Lu si dice, ma non so' se sia vero o meno, che gli Enfants ad un certo punto della propria vita diventano più...incontrollabili. Molti asseriscono che lo siano da cuccioli, si insomma eri molto piccola quando involontariamente hai ucciso Tilde, ma quegli stessi "cultori della nostra razza affermano che questa efferatezza si ripresenti tra i 60 e i 100 anni, per un breve periodo di tempo e che se non soddisfatta può...condurli alla pazzia. Se Leon e Cleo dovessero ... si insomma lo sai come fanno con te e io credo invece che questa cosa sia tua, solo tua! Ci sono passato un anno fa e la presenza di Cleo non ha fatto altro che snervarmi piuttosto che aiutarmi davvero."
    Quando Alex ha smesso di parlare mi ha preso la mano per riportarmi con i piedi sulla terra mentre, la mia testa, viaggiava ormai oltre le parole da lui pronunciate.
    "Quindi Luna credo che, anche se non vuoi, devi tornare subito in città a cacciare!Hai ancora un ora prima che arrivi Leon e se ne accorga, prima che Cleo ti chieda cosa hai e prima di fare una strage in quella stanza stasera visto che, anche Milli e Francesco ora hanno degli schiavi di sangue"
    A quelle parole credo di essere schizzata su dalla panchina con una velocità assurda. Non volevo rovinare la festa a quei due, non volevo creare disagi, non volevo far preoccupare Cleo, non volevo che Leon si accorgesse di questo. Così, dopo aver baciato la guancia di Alex, lui è tornato dentro inventandosi la scusa che ero scappata un attimo a casa poichè, maldestramente, mi ero versata il cognac sul vestito. In quell'ora mi sono nutrita di due uomini, quasi contemporaneamente, poi sono tornata a casa mi sono cambiata, indossando un abito bianco molto semplice. Dal taglio a fascia aveva il corpetto ricamato da piccoli fiori tono su tono, la gonna di seta invece scendeva semplice sui fianchi fin giù sul pavimento lasciando che il profondo spacco mettesse in risalto la coscia e l'anca sinistra. Nei capelli, sciolti, portavo la rosa che Cleo poco prima mi aveva dato e intorno alle 22:00 ero nuovamente in quella casa. Quando Cleo mi ha vista, di nuovo, mi ha scrutato e ha storto il naso sospettosa
    "Potevi attingere dal mio armadio piccina"
    L'ho guardata per un attimo e fulminea ho calato lo sguardo
    "Si...scusa...io"
    ho balbettato mentre lei mi sollevava il volto e mi scrutava
    "Qualcosa non va?"
    Ho solo scosso la testa e ho sentito la sua mano passare sulle mie gote che, per la "grossa abbuffata" erano di un rosa candido e delicato facendomi apparire quasi umana
    "Ne riparleremo"
    ha solo detto mentre mi prendeva per il braccio ed entravamo nel salone. Il mio sguardo si è posato subito su Milly che, nel vedermi, mi è letteralmente saltata al collo esclamando
    "Sei...sei così bella..."
    Ho riso di gusto mentre, con una mano, stringevo quella di Francesco lanciandogli un'occhiata di intesa
    "voi due non siete da meno...mi siete mancati"
    In tutto quel trambusto non mi ero soffermata a guardare ne gli schiavi di sangue dei miei due amici, ne Leon che sedeva su una poltrona bordeaux con la sua schiava ai piedi. Quando ho lasciato Milly mi sono accorta che ero l'unica ad essere sola ma, stranamente, quella sensazione non mi ha ne turbata ne messa a disagio. Mi sono accomodata sul divano, ho salutato Leon con un cenno del capo e ho trascorso una piacevolissima serata in compagnia dei miei amici, senza nemmeno badare al fatto che lui, di tanto in tanto, fosse affettuoso e protettivo nei confronti di quell'umana. Mi sono sentita come se, permettimi l'azzardo, Leon non fosse in quella stanza, che l'uomo seduto su quella poltrona fosse il Duca LeRoy che da piccola ci veniva a trovare a casa e per il quale provavo solo un sentimento di profondo rispetto. E forse per il mio atteggiamento, probabilmente per la serenità che traspariva da me, Cleo ha continuato a guardarmi come se non fossi io, come se davanti a lei ci fosse un'altra persona.
    Sono tornata a casa prima degli altri, quando ho sentito pulsare nuovamente i canini, mi sono congedata dicendo che dovevo passare prima al locale per sistemare alcune cose.
    Sono fiera di me diario, sono fiera di aver saputo gestire egregiamente la sua presenza.

    5 luglio 1913
    La fame si fa sempre più forte e ieri, mentre ero in Nalia, la sensazione di dover uscire di li ad uccidere qualcuno si è fatta insostenibile. Fatto sta che Leon si è accorto che qualcosa in me non andava e mi ha scaricato addosso piccole scosse del suo potere che mi hanno permesso di non saltare su dalla sedia ed uscire come una scheggia dalla sala prima della fine della riunione. Quando il Capo Nalia ha sciolto la seduta ho preso velocemente le mie cose e sono uscita di li per prima, tenendo i fogli stretti al petto, artigliandoli con le mani.
    Non appena ho varcato il portone del palazzo un forte odore di umano mi ha invaso le narici, costringendomi a deglutire e a frenarmi per tornare a casa e mettere al sicuro i miei documenti. Solo che li, una volta attraversato il giardino, ho trovato Leon sulle scale di casa che fumava tranquillamente
    "Ehi...non...è successo qualcosa?"
    gli ho chiesto fremendo per entrare
    "No"
    ha risposto, prendendo dalle mie mani i fogli che stringevo e cominciandoli a spulciare ha tirato via un foglio mostrandomelo
    "hai dimenticato di darmi questo in riunione Luna"
    ha continuato, riponendolo nella sua cartellina mentre io aprivo la porta di casa
    "Ah si...perdonami deve essermi sfuggito"
    ho aggiunto rimanendo sulla porta di casa con un sorriso forzato in volto mentre, i miei canini, cominciavano a pulsare più di prima
    "Come mi sei sfuggita tu prima in Nalia"
    ha replicato accendendosi una sigaretta. Gli ho sorriso e posando velocemente i fogli sul tavolo dell'ingresso ho richiuso la porta e sono scesa giù dalle scale andando verso il giardino
    "Esci?"
    mi ha detto seguendomi
    "si...devo passare al locale"
    ho aggiunto, senza voltarmi verso di lui mentre sentivo i miei occhi mutare e i miei denti snudarsi come per attaccare. Ero un mix di emozioni in quel momento, sentivo di poter far del male a chiunque mi fosse capitato a tiro, anche lui
    "Non hai nulla da fare al locale"
    ha detto affiancandomi mentre giravo il volto per non guardarlo dritto negli occhi
    "c'è sempre da fare al locale per me...quindi"
    E' solo a quel punto che, la sua mano, ha afferrato il mio polso con tanta di quella forza da provocare in me un ringhi sordo e gutturale. Nei suoi occhi, per un attimo, ho visto il mio volto e quando li ha sgranati ho scorto meglio quali fossero le mie condizioni: due occhi bordeaux, infimi e crudeli, i canini snudati e il volto intriso di follia
    "Cheri"
    ha detto lui mentre deglutivo
    "da quanto non cacci?"
    mi ha detto tenendomi stretta per il polso
    "Due ore"
    ho solo risposto mentre ogni parte di me cercava di divincolarsi da quella morsa tanto fastidiosa. Alla mia risposta Leon ha sgranato ancora più gli occhi e mi ha avvicinato al suo volto facendosi serio, quasi arrabbiato
    "Da quanto va avanti questa storia eh?"
    mi ha ringhiato, mentre dalla mia gola si levava un ringhio come di sfida
    "E a te cosa importa?"
    ho ribattuto duramente. Lui, in un solo istante, ha mutato il suo volto e i suoi occhi sono diventati due pozzi neri. Ha ringhiato più di me, affondando le sue unghie nel mio polso per tenermi ancora più stretta
    "Non ringhiare Luna...non farlo""
    ha detto, poi mi ha mostrato i denti e ha continuato con un tono così gelido che un essere umano sarebbe morto dal terrore
    "Avresti dovuto informarmi di quello che ti accade semplicemente perchè avrei potuto aiutarti un pò di tempo prima, anzi probabilmente con il mio aiuto e il mio potere avresti potuto tranquillizzarti e gestire meglio la situazione ma, come vedo, vuoi fare sempre di testa tua mon peu têtu! Se in consiglio se ne accorgono..."
    "Il consiglio non se ne accorgerà"
    ho ribattuto subito tirando ancora il polso che lui teneva serrato nella sua mano
    "e adesso lasciami ... per favore"
    ho mugolato quasi con le lacrime agli occhi. Lui, in un solo istante ha mutato nuovamente i suoi occhi che sono tornati sereni, ha avvicinato le labbra al mio polso e ne ha leccato il sangue che colava allentando la presa
    "Non dare nell'occhio"
    mi ha detto, pulendosi la mano sporca del mio sangue mentre si allontanava. Io, sono schizzata in città e ho fatto un lauto pasto, con lo sguardo di Leon stampato ancora nella mente.
     
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    7 luglio 1913
    La situazione è diventata insostenibile. Ogni giorno ho bisogno di più sangue, ogni giorno che passa ho bisogno di nutrirmi sempre di più. Cosi ieri sera ho deciso di chiedere aiuto ad Alex anche se non c'è stato bisogno di alcuna richiesta esplicita. Eravamo tutti al locale. Leon intratteneva importanti ospiti in ufficio e io mi ero appena esibita. Sembravo star meglio ma, d'un tratto, il battito di un cuore ha attirato la mia attenzione. Non so come ma, improvvisamente, mi sono ritrovata a fissare una bellissima donna dai capelli color rame, un'umana catturata probabilmente con l'inganno dal vampiro che continuava a riempirla di complimenti. Poi Alex mi si è parato davanti porgendomi l'ennesimo bicchiere di cognac che ha fatto tintinnare davanti ai miei occhi riportandomi alla realtà
    "Sta accadendo ancora!"
    mi ha canzonata, prendendomi sotto braccio mentre Cleo ci guardava straniti
    "E' insopportabile"
    gli ho sussurrato mentre buttavo giù il cognac e cercavo di non focalizzarmi sulla mia vittima
    "Sai una cosa? E' che... non capisco perchè continuo a vederla come una cosa sbagliata! Infondo sono un vampiro, è nella mia natura cacciare ed uccidere no?"
    ho continuato sentendo l'irrequietudine svanire poco a poco.
    "Non è sbagliato scheggia, è pericoloso"
    ha sussurrato
    "Il tuo odore non è ancora cambiato ma vedrai che presto tutti i vampiri in circolazione ti punteranno gli occhi addosso e a quel punto sia Cleo che Leon se ne accorgeranno, in special modo Leon"
    ha detto ancora sottovoce lasciandomi per un attimo senza parole
    "cosa?...perchè soprattutto lui?"
    ho chiesto scrutandolo in volto
    Lui si è fermato davanti a me dando le spalle a Cleo e mi ha mostrato un bel sorriso, invitandomi a fare la stessa cosa
    "Luna sei nella fase in cui il corpo di una vampira matura dunque il tuo corpo non solo sta finalmente stabilendo i suoi ritmi di nutrimento ma...ehm ecco...si prepara ad essere fecondato per la prima volta! E' un pò come .... beh come il periodo degli amori per gli animali ma agli Enfants capita tra i 60 e i 100 anni e può durare da qualche mese a qualche anno, nessuno può saperlo! Il tuo odore diventerà una calamità per tutti e la brama di sangue potrebbe farti perdere il senno... io ho tentato di attaccare Cleo in preda agli ehm...ormoni?"
    ha detto, storcendo il naso mentre io annuivo e tentavo di metabolizzare la situazione
    "Capisco"
    gli ho solo risposto mentre lo prendevo sotto braccio e tornavamo da Cleo.
    E adesso sulla mia scrivania ho un indirizzo inviatomi da Alex
    Parigi....chiedi di Gerard, lui è l'unico che ti può aiutare è la frase che conclude il biglietto di Alexander. In questo momento diario lasciare la Nalia sarebbe come abbandonare la nave della quale sei il capitano, ma nulla mi vieta di scovare Gerard, incontrarlo e pagargli una lauta sonna per farmi seguire da vicino, senza destare sospetti. Profilo basso, come dice Leon, e cose fatte con calma. Il tempo farà il resto

    Dal luglio 1913 al dicembre dello stesso anno Luna prende una pausa dalla Nalia asserendo che ha un progetto da realizzare a Parigi visto che adesso le cose in città stanno filando per il verso giusto. Poi torna a Bordeaux informando sia Cleo che Leon della sua prima linea di abiti. Invia un abito a Cleo, uno ad Alex e uno a Leon, allegando un abito da donna per l'eventuale "compagnia" del Duca. Li invita per la sera della vigilia di Natale sottolineando nella lettera inviata a Cleo che "è l'occasione per stare insieme e per....i regali". Quella sera del 24 dicembre tutti scopriranno il reale motivo del suo allontanamento



    26 dicembre 1913
    Viste le ultime due notti posso ritenermi soddisfatta di me stessa.
    "Occhi fissi sull'obbiettivo", come dice Gerard e pare che io ci stia davvero riuscendo.
    La sera del 24 i miei amici sarebbero stati a casa mia, una riunione di famiglia visto l'argomento del quale avrei dovuto parlare.
    Avevo fatto l'albero!
    Bordeaux mi riporta ad essere un po' bambina e a volte mi immagino che mio padre sia li a guardarmi orgoglioso di me, felice per quell'albero di Natale che lui amava tanto. Ho indossato un abito color blu notte, molto semplice e di una bellezza disarmante. Avevo appena cacciato, in realtà mi ero nutrita con l'aiuto di Gerard per mantenere il controllo.
    Sono nella fase in sui il mio corpo in maturazione non ha ancora ben deciso di quanto sangue ho bisogno e dunque potrei saziarmi con una sola vittima o con un centinaio.
    Gerard dice che bisogna mantenere un certo equilibrio e che, nella mia esistenza, almeno una volta all'anno come vampira sarò "in calore" e che se non imparo a gestirmi adesso in futuro potrei essere ingestibile ogni volta!
    Quell'abito blu sulla pelle rosea faceva un bellissimo contrasto, lo stesso che nel salone facevano i cristalli sulla stoffa delle tende, lo stesso che i bicchieri di cristallo facevano sul piccolo tavolino addobbato a festa. I capelli sciolti, ora più lunghi vista la mia "crescita"e più lucenti sembravano fatti dello stesso materiale dei diamanti che portavo nelle tempie per tenere almeno un lato della folta chioma lontana dal viso.
    A Cleo avevo inviato un abito di un particolare verde smeraldo con sottilissimi fili color oro, ad Alex un completo grigio di raso, a Leon un abito di velluto blu scuro, con una camicia bianca e una cravatta dello stesso blu del mio vestito. Per pura forma di cortesia avevo inviato un abito anche alla sua eventuale "compagnia", una compagnia che non aveva quando si è recato a casa mia. E' stato Gerard ad aprire loro la porta lasciandoli per un attimo di stucco: Cleo e Leon sanno bene chi è Gerard, Alex meglio di chiunque altro sapeva che quell'uomo era li, in casa mia. Per un attimo, io che ero dietro l'anziano vampiro,ho scorto quasi timore negli occhi dei miei amici, poi ho visto Leon porgergli la mano e stringerlo in un caloroso abbraccio. E' stato solo in quel momento che Gerard mi ha fatto cenno di avvicinarmi e Leon , senza nemmeno guardarmi, ha passato una mano sulla mia testa come Alex mentre Cleo mi ha baciato la fronte accomodandosi nel grande salone.
    Sono rimasta in silenzio mentre tutti si accomodavano e Gerard serviva loro dei bicchieri intavolando il discorso
    "La maturazione per una vampira è un passaggio devastante! A differenza di noi maschi rischiano di essere attaccate per il loro particolare odore e sono maggiormente incontrollabili visti i cambiamenti definitivi nel loro corpo! Oserei dire che nel caso degli Enfants anche la forza delle donne aumenta. Cleo tu sei una donna, anche tu ci sei passata ma, dovete capire che per gli Enfants la cosa diventa molto più rischiosa. Sono figli dell'evoluzione e non sono rari i casi in cui i maschi abbiano perso il senno e le femmine abbiano attaccato maschi più forti che le hanno uccise. Non sappiamo ancora tante cose su di loro ma, come ci dimostra Alex, il periodo di maturazione può essere superato egregiamente se ci si impongono regole....vero cheri?"
    ha spiegato mentre Leon quasi lo fulminava per avermi chiamata in quel modo. Gerard, senza scomporsi, lo ha guardato intensamente e ha allungato una mano verso di me che gli porgevo la mia
    "LeRoy?"
    ha detto con tono duro ma deciso
    Leon ha abbassato lo sguardo per una frazione di secondo, poi lo ha alzato e ha puntato gli occhi nei miei che continuavo a stringere la mano di Gerard.
    "Non volevo non parlarvi della situazione, volevo solo cavarmela da sola! Alex lo ha capito prima di tutti e mi ha aiutata. Andare a Parigi è stata l'unica soluzione visto che...visto che tu non potevi aiutarmi"
    ho detto in un sol fiato rivolgendomi a Leon che continuava a guardarmi calmo e a fumare la sua sigaretta
    "Avrei potuto farti del male Cleo , potrei ancora fartene in verità e tu ... tu Leon ecco..."
    ho concluso non riuscendo più a sostenere il suo sguardo ho lasciato la mano di Gerard e mi sono alzata andando verso la finestra
    "Non intendevo essere un peso per nessuno, non intendevo dipendere da nessuno e non intendevo coinvolgervi tutti in un problema che è mio...solo mio"
    ho continuato sentendo Cleo alzarsi e prendermi per le spalle per potermi guardare in volto
    "Hai fatto bene"
    ha detto e io ho spalancato gli occhi incredula della sua approvazione
    "Gerard è l'unico che può aiutarti....è ancora sotto il tuo potere?"
    gli ha chiesto mentre lui annuiva con fare deciso
    "Questo vuol dire che non puoi fare del male a nessuno in questa stanza piccola mia...e gli uomini qui presenti sono capaci di un forte autocontrollo per cui il tuo odore non sarà per loro di alcun fastidio"
    ha detto ancora guardando Alex che annuiva. In effetti tra tutti gli uomini presenti è il più giovane, l'unico che aveva stampato in mente solo l'odore di Cleo e non sapeva quanto potesse essere devastante l'odore di una Enfants in maturazione. Eppure appariva sereno.
    La serata è trascorsa tranquillamente e Gerard mi ha fatto il regalo migliore che io potessi mai desiderare. Si è allontanato in giardino con Leon lasciando me, Cleo e Alex sotto il gazebo a sorseggiare ancora un pò di rum quando, nella mia testa, ha fatto irruzione la voce di Leon
    "Cleo...cosa?"
    le ho detto, portandomi le mani alle tempie. Lei si è avvicinata a me, mi ha guardata e mentre le spiegavo che sentivo nella testa la voce di Leon lei ha sorriso dandomi un bacio
    "Gerard.....ha il controllo su tutti i vampiri e conoscendolo c'è qualcosa che vorrebbe farti ascoltare, lascialo fare"
    ha continuato mentre lei e Alex si alzavano e tornavano dentro. Poi nuovamente la voce di Leon
    "per quanto tempo intendi tenerla ancora sotto il tuo controllo?"
    "ancora qualche mese Leon....Luna è molto particolare" gli ha risposto l'anziano vampiro mentre una sorta di ringhio si sollevava dalla gola di Leon
    "Dovresti avvicinarti a lei LeRoy"
    "Non...non posso! E' incontrollabile, ingestibile, testarda, cocciuta, affrettata, disorganizzata e ..."
    ha detto lasciando cadere la frase mentre sentivo la risata di Gerard
    "... giovane, bellissima, intelligente, fantasiosa e dannatamente invitante ora. Per di più credimi se ti dico che non c'è sentimento più vero nei tuoi confronti, in questi mesi nella sua mente non ho fatto altro che trovare il tuo nome Leon, nessuna donna ha mai provato quello che lei prova per te vecchio testardo! Dunque o la tieni stretta adesso o...credo che dopo la maturazione se tu dovessi allontanarti non sarebbe più la stessa. Devi scegliere LeRoy, o con lei per sempre o senza di lei...per sempre"
    Poi il nulla!
    Leon è tornato dal giardino con Gerard che mi ha baciato la fronte e mi ha lasciata da sola con lui che , mentre cominciavo a parlare, ha posato il suo dito sulla mia bocca fissandomi intensamente
    "Sei bellissima"
    mi ha detto, mentre prendeva una sedia e si accomodava proprio di fronte a me tenendo le mie gambe tra le sue leggermente divaricate
    "e non posso esattamente sapere come ti senti cheri ma...so come mi sento io! Il tuo odore....non pensavo sarebbe stato così devastante"
    ha detto ancora staccando il dito dalle mie labbra mentre accennavo un sorriso
    "mi hanno detto che..."
    "sa di rosa bagnata"
    ha continuato lui cercando il mio viso con la mano. A quel contatto ho chiuso gli occhi sentendo l'ardeur vibrare appena sotto la sua pelle come se dovesse esplodergli la mano.
    "Scusa"
    ho sussurrato mentre riaprivo gli occhi e mi rivolgeva ancora un tenero sorriso
    "Non è colpa tua cherì...è la natura! Sei sotto il controllo di Gerard adesso quindi non preoccuparti non mi farai del male e io non ne farò ne' tenterò di farne a te ma petite rose. Ho imparato a controllarmi molto tempo fa e nel mio caso la maturazione non durò più di un mese visto che decisi di dedicarmi fin da subito al mestiere di ... sicario"
    ha detto mentre staccava una mano dalla mia guancia e mi porgeva una sigaretta già accesa.
    "Uccidere è stato il mezzo di sfogo ma come sottolinea il nostro amico...per le donne è più difficile!"
    ha concluso, prendendo a fumare anche lui. Io non sapevo cosa dire, mi sentivo come se il mondo fosse immerso sott'acqua e le parole mi arrivassero ovattate dall'esterno. Poi ho attuato il piano che con Gerard avevo escogitato per capire in definita se Leon provasse ancora qualcosa per me
    "Mi ha chiesto di sposarlo"
    ho detto tutto d'un fiato
    "Mi ha...chiesto di diventare sua moglie nel caso in cui tu....noi non"
    ho bofonchiato spegnendo la sigaretta e alzandomi ho tentato di andar via invano visto che la sua mano ha afferrato la mia
    "Cheri...no"
    ha sussurrato mentre io non mi voltavo a guardarlo per evitare i suoi occhi nei miei
    "ho già detto di si Leon"
    ho concluso mentre mi allontanavo da lui lasciando cadere qualche lacrima l'ho sentito lasciare casa mia in un ringhio sordo.
    "Occhi fissi sull'obbiettivo" ho continuato a ripetermi ... poi mi sono addormentata nelle braccia di Gerard.

    La notte seguente mi sono risvegliata molto tardi. Era il 25 dicembre e dal piano di sotto la voce di Cleo e di Alex rompevano il silenzio che ormai aleggia in questa casa da quando Gerard è con me. Ho guardato per un attimo il soffitto ripensando a quello che avevo detto a Leon quando, senza che me ne potessi accorgere, Gerard era nuovamente disteso accanto a me
    "Ha funzionato"
    mi ha detto, mentre lo guardavo con aria perplessa e mi tiravo su sedendomi al centro del letto
    "Cleopatra mi ha appena riferito che la scorsa notte ben 12 maghi hanno perso la vita e ...indovina un po' chi è stato?"
    mi ha detto sarcastico mentre sgranavo gli occhi incredula
    "No?!"
    ho sussurrato incredula
    "Oh si e ti conviene alzarti, vestirti e scendere con me prima che arrivi Leon se vogliamo interpretare ancora la parte della coppietta felice"
    mi ha canzonata, lanciandomi sul letto un abito rosso a pois neri, con un profondo scollo a barca e una lunga gonna che avrebbe coperto le scarpe. Quando sono scesa Leon era già li e come da piano, sono andata a sedermi sul bracciolo della poltrona sulla quale Gerard era accomodato. Dopo qualche battutina con Cleo e Alex ho guardato Leon con aria serena
    "Mi hanno riferito che sono morti 12 maghi la scorsa notte Leon...notizie dalla Nalia?"
    ho chiesto mentre mi accendevo una sigaretta
    "Me ne sto già occupando cheri .... ora tu dovresti solo pensare a "
    ha detto mentre lo interrompevo con veemenza
    "Dovrei pensare alla Nalia Leon, a Bordeaux, al Les Plaisir e alla mia collezione di abiti nonché al Dance Macabre!E dovrei farlo perchè non sono malata...sono solo vulnerabile in questo momento e per mia fortuna nel corso della mia esistenza sarà l'unico momento in cui lo sarò davvero...quindi Duca LeRoy intendo avere una relazione completa sulle morti dell'altra notte perchè è mio compito informare le altre comunità all'estero di quanto accaduto e aiutare la Nalia nella ricerca del colpevole, sperando che quest'ultimo non sia una minaccia per noi! Cosa sappiamo del carnefice? Se fosse un mago che cerca di depistarci? O se fosse un vampiro fuori controllo? Dobbiamo tutelarci"
    Credo che in quel momento Cleo si sia illuminata per tanta determinazione e Leon ha solo accennato un si con il capo mentre guardavo Gerard sorridendo
    "Si mon amour hai ragione è tuo compito tutelare questa città...non so come farò a riportarti a Parigi vista la veemenza con la quale difendi casa tua"
    ha detto il vecchio vampiro baciandomi una mano, mentre Leon si alzava aggiustandosi la giacca e spegnendo la sigaretta ha detto
    "Bene....se volete scusarmi ora devo scappare al locale"
    Tutti lo abbiamo salutato e quando è andato via Cleo e Alex mi hanno confessato che sono a conoscenza del piano di Gerard e credono che sia l'unico modo per stanare in via definitiva i sentimenti di Leon per me. Eppure diario, per quanto sembri funzionare, sono due notti che Leon non viene a farmi visita, due notti che io e Gerard prepariamo l'atto finale di questa commedia.

    1 gennaio 1914
    Sono accadute così tante cose in queste notti, diario, che non saprei davvero da dove cominciare. Il giorno 30 dicembre, quando mi sono risvegliata, il mio odore era svanito! Il mio periodo di maturazione è durato 5 mesi e ha completamente cambiato il mio aspetto: i miei capelli ora sono lunghi fino al sedere, molto lisci alla radici e terminano con dei boccoli meravigliosi e ben definiti. I miei occhi sono di un meraviglioso verde smeraldo quasi ipnotico e la mia pelle è nuovamente candida come il marmo. Quando mi sono ridestata è stato Gerard a informarmi che il peggio era passato, è stato lui a portarmi a caccia facendomi notare come fossi in grado di controllarmi perfettamente e come, la mia voce, fosse diventata più decisa e persuasiva anche nei confronti delle mie vittime. Da quando avevo conosciuto Gerard eravamo entrati subito in sintonia ma, con un vampiro come lui, tutti quelli come me si sarebbero sentiti dannatamente bene. Gerard è un antico, non so nemmeno se sia quello il suo vero nome, ma ha 1000 anni e la sua missione è stata sempre quella di aiutare gli altri nel periodo della maturazione visto il suo potere. Lui può controllare le menti, può così insegnare con calma ai giovani vampiri come comportarsi semplicemente improntando lo schema comportamentale nella mente degli altri. Il suo potere, come dice lui, potrebbe essere devastante e l'unico neo è che "soggiogare" più persone insieme non gli è permesso visto il dispendio di energie.
    Fatto sta che sono guarita e con la complicità di Cleo e di Alex abbiamo messo in atto l'ultimo atto della nostra recita. Il 31 dicembre, come sempre, in Nalia si tiene la consueta festa per la fine dell'anno ed è proprio li che abbiamo colpito.
    Ti racconterò tutto con calma diario
    Siamo arrivati al palazzo della Nalia in perfetto orario: Gerard indossava un abito nero classico, io allo stesso modo un abito interamente in pizzo che lasciava scoperta la schiena sotto i lunghi capelli color cioccolato lasciati totalmente liberi. Trucco leggero e tacchi alti, abbiamo fatto il nostro ingresso nel salone delle feste accolti dal capo Nalia che mi ha abbracciata con molto calore
    "Bentornata Madame Michelet...nonostante abbiate lavorato duro in questi mesi la vostra presenza ci è mancata"
    ha detto mentre io rispondevo qualcosa che nemmeno ricordo e lasciavo vagare gli occhi nella sala. Lo cercavo...ho continuato a cercarlo fintanto che le labbra di Gerard non si sono posate sulle mie lasciandomi di stucco. Nella mia testa la sua voce ha chiarito la situazione
    "ci sta guardando, ti sta mangiando con gli occhi da quando siamo entrati quindi Luna....occhi sull'obbiettivo!
    Mi sono staccata da quel bacio rivolgendogli un sorriso, poi ci siamo incamminati in sala incontrando Cleopatra, Alexander e Leon.Per tutta la serata non mi ha rivolto la parola ma poco prima che scoccasse la mezzanotte, mentre tutti gli invitati erano in giardino in attesa dei fuochi, io mi sono allontanata raggiungendo la sala Nalia, dalla cui vetrata si possono ammirare meglio i fuochi d'artificio. Poi un senso di benessere.
    Ho sorriso tenendo ancora le spalle alla porta e lo sguardo fisso sulla finestra
    "Sei qui per i fuochi anche tu Leon"
    ho detto sussurrando, sapendo che lui poteva sentire benissimo quello che dicevo. Lui non mi ha risposto, si è solo avvicinato e ha poggiato le mani sulle mie spalle nude
    "Non dovresti stare da sola"
    ha detto posando appena le labbra sulla mia testa. Io ho sorriso, portando le mani sulle sue ho continuato a guardare il giardino gremito di gente
    "Non dovrei fare così tante cose..."
    ho sospirato
    "Non dovresti sposare Gerard per esempio o non dovresti andare a Parigi ma petite"
    ha aggiunto lui, mentre lentamente mi faceva voltare verso di lui e mi guardava con occhi così carichi di tristezza da non riconoscerli nemmeno più
    "Dovresti rimanere qui con noi...con Cleo e con Alex e.."
    ha detto, ma la mia mano è stata più veloce e con dolcezza ha tappato la sua bocca impedendogli di parlare
    "si...lo so! Dovrei pensare alla Nalia, riprendere al Les Plaisir e vedere tutti voi avere compagni di vita, schiave, amori...e soffrire per non poter avere nulla di tutto ciò! Non posso rimanere qui...non da sola"
    ho continuato, ripetendomi senza sosta quello che Gerard mi aveva detto poco prima: "Leon ha bisogno di una bella bacchettata Luna...ha bisogno di capire che ti ha persa e che sei in grado di gestirti da sola per avere una reazione!
    Mentre spostavo lo sguardo dal suo le sue dita hanno preso il mio mento obbligandomi a fissarlo
    "Tu non sei sola"
    mi ha detto mentre indietreggiavo lanciando un sorriso beffardo
    "Certo...ci sei tu non è vero Leon? Con le tue schiave, le tue donne, i tuoi ordini! Questo si Luna, quest'altro no Luna! Non così cherì...brava cherì seduta! E' solo questo che conta n'est pas? E' solo mantenere gli equilibri quello che ci interessa non è cos'?"
    ho ringhiato dandogli nuovamente le spalle, allontanandomi da lui a passo spedito mi si è parato davanti prima che potessi aprire la porta
    "Mi importa che rimani qui"
    ha detto mostrando i denti
    "E a me importa che mi dai una valida motivazione per rimanere con te che non hai alcun bisogno di me tra i piedi! Hai dimenticato che ti basti da solo, che sei sempre sopravvissuto senza l'aiuto di nessuno, che tu non hai bisogno degli altri per sentirti bene perchè semplicemente i sentimenti altrui non ti interessano! Non ti è interessato di me quando sono stata male per te, per il tuo presunto tradimento! Hai continuato a perseverare in quello che stavi facendo, hai continuato a portare quella donna sotto braccio davanti a me ad ogni festa, congresso o riunione che si sia tenuta in questo palazzo! Per non parlare della tua schiava...ti è mai passato per la testa che per me fosse una sofferenza vederti con lei, che la tua normalità poteva non essere la mia semplicemente perchè io e te siamo di due stirpi diverse, perchè io sono stata cresciuta da umana, perchè io non sono te? Ti sei chiesto come mi sono sentita quando sono venuta a cercarti in America? Cosa avevo da dirti, quanto fosse importante quello che volevo confessarti? .... Te le do io le risposte a queste domande e la risposta è solo una NO...NO LUNA NON CI HO PENSATO PERCHE' SONO UN INSENSIBILE MOSTRO EGOISTA INCAPACE DI AMARE E DI RIDERE!Quindi se ora vuoi scusarmi...Leon, ho una vita da riprendermi"
    Le parole mi sono uscite dalla bocca senza alcun freno e quando ho cercato di passargli accanto per andare via mi ha bloccata nuovamente stringendomi forte contro il suo corpo
    "Je t'aime ma chérie rose et ne pense pas vous avoir causé tant de douleur. La mia schiava di sangue è morta non appena sei scappata a Parigi e non ne ho avute altre. A differenza delle altre volte cherie non sapevo cosa ti stessa accadendo, non riuscivo a capire perchè stavi scappando da me quando le cose ormai sembravano andare per il verso giusto. L'amore che dicevi di provare per me sembrava sparito...o almeno ho pensato questo quando all'inaugurazione per la casa di Cleo non avevi dato di matto per ....lei"
    ha detto mentre sollevava il mio volto con una mano e l'altra ancora mi teneva contro il suo corpo
    "Lasciami riparare"
    ha detto mentre scuotevo la testa
    "E come? con l'ennesimo regalo? o l'ennesima vacanza? Ah no...lo so con un abito magnifico che farai cucire dal più bravo dei tuoi sarti o...ah si potresti comprarmi un'altro lupo!"
    ho sentenziato mentre Leon prendeva a sorridere facendomi innervosire
    "Quello che tu non hai mai capito è che..."
    ho ringhiato ma mentre stavo per parlare mi ha baciata così profondamente che il mondo è sprofondato sotto i piedi inghiottendo la mia anima. I suoi baci, le sue labbra, lui, Leon mi era mancato così tanto che quando si è staccato da me non ho fatto altro che guardarlo con gli occhi colmi di lacrime
    "Luna Tyche Michelet....vuoi essere la mia compagna per l'eternità??"
    ha sussurrato tenendomi il volto con entrambe le mani mentre la sua bocca si muoveva poco distante dalla mia
    "perchè non c'è altra donna che valga la pena di avere accanto se non te, nella tua unicità e nella tua stravaganza"
    ha continuato mentre mi baciava di nuovo e io nella sua mente lasciavo risuonare un dolcissimo
    "SI"
    Quando si è staccato da me i fuochi in giardino hanno preso a colorare il cielo di Bordeaux e Leon mi ha voltata verso la finestra per ammirarli
    "Finalmente comunichi con il pensiero cherie"
    ha detto
    "Si...me lo ha insegnato Gerard...adesso tocca a te"
    ho concluso lasciandomi andare tra le sue braccia per tutta la notte.
     
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    20 gennaio 1913
    Caro diario
    credo di poter con certezza asserire che le successioni al trono e le faide familiari per "prendere il potere" sono la cosa più odiosa, noiosa e snervante alla quale io abbia mai potuto assistere.
    Il nostro re è stato assassinato una settimana fa e a differenza di quel che accade nella famiglie reali quando un re muore, qui non vi è un "Legittimo erede al trono" o almeno i nostri sovrani non si sono mai preoccupati di metterne al mondo uno. Credo che la regina avesse paura degli Enfants e delle conseguenze che la situazione potrebbe comportare, credo in realtà che non avesse alcun desiderio di diventare madre. Fatto sta che i sicari della Nalia hanno subito trovato il colpevole che è stato interrogato ed eliminato personalmente da Rose ma, con una certa urgenza, si è anche discusso di chi avrebbe dovuto prendere il posto del re.
    "I figli di sangue del re hanno pretese sul trono?"
    ho chiesto a Leon incredula mentre uscivamo insieme dal locale per tornare a casa dopo la mia esibizione
    "Oui, sembra un'assurdità n'est pas?"
    mi ha detto, continuando a guardare dritto davanti a lui ha ripreso a fumare assorto nei suoi pensieri, come se il suo cervello non si fosse mai fermato dal trovare una soluzione
    "cosa ne pensi?"
    ha poi aggiunto prendendomi per mano e deviando la strada ha optato per quella più lunga, quella che attraversa il ponte sul fiume e conduce quasi al limite nord con la zona dei maghi. Non è stato però il cambio di itinerario a lasciarmi perplessa, quanto il chiedere la mia opinione riguardo una situazione così delicata
    "Beh...ehm...credo che non sia un loro diritto succedere al trono"
    ho risposto in tutta onestà, fermandomi per un attimo a pensare e a guardare il fiume sotto il ponte ho sentito Leon tornare indietro e cercare i miei occhi con i suoi
    "Continua"
    ha detto, poco prima di poggiarsi con la schiena al parapetto incrociando le braccia e le gambe in una postura composta ed elegante.
    "Non stiamo parlando di ...figli veri e propri, parliamo di tre giovani che sono stati vampirizzati perchè ogni volta il re ha pensato di "amarli in modo Platonico" "
    ho detto, lasciando trasparire forse troppa ironia dalla mia ultima frase, un'ironia che ha fatto mutare lo sguardo a Leon dal sereno al contraddetto
    "Sto parlando a Leon o sto parlando alla Nalia?"
    ho esclamato , mentre lui prendeva dalla tasca le sigarette, ne accendeva una e me la porgeva accendendone poi una per se, l'ennesima!
    "Tu as raison...continua pure"
    ha asserito tornando a guardarmi mentre facevo su e giù dinnanzi a lui con passo cadenzato e la sigaretta tra le dita
    "Bien...dicevo, parliamo di vampiri molto giovani, inesperti,convinti del fatto che regnare sia godersi la vita e beneficiare dell'enorme ricchezza che la corona offre! Non credo abbiano capito il senso del...governare una città no? In più Rose ha avuto modo di chiacchierare con il primogenito, se così possiamo chiamarlo, e non le è sembrato un ragazzo adatto a poter portare una corona sulla testa o a conciliare i propri interessi con quelli del consiglio"
    ho concluso fermandomi a guardarlo mentre riprendevo a fumare e lui annuiva quasi compiaciuto
    "Capisco cheri...ma sai bene che per poter portare un'opposizione tanto forte in Nalia bisogna anche avere a portata di mano una soluzione che sia efficace e concreta e che non lasci sfogo a questo insignificante battibecco tra...fratelli"
    Il tono di Leon era diventato leggermente nauseato alla parola fratelli e non appena ho smisso di fumare un sorriso beffardo mi si è acceso in volto per quello che stavo per dire
    "Chi ti dice che io non abbia già pensato alla soluzione?"
    ho esclamato incrociando le braccia al petto
    "Il fatto che non lo hai proposto ancora in consiglio cherie e che, da una settimana, cerchiamo come matti una soluzione a tutto questo litigare"
    mi ha risposto venendo verso di me
    "Forse perchè la mia opinione non è stata chiesta Leon?!"
    ho ribattuto avvicinandomi a lui mentre continuavo a tenere le braccia incrociate e gli occhi fissi nei suoi con determinazione
    "Sentiamo"
    mi ha sfidato
    "Il precedente re lo ha scelto la Nalia giusto?"
    ho chiesto
    "Si cherie....non proprio in modo elettivo ma..."
    mi ha risposto, lasciando cadere la frase e facendomi ricordare che all'epoca furono lui e il capo Nalia a decidere chi avrebbe indossato la corona
    "Ecco, la mia soluzione è più oggettiva: se questi tre vampiri si contendono il trono allora perchè non risolvere la questione tra loro con delle prove pratiche? Basterà dar loro degli incarichi, magari anche all'estero, un tempo limite per portarli a termine e colui che avrà fatto meglio sarà candidato alla corona. A quel punto la Nalia stessa avrà scelto un proprio candidato al trono, che sarà stato anch'egli precedentemente sottoposto alla prova e che si batterà lealmente con il "legittimo erede" in un'ulteriore prova pratica! Et voilà....il Re!"
    ho concluso allargando le braccia come se tutto quello che avevo detto fosse ovvio mentre Leon continuava a guardarmi con la sua aria seria e serena
    "Ci vorrà del tempo Cherie"
    ha aggiunto staccandosi dal parapetto per venire verso di me e posare entrambe le mani sui miei fianchi
    "Ma non sembra poi così assurda come idea"
    ha concluso prima di posare un dolce bacio sulle mie labbra e lasciar scivolare le braccia intorno al mio corpo sollevandomi in un abbraccio
    "Non sembra tanto assurda eppure viene da me...pensa un pò i casi della vita Leon"
    l'ho canzonato mentre un dolce mugolio usciva dalle sue labbra andandosi ad infrangere sul mio collo, un mugolio che ha provocato in me una risatina quasi infantile e per un attimo mi ha fatta rabbrividire mentre mi sollevava tenendomi ancora stretta.
    "Dovremmo tornare a casa e metter giù questa idea in modo decente mon amour...magari domani in Nalia..."
    ho detto tenendomi con le braccia intorno al suo collo mentre lui si muoveva e attraversava il ponte
    "Oh no cherie""
    ha sussurrato contro la mia bocca fissandomi intensamente. Poi si è spostato sul mio orecchio lasciandosi sfuggire ancora un dolce mugolio
    "Io e te dovremmo andare a casa mia e fare l'amore tutta la notte"
    ha concluso.
    Poi la porta di villa LeRoy si è chiusa lasciando che la Nalia, per una notte, non fosse il primo dei nostri pensieri.

    2 febbraio 1913
    Caro diario
    mi sto allenando con Leon da una settimana a questa parte visto che Cleo gli ha fatto notare quanto è impossibile per lui starmi dietro. Per non parlare del fatto che ben due volte ho sorpreso uno dei suoi scagnozzi che mi seguivano e che, più che esserne compiaciuta, mi ero spaventata "a morte".
    Insomma sfido chiunque a sentirsi tranquillo mentre un vampiro alto e stretto in un impermeabile nero ti segue osservandoti ad ogni passo.
    Leon ha riso di gusto quando gli ho raccontato di aver seminato il povero Raphael rifugiandomi a casa di Cleo
    "Non c'è nulla da ridere!"
    ha esclamato Cleo snervata, mentre io annuivo e Leon cercava di smettere di pensare alla scena buffa che Alex gli aveva mostrato
    " dallo spavento ha fatto scoppiare tutte le lampadine all'ingresso!"
    ha aggiunto mentre io mi mordevo un labbro. Leon , in quell'istante, ha smesso di ridere e Alex ha smesso di prendermi in giro mentre io mi torturavo le mani dall'imbarazzo
    "Sarebbe stato carino avvertirmi di essere seguita...magari Cleo avrebbe ancora le sue lampadine all'ingresso"
    ho esclamato suscitando, per l'ennesima volta involontariamente, le loro risate.
    Quando abbiamo lasciato casa di Cleo, Leon ha acconsentito ad "addestrarmi" in modo che io possa difendermi da sola quando lui non c'è.
    Il primo giorno è stato duro: non facevo nemmeno in tempo a sollevarmi che Leon, con disinvoltura, prevedeva non solo ogni mio attacco ma mi faceva finire di nuovo con il sedere a terra nella speranza che mi arrendessi e scegliessi di farmi accompagnare da qualcuno piuttosto che imparare io stessa.
    Speranza vana la sua perchè, quando siamo rientrati in casa, ho asserito
    "Salvo impegni noi , mon cher, ci alleneremo tutte le sere...è troppo divertente"
    Leon mi ha guardata stranito mentre riponeva la sua katana appena sopra la testata del letto e io mi sdraiavo a terra fissando il soffitto
    "Visto come sei ridotta pensavo che..."
    ha asserito mentre lo interrompevo ridendo
    "hai pensato che rinunciassi a tutto questo e scegliessi di farmi accompagnare, sempre, da uno dei tuoi uomini! Ti conosco bene...so che lo preferiresti ma...no merci"
    ho concluso rimanendo sul pavimento a guardare il soffitto mentre si avvicinava e mi guardava dall'alto con aria divertita
    "Sei una testona"
    Io ho solo sorriso con fare innocente, ho allungato una mano verso di lui e una volta afferrata la sua mi sono data uno slancio così energico da avvinghiarmi, velocemente, intorno al suo bacino con le gambe per finirgli tra le braccia
    "Oh più di quanto credi mon amour...nessuno è mai riuscito a farmi cambiare idea, dovresti saperlo"
    ho risposto mentre si spostava nella stanza e ricadeva sul letto facendomi finire cavalcioni su di lui
    "Dovresti essere meno impulsiva comunque petite anche se pensavo mi facessi esplodere la testa quando per la quinta volta ti ho atterrata in giardino!"
    ha detto ridendo suscitando una risata divertita anche in me
    "Gerard ha ....domato un pò questo mio lato"
    ho risposto, chinandomi verso di lui e posando un bacio sulle sua labbra ho poggiato le mani sul letto ai lati della sua testa
    "Ma magari la prossima volta posso spaventarti un pochino"
    ho mugolato facendolo sorridere nuovamente prima di baciarmi con una tale passione che quasi potevo sentire l'ardeur esplodere dentro di lui. Poi, non appena ho riaperto gli occhi, ho trovato i suoi di un profondo nero a fissarmi, il suo volto mutato e i canini snudati come se fosse pronto ad attaccare. In uno scatto mi sono allungata verso la sua katana ma, prima che potessi afferrarla, la sua mano ha preso la mia e l'ho sentito ridere fragorosamente
    "Mi hai spaventata!"
    ho ringhiato, ma lui si è portato la mia mano alle labbra baciandola e continuando a ridere
    "Non è divertente quando lo fai"
    ho insistito lasciando che mi attirasse nuovamente contro il suo corpo e ricadesse sul letto con me sopra di lui
    "Oh per me lo è cherie sei così ... terrorizzata"
    ha detto accarezzandomi i fianchi
    "Non abbassare mai la guardia petite...nemmeno con me intesi?"
    ha continuato serio mentre io annuivo e mi chinavo per baciarlo ma, proprio a pochi centimetri dal suo volto il dito di Leon si è posato sulla mia bocca fermandomi
    "E non tentare mai più di toccare la mia Katana....mai più! L'ultimo che ha provato a toccare mia moglie ora non è più tra noi per raccontarlo"
    ha scandito riattivando l'ardeur. Poi il silenzio, i nostri baci e i miei gemiti...nulla più!
     
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