...Lacrime invisibili...

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    :Christopher:
    La luna in una falce perfetta divideva il cielo di un blu oltremare così intenso da poter perdersi all'interno. Un vento tiepido muoveva le cime degli alberi e scompigliava i cappelli del giovane mago, che camminava con calma e con innaturale lentezza verso il cimitero, non voleva dare nell'occhio e si muoveva come a non voler lasciar traccia del suo passaggio. Più si allontanava dal centro, più le luci artificiali si facevano rade, e quando arrivò davanti ai cancelli del camposanto dove solo due vecchie e stanche lanterne, poste su le colonne che ne segnavano l'ingresso, illuminavano fiocamente la strada, capì che il bagliore della luna non sembrava sufficiente ad illuminare la notte, pareva soccombesse all'oscurità, in un ironica metafora della vita di quella città. La luce del bene soffocata dal male.
    Spinse i cancelli, che stridettero come forzati ad un gesto innaturale, difatti si opposero stretti tra loro da pesanti catene, Chris fece un debole gesto delle mano e le catene si sciolsero divincolandosi dalle sbarre del cancello come fossero serpenti, atterrarono al suolo con un tonfo. I cancelli si spalancarono come ad invitare il mago ad entrare, e questi sorrise come per dire "Bravi ragazzi,così ci si comporta!".
    Si fidò dell'abitudine, e della memoria per arrivare alla lapide che cercava, aveva dimenticato di portare con sé una pila o una candela. La notte sembrava avesse cancellato le forme delle croci, dei mausolei e delle lapidi riducendo tutto ad una lunga distesa di mare nero. Chris girò un angolo e poi il successivo, fino ad arrivare al grande campo costellato di croci e marmi. Ricordava che era la quarta lapide della terza fila, si mosse silenziosamente tra i morti, come a non voler disturbare il loro profondo riposo e trattenne un'imprecazione quando urtò una croce in ferro con il ginocchio. Arrivò dove era sicuro riposasse la sua amica, la sua intima complice, la sua insegnate e precettrice, allungò la mano sul marmo freddo e con le punta delle dita seguì il contorno delle lettere "Claudine Levfebre"....
    Si inginocchiò davanti alla lapide, e rimase in silenzio, avvolto nella notte...
    Nel silenzio percepì la mancanza di quella donna, percepì il dolore della sua scomparsa, la rabbia per la violenza della sua uccisione, la frustrazione per non essere ancora riuscito a vendicarla, dopo tanto tempo...
    Un ricordo che faceva male, un ricordo che lo legava a quella città, che amava e odiava alla stesso modo, ma con tale intensità da costringerlo ad un lotta interna continua...
    Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto sfogarsi, ma si sentiva bloccato, come se non fosse ancora il momento di liberarsi da tanta sofferenza...
    Eppure lacrime invisibili rigavano il suo volto, o meglio il suo cuore...


    Edited by Hopearrow - 21/4/2013, 16:59
     
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    :erik:
    Notte fonda. Una notte scura e tenebrosa illuminata solo dalla candida luce della Luna, indiscussa padrona delle ore notturne. Solo poche ore prima il cielo adorava l'imponente compagno infuocato di Apollo, mentre ore sembrava venerare senza remora e dubbio alcuno la pallida falce notturna. Così placida e così ingenua, essa pareva sforzarsi nel donare i suoi flebili raggi alla Terra, cercando scarsamente ed inutilmente di imitare il suo concorrente diurno. E come poteva concorrere con il grande disco solare, signore e padrone di tutti i firmamenti? Lei, così piccola, così mutevole e così calma. Lei che pareva tanto timida da mostrare il suo diafano volto tutto intero solo una volta al mese. A passo lento camminava senza mete quel Vampiro dallo sguardo smeraldino e mentre sogghignava a questi pensieri portò lo sguardo alla falce luminosa. Timida, placida, calma e magari anche innocua? La Luna? Per chi come lui che ormai conosceva la verità, sapeva che quelle erano tutte frottole. Non era affatto calma, placida ed innocua. Era una padrona severa, una signora senza scrupoli. Aveva in pugno centinaia di uomini e donne che sottometteva al suo volere come schiavi. A nulla valeva la loro forza di volontà, il loro esercizio, l'abitudine e persino la Magia era inutile. Una volta al mese, quando era nel suo punto più alto, costringeva la trasformazione di quegli esseri maledetti. Ogni loro osso si rompeva e si rigenerava sotto un altro aspetto, provocando in loro solo unicamente dolore. Non che questa cosa dispiacesse al Vampiro dal particolare sguardo, era solo che incontrare una di quelle Creature nel pieno delle loro forze sotto l'influenza maligna della Luna sarebbe stato per lui e per la sua razza troppo pericoloso. Solo per questo malediceva la pallida signora, nonostante fosse più che gaudente per il male immenso che doveva far provare a quelle immonde Creature.
    Senza neanche capire come si era ritrovato nei pressi del Cimitero, luogo ove, secondo le leggende appena narrate, riposavano i Vampiri durante il giorno. Niente di più falso ed inventato. Sorrise a se stesso il bel ragazzo mentre, senza timore alcuno prese a camminare tra le lapidi, leggendo di tanto in tanto qualche nome. E fu proprio mentre faceva questo che avvertì la presenza di un umano. Ne sentiva il cuore battere ed il sangue scorrere nelle vene. Quella notte si era accontentato di una povera bambina smarritasi nel parco alle prime ore della sera, ma ovviamente non era stato sufficiente. Si avviò dunque verso quello che sembrava un uomo, fermandosi a poche tombe da lui. Con la coda dell'occhio, ormai coloratosi di un bel rosso cremisi, lo osservò, cercando di carpirne le emozioni. Sembrava triste, amareggiato e solo: niente di più facile allora per farsi una bella bevuta.


    Edited by Dado. - 15/4/2013, 08:42
     
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    :Christopher:
    Si sentiva solo. In quegli anni aveva capito di essersi sentito solo per molto tempo. Da solo aveva combattuto per il diritto ad esercitare i suoi poteri, da solo aveva imparato a controllarli, e da solo era arrivato a Bordeaux. Fisicamente aveva avuto familiari e amici intorno a lui, che inconsapevolmente gli avevano impedito di rendersi davvero conto di quanto la solitudine fosse la sua vera e unica confidente. Nessuno tra quelli che gli erano stati più vicino che avesse mai creduto fino in fondo in lui, nessuno che lo avesse incoraggiato davvero, nessuno che lo avesse amato come lui aveva amato loro. Nessuno prima di Claudine.
    Quanto le mancava... non poteva credere di averla persa per sempre.
    Non riusciva a perdonarla di non essersi difesa in modo tale da battere un vampiro. Non perdonava se stesso per aver permesso che accadesse.
    Loro erano essere magici... non potevano lasciarsi sconfiggere da pipistrelli succhia sangue... no non potevano. Per questo dalla morte di lei aveva giurato di uccidere ogni vampiro avesse incontrato sulla sua strada.Vampiri che gli avevano restituito una nuova solitudine impregnata di rabbia e dolore, una solitudine che faceva male.

    Gli parve di sentire un rumore, si girò di scatto, ma il grande mare nero era immobile, fermo, nulla si muoveva, poi... un grido acuto e squillante ruppe il silenzio, un grido lungo e ripetuto più volte. Chris fu in grado di riconoscere in esso il verso di una civetta, che doveva abitare una delle quercia che limitavano il cimitero a nord. Da tempo il mago, aveva messo in pratica i consigli della sua amica: non lasciare che nessun segno ti sfugga, la natura verrà sempre in tuo aiuto, lei ti guiderà e ti proteggerà, è necessario solo che tu impari ad ascoltarla... ripeteva sempre.
    E percepì quel urlo nella notte come un avvertimento. Portò una mano alle labbra e poi la pose sulla lapide come ad imprimere su di essa un bacio. Un bacio d'addio, un bacio doloroso, un bacio pieno d'amore. Sorrise malinconico e andò via.
    La civetta aveva restituito il silenzio alla notte. Chris si spostava calmo e circospetto tra le lapidi, muovendosi verso il vialetto.
    La luna bianca come la neve, era ancora lì, brillante nel cielo scuro.


    Edited by Hopearrow - 21/4/2013, 16:58
     
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    :erik:
    Osservava ogni gesto, ogni movimento e persino ogni respiro di quell'uomo che, in quell'ora così tarda, era andato a far visita ad un suo caro defunto. Lo osservava con sguardo vigile e attento, mentre quest'ultimo si faceva di un rosso sempre più acceso. Lo osservava tanto per la fame quanto per la curiosità di quell'insolita visita. Lo osservava perchè in ogni suo sospiro percepiva un'agonia tale da non poter sopravvivere. Lo osservò poi quasi trasalire per il canto della civetta a qualche albero di distanza. Erik era a conoscenza della sua presenza come di quella di molte altre bestie notturne da quando aveva varcato i cancelli del cimitero, ma quell'uomo, ovviamente, ne sembrò quasi turbato. Da sempre inoltre la civetta era considerata un brutto presagio e, secondo le credenze popolari, chiunque sentisse la sua voce, così vicina e simile a quella umana, era destinato alla morte e, ironia della sorte, quei due si trovavano in un cimitero. Eppure i volatili come quelli erano, invece, soliti aiutare l'uomo, avvisarlo del pericolo o semplicemente del tempo che avrebbe fatto. Chissà quale delle due opinioni era sostenuta da quel solitario. Chissà se in quel verso egli riconoscesse un cattivo presagio oppure un giusto avvertimento. Qualunque fosse la sua credenza, Erik aveva sempre sostenuto la prima e, in quella particolare situazione, l'appoggiava con una più grande passione. In fondo uno dei due era già morto ed era facile capire quindi a chi fosse rivolto il cattivo presagio della civetta, no?!
    L'uomo salutò chiunque gli provocasse quel vuoto dentro e lasciò la lapide sulla quale stava piangendo, almeno emotivamente, prendendo a camminare tra i nuovi e poco divertenti amici del suo caro estinto. Il Vampiro lo seguì dapprima con lo sguardo, poi chiuse gli occhi e si mise in ascolto dei suoi passi. I morsi della fame si facevano sempre più dolorosi ed il controllo stava lentamente lasciando il suo corpo. Ben presto sarebbe diventato uno di quei predatori appartenenti alle leggende volte a spaventare i bambini ma che, a quanto pareva, avevano più che un fondo di verità. Le vene sotto gli occhi s'ingrossarono rendendosi non solo più evidenti ma anche più scure. Brutto sintomo questo: quella notturna creatura stava perdendo la pazienza. E fu proprio quando quell'uomo così sconsiderato gli passò quattro o cinque file di lapidi più dietro che Erik riuscì a percepire il sangue che gli scorreva in corpo ed il cuore che aveva accelerato il suo battito nel petto. Sentiva chiaramente quell'inebriante purpureo liquido scorrere lento ed implacabile nel corpo di lui. Sentiva quel suo tipico odore ferroso ed invitante. Sentiva già il suo calore riscaldargli la gola e già assaporava sulle labbra la forza che gli avrebbe dato. Non riuscì a controllarsi e le gambe partirono senza comando alcuno verso quella sorta di sacca di sangue deambulante. Con la velocità che contraddistingueva la sua razza, Erik costrinse l'uomo a fermarsi, sbarrandogli la strada. Senza timore di rilevare la sua vera e nuova natura, lo guardava negli occhi, in quegli occhi che gli sembravano blu quanto il mare e che andavano in netto contrasto con il colore attuale dei suoi, che parevano iniettati di sangue. Ad osservarlo così da vicino, non poteva che avere più o meno la sua età. Che peccato smorzare la vita di un ragazzo così giovane! Il Vampiro ghignò muovendo appena le labbra. No, non è vero! Non gli dispiaceva affatto! Si passò la lingua sul labbro superiore per poi dischiudere leggermente le labbra l'una dall'altra con l'unico intento di mostrare i canini appuntiti a colui che gli avrebbe fatto da dessert.
    Tuttavia qualcosa lo destabilizzò. Scoprendo la sua natura alla vittima, quest'ultima era ovviamente impaurita e sorpresa. C'era chi scappava inutilmente o chi dalla paura rimaneva paralizzato, ma comunque la coglieva di sorpresa provocando in essa un timore mai vissuto. Quell'uomo invece non pareva nè impaurito e nè tanto meno sorpreso. Che sapesse dell'esistenza del sovrannaturale? Era incuriosito quindi da tanta calma e tranquillità, da riuscire a riprendere il controllo di sè. Mosse la testa verso sinistra, mentre i suoi occhi tornarono del loro naturale colore verde smeraldo. Chi era questa stana creatura e cosa nascondeva? Cercò di annusare l'aria intorno a sè, ma non sentiva nulla di strano e soprattutto, grazie a Dio o chi per lui, non sentiva quella puzza di cane sporco e bagnato tipico dei Licantropi. Gli venne naturale quini guardare per una frazione di secondo la falce luminosa nel cielo, per poi posare lo sguardo apparentemente calmo su quell'uomo. Cosa sei tu? Senza troppi convenevoli il Vampiro parlò. Non aveva mai avuto pazienza e tatto, neanche quando era in vita, figurarsi ora che era morto.
     
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    :Christopher:
    Chris sentiva solo un rumore, la ghiaia che si muoveva sotto i suoi passi, lenti e pesati, i ciottoli e le pietre si disseminavano rompendo il silenzio della notte. La civetta non aveva più aperto becco, nessun altro animale animava l'oscurità con il proprio verso, né uccelli rapaci, né grilli, nessun gatto si muoveva furtivo, neanche il vento ululava tra le fronde degli alberi. Nessun'altro passo, nessun'altra presenza, nulla. Il mago si fermò un minuto, appena superate le lapidi, sospirò, quanta tranquillità, quanta pace, così irreale, così innaturale... Non sarebbe durata si disse, poi riprese a camminare nella notte, imboccò un sentiero lungo il quale Chris riuscì a scorgere le sagome delle grandi cappelle di marmo bianco e nero, camminava circospetto, guardandosi intorno come se avesse potuto scorgere davvero qualcuno in quel buio, lo faceva più altro per abitudine. Da quando era arrivato a Bordeaux che si muoveva stando sempre ben attento, sapeva i rischi che correvano i maghi a girare per le vie della città, ancor di più da soli e di notte. Ma lui non aveva timore, no percepiva nessuna forma di paura, era un mago, poteva combattere, i vampiri non lo spaventavano, ma procuravano in lui solo odio, ira, violenza. Svoltò l'angolo, e continuò per il viale che conduceva all'uscita. Riusciva già a vedere i cancelli del cimitero, ancora spalancati dal suo arrivo, quando un uomo gli si parò davanti, scorse la figura nell'oscurità, la debole luce della luna ne mostrava un profilo sfocato, ma sufficiente per permettere al mago di capirne le fattezze. Era un uomo alto, le spalle erano larghe, tali che Chris non fu più in grado di scorgere l'uscita, i capelli dovevano essere scuri, si confondevano nel buio, ma ciò che catturò la sua attenzione erano gli occhi, che brillavano di un rosso accesso, come due fiamme ad illuminarne il volto oscurato dalla notte. Il mago rimase immobile, un mezzo ghigno si affacciò sul suo volto, ma lo ritrasse subito, voleva rimanere il più indifferente possibile. Poi il ragazzo, perché tale doveva essere, non dimostrava più di venticinque anni, dischiuse le labbra, rivelando canini bianchi, di un candore pari a quello delle perle.
    Chris era fermo, lo sguardo fisso, piantato su di lui, non ebbe nessuna reazione visibile, non dimostrò terrore, né rabbia, non si agitò nell'intento di attaccarlo, né si mosse con la volontà di fuggire. Poi vide gli occhi dell'altro scomparire, per un secondo pensò che se ne fosse andato, poi aguzzando la vista ormai abituata al buio, scoprì che era ancora lì, semplicemente lo sguardo li lui era tornato umano, e anche l'espressione di confusione, che credette si scorgere, era tutto fuorché vampiresca. Sorrise, soddisfatto. Poi il vampiro sembrò ricomporsi, non aveva ceduto nel mostrarsi stupito per più di una manciata di secondi, ora lo fissava calmo.
    La tensione tra loro era così fitta che il mago credeva potesse condensarsi.
    CITAZIONE
    Cosa sei tu?

    La domanda arrivò veloce, netta, con voce ferma.
    Chris rimase immobile ancora un secondo, poi gli rispose in un ghigno, al quale seguirono parole scelte con cura, ed espresse con calma:
    "Non credo tu voglia saperlo davvero, o almeno io, fossi in te, non lo vorrei sapere, vivresti più a lungo, vampiro. Sappi, di certo, che non sarò la tua cena"
    Pronunciò ogni parola marcandole come a dargli un significato solenne. Chiuse le labbra ancora in ghigno si sberleffo.
    Poi si concentrò, cercando di percepire l'acqua intorno a sé, era dentro di lui, nel suo corpo, nel terreno e nelle piante, poteva sentirla ovunque, ma si palesò più esplicitamente nei vasi di vetro che ospitavano i fiori, e che si trovavano lungo la strada ad ogni ingresso di una cappella. L'acqua cominciò ad agitarsi all'interno di essi, finché Chris non fece implodere tutti i vasi all'unisono, pressando le pareti interne di ognuno con la forza dell'acqua, che si riversò per terra in una pioggia di schegge e pezzi di vetro, di fiori, di foglie e di petali. Il mago sorrise, non era un modo per attaccarlo, ma per rivelare chi fosse, un magico d'acqua. L'elemento che poteva controllare come fosse parte di sé stesso.
    Sapeva che il vampiro non sarebbe fuggito, perché avrebbe dovuto, credeva di poter nutrirsi del suo sangue, non sapeva quanto si sbagliasse. Chris aveva fatto una promessa, li avrebbe uccisi tutti, e ora che ne aveva avuto uno davanti, avrebbe cercato lo scontro.
    Raccolse uno dei cocci che erano per terra, alzò la mano sinistra e con la destra si incise il palmo della mano, un lungo taglio dal mignolo al polso, il sangue era di un vivido rosso, Chris poteva sentirne il calore nel palmo della mano.
    "Non è questo che cerchi? Su forza è qui per te, vienilo a prendere"
    Il tono dell'invito era provocatorio, cattivo, sicuro.
    Il cuore del mago cominciò a battere più veloce, entro pochi secondi lo avrebbe avuto addosso, sapeva che lui non avrebbe potuto rifuggire l'odore del sangue.


    Edited by Hopearrow - 21/4/2013, 16:57
     
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    :erik:
    L'uomo si fermò d'avanti a lui, ma d'altronde non aveva altra scelta, no?! Insomma, un Vampiro si era messo sulla sua strada. Cos'altro poteva fare? Di certo non poteva rischiare movimenti bruschi, a meno che non volesse morire con due piccoli buchi sul collo. Ed invece, nonostante la sicurezza di Erik, il visitatore notturno del cimitero lo colse di sorpresa. Quest'ultimo infatti gli rispose in modo piuttosto enigmatico senza soddisfare la curiosità del Vampiro ma senza nemmeno lasciarlo a bocca asciutta. Piuttosto spavaldo, quel ragazzo dallo sguardo color del mare gli disse senza troppe preoccupazioni che avrebbe fatto meglio a non saperlo, lasciandogli intendere che non gli avrebbe fatto da cena. Se si fosse fermato qui, sarebbe stato più che comprensibile. In fin dei conti quel giovane uomo cercava solo di difendersi dal predatore mostrando una sicurezza ed un coraggio che di certo, Erik ne era convinto, egli non possedeva realmente. Ed invece quel giovane andò oltre, si spinse ove mai sarebbe dovuto andare. Mosse le mani e con un sol gesto fece esplodere i vasi di fiori tutt'attorno a loro. Non aveva ancora ben capito come, ma quella era sicuramente stata opera della magia, il che rendeva chiunque gli stesse davanti un Mago. Luna gli aveva parlato molto approfonditamente di quella razza bastarda, nemica naturale dei Vampiri. Diceva che nessun Mago e nessuna Strega avrebbero potuto comportarsi gentilmente nei confronti degli Immortali come lui. Blateravano circa la natura ed il corso naturale che ogni creatura avrebbe dovuto fare una volta messo piede sulla terra. Dicevano che essa doveva nascere, crescere e poi morire, cosa che non funzionava per i Vampiri ovviamente. Essi erano da loro considerati immondi, impuri e degni d'eliminazione immediata per la loro semplice natura e condizione. Che persone strane e senza senso erano coloro che avevano la Magia nel corpo. E poi sarebbe quella Vampira la razza crudele? Loro uccidevano per fame, il più delle volte; mentre, a detta di Luna, i Maghi cercavano di eliminare ogni Vampiro esistente.
    Una scheggia di vetro si conficcò nel braccio destro del Vampiro, il quale, senza il minimo dolore o sforzo, si liberò la ferita mostrando la pronta guarigione a quello che, dato il gesto così avventato, doveva essere il suo prossimo nemico. Per qualche istante lo guardò ancora negli occhi, cercando di leggere dentro essi la sua vera natura e la ragione per la quale sembrava così ostile nei suoi confronti, ma tutto svanì quando il Mago fece qualcosa di ancor più stupido e avventato del gesto precedente. Raccolto un coccio, infatti, egli si tagliò la mano, facendo sgorgare del caldo ed intenso sangue dalla ferita. Gli occhi del Vampiro mutarono colore mentre le vene sotto di essi s'ingrossarono e si scurirono. Cosa diavolo aveva intenzione di fare quell'idiota di un Mago? Aveva intenzione di raggiungere chiunque fosse venuto a trovare al Cimitero? Sarebbe stato accontentato molto volentieri! Aveva proprio bisogno di un po' di sangue e quello di un essere magico non l'aveva ancora mai assaggiato. Nel frattempo il silenzio parve essere calato di colpo. Le civette si erano zittite, i roditori avevano smesso di correre nelle loro tane e persino il vento pareva aver smesso di ululare per la paura dello scontro imminente. Mossa alquanto stupida, Mago! Gli disse andandogli incontro con quella velocità che aveva da poco imparato a controllare. Con rapidi movimenti cercò di afferrargli il collo con la mano destra, in modo tale da poter affondare i canini nella sua carne.


    Scusa il ritardissimo. Sono stato piuttosto impegnato tra lavoro e uni e come se non bastasse credo di essermi ammalato. Cmq la tua risposta era troppo *^*

    Edited by Dado. - 19/4/2013, 22:56
     
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    :Christopher:
    Una goccia di sangue, poi due, tre, abbandonavano la mano del mago picchiettando il terreno umido ai suoi piedi. Il taglio nel palmo si manifestava in una fitta sempre più dolorosa. Ma lo sguardo di Chris non mostrava alcun dolore, nessuna incertezza su ciò che aveva fatto e sul da farsi. Manteneva gli occhi puntati sul vampiro, pronto a scoprirne e carpirne la mossa successiva.
    Non c'erano dubbi che l'altro avesse capito che fosse un essere magico, non aveva molta considerazione dell'intelligenza dei vampiri, ma non fino a questo punto, sapeva che la sua stupidità aveva un limite, e non doveva commettere l'errore di sottovalutarlo. Una scheggia gli si era conficcata nel braccio, la estrasse con facilità come se stesse spolverando un pelucco dalla sua giacca, non c'era essenza nel suo corpo, non provava niente, Chris non avrebbe provato niente per lui. Osservò il turbamento del suo avversario alla vista del suo sangue, e non poté fare a meno di pensare di scontrarsi con nient'altro che una bestia senza anima, senza cuore, senza vita. Se quel vampiro avesse incontrato un comune cittadino di Bordeaux, se lui stesso non fosse stato un mago, un cadavere sarebbe stato già riverso al lato della strada. Una vita spezzata, come tante altre, come Claudine, senza motivo, senza una benché minima spiegazione, ma solo per il loro divertimento, per il loro piacere, per la loro sopravvivenza. Per la conservazione di una razza già morta, che non aveva il diritto di chiedere, di pretendere, di rubare la vita altrui per la propria.
    CITAZIONE
    Mossa alquanto stupida, Mago!

    La sua voce era fredda, senza corpo, vuota...
    Chris lo schernì con un ghigno:
    "Allora non sei stupido come sembri. Sei arrivato a capire che son..."
    Le parole gli morirono in gola, la mano del vampiro gli si era avvinghiata al collo, era fredda come il ghiaccio in una gelida notte d'inverno, dura come l'acciaio solidificato da tempo. Stretto in una morsa che faceva male, Chris non riuscì a pensare, il respiro si fece affannoso, il nemico l'aveva alzato di qualche centimetro da terra, ormai riusciva a toccare il suolo solo con la punta dei piedi.
    Poi si mosse istintivamente, non aveva tempo di riflettere e considerare le conseguenze, pose la mano sinistra sul viso del vampiro, tingendone il volto con il proprio sangue, ne avrebbe avuto l'odore sotto il naso. E mentre lo faceva in un gesto di totale provocazione, come se non fosse abbastanza nei guai, una nuvola oscurò la luna. Nel buio più totale Chris si trasformò. La mutazione non richiese parecchio tempo, non funzionava come per i licantropi, i maghi mutaforma potevano scegliere di trasfigurarsi in un animale che avessero visto almeno una volta nella loro vita, e potevano farlo in una manciata di secondi. Chris aveva passato parecchie giornate libere della sua infanzia nel visitare zoo- safari, bioparchi e acquari. I muscoli si tesero velocemente, inarcò la schiena, curvò il collo, e il silenzio assoluto fu rotto da un ruggito nell'oscurità. Quando la luna si liberò della nube che le bloccava la vista sulla terra, illuminò il volto di un ghepardo tra quelle che ora apparivano le mani smilze di un uomo. Il manto biondo e maculato dell'animale faceva netto contrasto con la notte, la coda ciondolava rapida, le zampe posteriori poggiavano saldamente a terra, gli artigli piantati nel terreno. La bestia ringhiò ancora una volta il suo viso di fronte a quello del nemico, mostrò i denti, i canini più lunghi e affilati del suo avversario. Le pupille scure che galleggiavano in sclere gialle lo fissavano con sguardo truce, crudele. Il mago poteva percepire qualsiasi sensazione umana, la mano del vampiro lo stringeva ora come il pizzicotto benevolo di un amico. La zampa sinistra era ancora insanguinata, la destra tesa sopra di loro, gli artigli fuori che fendevano l'aria. Non pensò a lungo, ma impulsivamente con rapido gesto lo attaccò con una zampata dritta al volto, l'avesse colpito, non ci sarebbero state più molte speranze per lui...


    Edited by Hopearrow - 21/4/2013, 16:57
     
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    :erik:
    L'aveva preso. Ce l'aveva in pugno, nel senso letterale del termine. La sua mano sinistra, gelida come il ghiaccio, stringeva con fermezza il collo dell'avversario. Poteva sentire chiaramente il sangue scorrergli sottopelle, proprio dove aveva le dita. Sentiva le vene pulsare ed il cuore, poco più sotto, battere come un tamburo senza controllo. La ferita della mano del Mago lasciava cadere gocce su gocce sul terreno ed Erik poteva avvertire ognuna di esse in un singolare ed invitante ticchettio. Sentiva la paura dell'uomo farsi largo nella sua mente, leggeva chiaramente nei suoi occhi blu l'inconsapevolezza delle sue azioni. Ghignò guardandolo ancora una volta, cercando di trattenere l'impulso di staccargli la mano in un sol morso. In fondo avrebbe avuto tutto il tempo per gustarsi il suo sangue, mordendolo proprio all'altezza della giugulare. Non gli avrebbe neanche spezzato il collo perchè se l'avesse fatto l'avrebbe ovviamente ucciso e quell'idiota di un Mago non avrebbe avvertito il dolore, la sensazione di fuoco che era il morso di un Vampiro. Lui stesso l'aveva provato giorni prima ed era qualcosa di insopportabile. Avrebbe percepito un calore indescrivibile avvolgergli il collo per poi avvertire l'intero corpo come avvolto dalle fiamme. Gli avrebbe in quel modo fatto pentire di averlo sfidato così sfacciatamente. Quel Mago avrebbe rimpianto l'incontro con Erik e avrebbe rimpianto anche, negli ultimi secondi della sua vita, l'essere andato a trovare una lapide. Gli avrebbe fatto inoltre rimangiare le sue parole circa la stupidità della sua razza. Le stesse parole che a causa della stretta al collo gli si erano smorzate in gola.
    L'aveva sollevato di poco da terra e stava per affondare i canini sulla pelle dell'uomo, quando quest'ultimo si mosse istintivamente e gli spinse la faccia indietro con la mano sinistra, la stessa sulla quale ancora sgorgava il suo sangue. Era stupido o faceva solo finta? Gli sporcò il volto con quel delizioso liquido, che prontamente Erik assaggiò. Passò la lingua sulle labbra, anch'esse toccate dalla mano insanguinata, e fece scorrere quel poco sangue nella bocca. Caldo, denso e con quel sapore ferroso tipico del sangue, questo aveva qualcosa di differente rispetto a qualunque altro avesse mai assaggiato. Che fosse la Magia dell'uomo a renderlo migliore? Fatto stava che gli pareva più dolce e soddisfacente degli altri. Si distrasse per un solo secondo, uno solo. Lasciò che i suoi sensi da predatore prendessero il sopravvento per una manciata di attimi, giusto il tempo necessario che una nuvola oscurasse la falce lunare trasportata dal vento. Fu tutto buio per pochissimo e quando i fiochi e teneri raggi del satellite illuminarono il piccolo sentiero del cimitero tutto era cambiato. Davanti a lui non vi era più quel bel ragazzo a mezz'aria ma un grosso ghepardo dal manto ovviamente maculato. Erik non ebbe il tempo di elaborare quel che era accaduto che una zampa gli colpì il volto. Gli artigli della bestia lacerarono la guancia sinistra del Vampiro, fino ad arrivare ad aprirgli le labbra. Quattro profondi graffi avevano temporaneamente deturpato il bellissimo viso del Vampiro. In una smorfia che doveva dare dell'orrore, viste le sue condizioni, Erik si alzò da terra a pochi passi dall'animale, osservando il suo avversario, quello nuovo. Era un felino a tutto gli effetti con tanto di coda, denti appuntiti e, parlando per esperienza personale, artigli perfettamente affilati. La mia dieta non prevede sangue animale. Disse lui schernendosi della bestia, la quale poteva certamente capirlo. Ma credo che per te farò certamente un'eccezione! Era rimasto stupido e sconvolto. Davvero tanto. Ma questo non gli avrebbe fatto desistere dal suo obiettivo originale. Si era messo in testa che voleva il suo sangue e l'avrebbe avuto, in un modo o nell'altro. Mentre parlava la ferita si rimarginò completamente, permettendo al Vampiro di sfiorarsi le labbra appena risanate con un dito. Dopo gli occhi erano ciò che di lui preferiva e fortunatamente la pronta guarigione era corsa in suo soccorso. O meglio: aveva aiutato quel dannato Mago, visto che se il Vampiro non avesse avuto quella capacità si sarebbe arrabbiato ancora di più e l'avrebbe ucciso prima che l'altro potesse anche solo dire "Aiuto!"
    Ma aveva indugiato fin troppo ed era finalmente arrivato il momento di contrattaccare. Balzò a qualche metro da terra, spingendosi poi in avanti. Durante il salto occupò l'intero fascio della luna, oscurando per pochissimo la vista del ghepardo. Atterrò piegato sulle ginocchia dall'altra parte, reggendosi in terra con la mano destra tra i suoi piedi. Alzò lentamente lo sguardo verso la coda del felino e scattò in avanti. Con entrambe le mani avrebbe afferrato l'estremità di quest'ultima e, laddove avesse avuto successo, avrebbe scaraventato l'animale alle sue spalle con una forza tale da potergli rompere la spina dorsale.


    Edited by Dado. - 20/4/2013, 21:47
     
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    :Christopher:
    Affondò gli artigli nella carne, sentì la pelle lacerarsi sotto le sue unghie aguzze, il sangue caldo sul pelo; il vampiro perse l'equilibrio, lasciò la presa dal suo collo e cadde a terra. Chris si adagiò su tutte e quattro le zampe, la sinistra anteriore gli faceva ancora male, e lasciava una striscia di sangue sul terreno ad ogni passo. Il vampiro trasfigurato nel volto era una maschera di sangue, ma il mago poté scorgere oltre, il suo sguardo di odio e rancore. Il ghepardo si dondolava sulle zampe come ad appoggiarsi prima ad una e poi ad un altra, gli occhi fissi sul nemico. Avrebbe ghignato se avesse potuto, ma riuscì solo a passarsi la lingua sui denti affilati come lame. Ringhiò e ruggì come a mostrare la sua forza, la sua superiorità.
    Era un animale ora, esattamente come la sua nemesi, un cacciatore con l'unico scopo di aggredire la preda e di ucciderla, dissanguarla e cibarsi di essa.
    Era strano ogni volta che si trasformava le sue priorità cambiavano, i suoi sensi si acuivano, era ormai da tempo che aveva imparato a controllare questo potere, eppure ogni volta faceva fatica ad abituarsi. Si sentiva affamato, si sentiva un predatore pronto per la caccia, gli odori erano più forti, e poteva sentire quello del vampiro che lo nauseava neanche fosse stato un cadavere in decomposizione, i suoi muscoli erano tesi, le orecchie allerta pronte al minimo rumore. Sapeva che non si sarebbe fermato se non avesse ucciso quel vampiro o se non fosse stato lui a morire. Il volto del felino non mostrò nessuna traccia dello stupore che il mago provò quando vide i tagli del volto dell'avversario rimarginarsi da solo, ogni volta che aveva avuto modo di assistere alle miracolose guarigioni dei vampiri non poteva che rimanere basito e provare una certa invidia.

    CITAZIONE
    La mia dieta non prevede sangue animale.
    Ma credo che per te farò certamente un'eccezione!

    Chris poteva comprendere il linguaggio umano, pur tuttavia non potendo parlarlo, ruggì nella sua direzione, come a indicargli di averne colto il senso, ma di certo di non accettarne il messaggio, ringhiò e fece qualche passò in avanti. Tese le zampe anteriori e si piegò su quelle posteriori pronto per saltare addosso al vampiro. Ma questi con una velocità innaturale si alzò di scatto da terra e saltò sopra di lui, anticipando le sue intenzioni, Chris si alzò sulle zampe posteriori e agitò in alto quelle anteriori nel tentativo di afferrarlo, ma il vampiro si frappose tra lui e la luna, non riuscendo a vedere nulla, le zampe si dimenavano invano fendendo l'aria. Quando ritornò a terra, sentì un leggero tonfo dietro di lui, che gli indicò la presenza del vampiro alle sue spalle, prima che riuscisse a voltarsi, senti le mani gelide afferrargli la coda in una morsa così forte da impedirgli di divincolarsi, il vampiro lo alzò da terra con una forza che Chris non poteva immaginare albergasse in corpo umano, prima che il mago potesse sentire paura o terrore, fu scaraventato dietro le spalle del vampiro, il peso di un ghepardo impedì che l'avversario lo gettasse con una velocità e una forza pari a quella che avrebbe voluto, il felino si agitò a mezz'aria e cadde con un pesante tonfo su un lato. Il mago sentì tutte le ossa del corpo dolenti, i muscoli intorpiditi. Rimase immobile, fermo, capì di non essersi rotto niente, ma le forze non erano tali da permettergli un contrattacco frontale. Stette inerte con la testa poggiata a terra, vide le sue zampe insanguinate, una del suo stesso sangue, l'altra del sangue del vampiro, il quale viziato da quel odore non avrebbe impiegato molto ad avvicinarlo, e Chris attese esattamente quel momento, in cui l'avversario sarebbe stato abbastanza vicino da poterlo attaccare. L'altro era più veloce e forse più forte, doveva essere una vampiro giovane, un vampiro impulsivo, intraprendente che ancora non dosava la sua nuova potenza, per certi aspetti più temibile degli altri. Il mago doveva giocare sull'effetto sorpresa, o non ce l'avrebbe fatta....
     
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    :erik:
    Ancora una volta l’aveva afferrato, ma dalla coda. Era la prima volta che toccava un felino di quella taglia. A dire la verità era la prima volta che vedeva da vicino un ghepardo. Non era mai stato in un zoo, neanche da piccolino. Fin da bambino, infatti, aveva sempre avuto un’estrema repulsione per luoghi di quel genere. Vedere gli animali rinchiusi in una gabbia o comunque strappati dal loro habitat naturale era qualcosa che non sopportava per nulla. Forse era proprio per questo motivo che rifiutava la dieta animale che alcuni Vampiri avevano deciso di fare. Togliendo l’istinto di uccidere ed oltre al fatto che il sangue umano dava più forza ed energia, certo! L’unico animale che aveva mai preso per la coda era il suo gatto, Sam, morto qualche giorno prima per sua mano, o meglio per suoi denti. Si, era mezzogiorno e la sete era troppo forte per riuscire ad aspettare il tramonto. Per una frazione di secondo osservò l’animale dalla sua posizione, sempre tenendolo ben fermo per la coda. Quel manto maculato così liscio e pulito pareva quasi brillare alla luce della falce lunare. Era talmente morbido e ben tenuto che ad Erik ricordò il suo defunto gatto. Poco male se pensava che quello non era un semplice felino, bensì un Mago trasfigurato. E cosa c'era di peggio rispetto ad una Creatura magica?! Luna gli aveva detto che dopo i Licantropi erano le peggiori esistenti e lui non poteva che crederle. A dire il vero le avrebbe creduto anche se lei gli avesse detto che la Terra era quadrata, ma questa è un'altra storia.
    Con tutta la forza che aveva in corpo, o almeno questo era quel che credeva, saldò la presa stringendo le dieci dita sulla coda della bestia e la scaraventò in aria facendola cadere poco più dietro di lui. Seguì l'intera parabola da essa disegnata con lo sguardo cremisi, senza mai distoglierlo, senza mai battere ciglio. Lasciò che lo Stregone cadesse, sebbene non come aveva pensato. Evidentemente quest'ultimo si era mosso durante l'azione del Vampiro, senza che egli se ne accorgesse, ed era perciò riuscito ad atterrare non di schiena ma di fianco. Certo, se fosse caduto con la schiena sul duro terreno sarebbe probabilmente morto, ma anche in quella posizione pareva stare per raggiungere il famoso tunnel. Erik osservò il ghepardo giacere su di un fianco, quello destro per la precisione. A debita distanza lo guardò per una manciata di secondi e solo durante quell'attimo di apparente tranquillità si rese conto di quanto teso, nervoso ed agitato fosse. Se avesse avuto un cuore battente avrebbe colpito il petto così forte che sarebbe certamente uscito allo scoperto. Non doveva accadere tutti i giorni di battersi con un Mago, neanche per un Vampiro. Per lui poi che era praticamente un novellino, che doveva ancora imparare a conoscere ogni suo potere, che doveva imparare a dosare la sua forza, le sue potenzialità e le sue nuove qualità, era tutto nuovissimo. Non aveva mai lottato davvero in vita sua. Certo, visto il suo caratteraccio ed i suoi comportamenti piuttosto discutibili dal punto di vista morale si era trovato molto spesso a fare a botte con dei ragazzi a cui aveva "rubato" le fidanzate; ma lottare era davvero tutta un'altra cosa. Lottare con un Mago capace di trasformarsi in un ghepardo poi era qualcosa che mai avrebbe potuto anche lontanamente pensare. Doveva ammettere però che aveva in sè una tale quantità di adrenalina che nulla gli sembrava impossibile in quel momento. Si sentiva forte, veloce, al pieno delle sue possibilità. Era certo che nessuno, neanche quel Mago mutaforma, l'avrebbe mai sconfitto. Quella sensazione di invincibilità che la trasformazione gli aveva donato era a dir poco fantastica. Ghignò dunque avvicinandosi a passo lento ma sicuro verso il ghepardo inerme in terra. Quindi è tutta qui la vostra forza? Domandò senza volere e aspettarsi una reale risposta. E Luna che mi aveva detto di starmene alla larga da voi... Fece ancora in una risata guardando la bestia. Si piegò sulle ginocchia, più o meno all'altezza del ventre, per osservarlo da vicino e avvicinò la mano per ucciderlo del tutto, strappandogli il cuore dal petto.


    Edited by Dado. - 23/4/2013, 08:10
     
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    :Christopher:
    Chris alzò gli occhi al cielo, scuro come la pece, osservò la luna sua unica alleata in quella notte di tenebra. Si chiese come fosse finito lì, adagiato su un fianco tra file di mausolei di pietra e un vampiro di fronte a lui, in una città che non era la sua, di cui conosceva poco o niente, di cui non parlava la lingua. Solo pochi anni prima era in Scozia, viveva con la sua famiglia e esercitava la magia come fosse un hobby, per puro piacere, ora invece solo per difendersi dal nemico o per attaccarlo. Sarebbe potuto morire quella notte, e rimanere adagiato tra le lapidi per sempre, ma era una sua scelta, molte cose erano cambiate negli ultimi anni, e promettersi di uccidere i vampiri che avrebbe incontrato sulla sua strada era una scelta dettata proprio dagli eventi degli ultimi tempi. Non si sarebbe arreso, non l'avrebbe data vinta ad un sporco succhia-sangue, lì sdraiato nel terriccio umido avrebbe reagito e attaccato il nemico finché uno dei due non fosse morto, o meglio finché l'altro non fosse morto.

    CITAZIONE
    Quindi è tutta qui la vostra forza?

    Le parole gli rimbombarono nella testa, che gli doleva per l'impatto.
    Che illuso! Non aveva idea della forza dei maghi, degli assi che nascondevano nelle maniche, dei conigli che cacciavano dal cilindro. Ma lui cosa poteva saperne, un giovane vampiro, troppo impulsivo per poter riflettere e capire con chi stava lottando.

    CITAZIONE
    E Luna che mi aveva detto di starmene alla larga da voi...

    Luna. Ah luna. Aveva già sentito questo nome prima, l'aveva sentito spesso, la regina dei vampiri, l'essere per la quale più provava ribrezzo pur non avendo mai avuto modo di incontrarla, del resto se entrambi erano ancora vivi, il fatto che non si fossero mai visti era di facile deduzione, perché Chris certo non avrebbe rifuggito uno scontro. Tuttavia lei aveva dato un ottimo consiglio al vampiro, il quale ingenuo come un bambino l'aveva preso sotto gamba.
    Le parole gli risuonavano ancora nella testa mentre riuscì a vedere i piedi del nemico avvicinarsi lentamente, si piegò sulle ginocchia e Chris riuscì a vederlo in volto, un giovane ragazzo, dai lineamenti decisi; gli occhi cremisi costituivano l'unico dettaglio che tradiva la sua espressione innocente, non conosceva la sua storia ma qualunque fosse era un peccato che un giovane nel pieno della vita fosse diventato un mostro parassita che per vivere doveva cibarsi dell'essenza altrui, ancora più disdicevole era che doveva morire in una notte limpida e serena per mano di un mago che non si sarebbe lasciato abbindolare.
    Conoscendo la velocità del vampiro ancor prima che si adagiasse sulle ginocchia si mosse per attaccarlo, agitò la coda sbattendola al suolo e con l'aiuto delle zampe posteriori alzò un fitto polverone, approfittando del diversivo il ghepardo in un risonante e maestoso ruggito sollevò la parte superiore del corpo e attaccò il vampiro con entrambe le zampe anteriori, le dita tese gli artigli lunghi e affilati nel tentativo di afferrargli il volto, e strappargli letteralmente via quel sorriso dalla faccia.
     
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    :erik:
    Successe tutto così in fretta che Erik non riuscì ad accorgersene. In men che non si dica l'aria attorno a lui si fece scura e sporca grazie alla polvere che il ghepardo era riuscito a sollevare. Muoveva con insistenza la coda e le zampe posteriori facendo tossire il Vampiro. Non che ne avesse reale bisogno ma quella reazione, così come il chiudere gli occhi, era qualcosa di implicito, di incondizionato. Un atto riflesso che aveva conservato anche dopo la sua morte, quasi a voler ricordare di essere umano. Qualcuno avrebbe detto che quelle situazioni erano identificabili con il termine nostalgia. Nostalgia per la sua vita da umano. Ovviamente però non era vero. La sua mortale vita non gli mancava affatto. Certo, non poteva rimpiangere nulla di quella vita, non aveva nulla da dire. Si divertiva, se la spassava come pochi esseri umani riescono a fare, ma la vita che gli aveva donato Luna era tutt'altro. L'energia gli esplodeva dall'interno, la forza era più che qualcosa di sovrannaturale e la velocità.. Quella era la cosa migliore. Per non parlare della capacità di ammaliare la mente degli umani e quella di controllare quindi ogni loro gesto, parola e movimento. Insomma, la vita da Vampiro era il top e proprio per questo non voleva e non poteva perdersi quel divertimenti che sarebbe durato centinaia di anni.
    Non ebbe tempo di riflettere, di elaborare quel che gli stava accadendo che il Vampiro e si ritrovò con la schiena in terra mentre sul suo ventre vi era un grosso felino maculato in pose e movenze tutt'altro che amichevoli. Per una frazione di secondo potè vedere gli affilati artigli del ghepardo infilarsi nella sua pelle. Da destra e da sinistra essi perforarono le gote del ragazzo, graffiando da lato a lato. Ancora una volta la pelle dell'immortale venne lacerata, provocando ferite che lasciavano intravedere la carne viva. Il sangue del Vampiro colava sulle sue vesti mentre sporcava le zampe dell'animale. Un urlo che di naturale aveva ben poco squarciò la calma e la tranquillità del luogo ove si trovavano. Poteva guarire facilmente, era duro a morire ma il dolore che provava sembrava essere mille volte più intenso di prima. Il suo stesso sangue inondò i suoi occhi e fu in quel momento, mentre a stento intravedeva la zampa del nemico puntare il cuore che, istintivamente, mosse le gambe. Doveva togliersi quel sacco di pulci di dosso e tutto ciò che riuscì a pensare fu spingere con i piedi sul ventre dell'animale. Se avesse avuto successo, il ghepardo sarebbe stato lanciato dietro di lui a metri di distanza.
     
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    :Christopher:
    Per qualche secondo, forse anche per un po' di più perse la cognizione di quel che era, come se non fosse umano, come se avesse perso qualsiasi emozione, gli artigli si erano infilati nella carne del vampiro, ai suoi occhi una preda, solo quello. Si rese conto mentre le sue zampe tranciavano il viso dell'altro causando profondi tagli di aver perso ogni traccia di sensibilità, di umana pietà, per un attimo si fermò e prese coscienza di non essere lui, di non essere se stesso. Era diventato completamente preda dell'istinto, doveva uccidere, non importava nient'altro. Pensò che un vampiro doveva sentirsi così, inerme di fronte al cambiamento della propria vita, alla trasformazione della propria essenza, alla perdita della propria umanità.
    Osservò i propri occhi enormi, felini e pieni di ira nelle pupille rosso sangue del nemico, e vide una bestia feroce, infaticabile, assassina. Questo era diventato a Bordeaux, a questo la rabbia e il dolore lo avevano condotto. Eppure nonostante fosse consapevole di quel che era divenuto, non si placò, continuava nella sua azione, anzi puntò dritto al cuore, lì dove avrebbe potuto mettere fine a quella lotta, alla vita dell'altro, che in un certo senso era già terminata, e alla sua condizione disumana. Quando sollevò la zampa e un lembo di pelle venne via con i suoi artigli, un urlò straziante squarciò il silenzio della notte. Chris riuscì a sentire distintamente la sofferenza in quel grido disumano. E ancora una volta non si ritrasse. La zampa destra era alta sopra la sua testa e proprio mentre l'abbassava per raggiungere il petto, sentì una forza premere sull'addome, prima che potesse rendersene conto sentì le zampe posteriori alzarsi da terra. Fu scaraventato in aria a una tale velocità che il mago non riuscì a rendersi conto di cosa stesse succedendo realmente, si ritrovò a mezz'aria, tentò di ricomporsi per atterrare sano e salvo su tutte e quattro le zampe. Ma una di questa si scontrò contro una lapide, senti un osso contundersi, un ruggito di dolore, arrivò al suolo in maniera del tutto scoordinata ruzzolando nel terriccio e tra le sterpaglie, prima che la sua corsa terminasse contro una seconda lapide. Perse i sensi per una manciata di secondi. Il tempo di perdere la concentrazione per sostenere la magia che stava praticando e tornò ad assumere sembianze umane. Aprì gli occhi stordito e riconobbe le sue mani e le sue braccia tornate come prima, si issò a sedere e poggiò la schiena contro la pietra fredda. Era confuso e intontito. La gamba destra gli doleva, pulsava, dopo lo scontro con la pietra sepolcrale. La mano sinistra con un taglio che tirava, sporco e infetto di polvere e terra. Respirò.Un respiro lungo e affannoso. Pensò a quanto tempo mancasse ancora all'alba, non sapeva se sarebbe riuscito a uscire vincitore di quello scontro, e aveva bisogno di un alleato. Riuscì a scorgere il vampiro ancora disteso ad alcuni metri di distanza, sperava non si rialzasse più, ma sapeva che non poteva essere così. Inspirò ancora una volta.


    Edited by Hopearrow - 27/4/2013, 18:34
     
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    Se avessero potuto i cari defunti sarebbero insorti contro quei due irrequieti, disturbatori di luoghi sacri. Erik lanciava urla disumane, grida strazianti smorzavano il silenzio della notte. Nonostante fosse immortale e quei colpi non l'avrebbero condotto alla morte, il Vampiro soffriva. Gli artigli del ghepardo scavano sempre più in profondità, lacerando e talvolta staccando interi lembi di pelle dalle gote del ragazzo. La carne viva pulsava contro la fresca brezza della notte, mentre finalmente il Vampiro riusciva a togliersi di dosso il grande animale. L'aveva spinto via, con un calcio, oltre le lapidi situate dietro di lui. Chissà che cosa era successo al suo nemico. Chissà se era atterrato in piedi, su di un fianco o di schiena. Chissà se aveva urtato contro qualcosa. Chissà se era sopravvissuto alla potenza del Vampiro. Tutte domande a cui Erik non riusciva a dare una risposta, non in quel momento. L'unica cosa che sentiva era quel dolore lacerante che provava sul volto, quel bruciore che gli artigli del felino gli avevano procurato. Ed il sangue.. Il SUO sangue sgorgava dal bel volto sfigurato. Come se fosse un retaggio della sua vita mortale, respirò, sebbene non ne avesse realmente bisogno. Respirò a lungo la prima, la seconda, la terza volta. Non riusciva a fare altro che respirare. Aveva provato a poggiare gli avambracci in terra, ad imprimere forza su di essi e a sollevarsi. Ma niente. Quel dolore al volto, tutto quel sangue perduto lo avevano indebolito non poco. Si rotolò dunque su di un fianco e, poggiando mani e ginocchia sul terreno si issò. Normalmente ci avrebbe messo pochi istanti, soprattutto se avesse contato sulla velocità da Vampiro, ma in quel momento tutto pareva meno che una di quelle forti, scattanti e bellissime creature. Era più simile ad uno zombie viste le condizioni fisiche e la pessima deambulazione. Le ferite al volto erano guarite, vero, ma restava lo sporco di sangue su di esso e sui vestiti, anch'essi lacerati dall'animale. Alzò piano lo sguardo alla luna, crudele ed inerme spettatrice di quello spettacolo raccapricciante. Per quanto ancora avrebbe illuminato il cielo? Quante ore mancavano al sorgere del suo diurno compare? Riservò uno sguardo colmo d'odio e d'ira al suo nemico, seduto a ridosso di una delle lapidi poco più in là. Era tornato umano e, a giudicare dall'affaticamento, non era stato un cambiamento volontario. Bene! Voleva dire che era per lo meno nelle sue stesse condizioni. A passo lento, cercando di non dargli a vedere la fatica, si avvicinò a lui. Doveva farla finita. Uno dei due sarebbe dovuto morire in quella notte ed Erik aveva bisogno di sangue, ora più che mai. Arrenditi, Mago! Fece mostrando i candidi canini. La voce ferma e sicura non tradiva affatto l'angoscia, la fame e la stanchezza che provava. Ora che era tornato uomo non metteva più tanta paura. Le vene sotto gli occhi s'ingrossarono all'odore del sangue del ragazzo. Non però era tanto in forma da attaccare. Dove'erano l'arco e le frecce quando gli servivano? Aspettò una qualunque mossa dell'avversario, mentre lentamente riprendeva le forze.
     
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    :Christopher:
    Era lì, fermo nella notte, aspettando un alba che non arrivava mai, sperando che le energie rimaste fossero sufficienti se non ad uccidere il nemico quanto meno a sopravvivere. Respirò a fondo e cercò nella notte di osservare cosa facesse l'avversario. Sembrava stanco e affaticato, un'ombra nera che si era abituato a veder muovere con agilità si era issato in piedi con lentezza, fatica forse, o comunque con una calma innaturale. Chris notò il sangue sul volto di quello, a tratti sembrava scintillare alla luce della luna, per un attimo pensò che il vampiro non riuscisse a guarire, a risanare le proprie ferite, poi rammentò che quelle creature immonde sebbene riescano a rigenerare i tessuti non possono recuperare il sangue perso. L'unico modo per riprendersi del tutto sarebbe stato bere sangue umano, questo rendeva il vampiro più debole, ma allo stesso tempo più spietato, irrazionale e più impietoso che mai, non si sarebbe fermato fin quando non si sarebbe nutrito. Chris cercò di raccogliere le energie immaginando di doversi difendere da un nuovo attacco. Fece riferimento al proprio potere, il controllo dell'acqua, cercò di percepirla dovunque fosse: nella terra sotto i suoi piedi, nelle piante tutte intorno a lui, nell'aria che stava respirando, sembrava una fonte inesauribile di energia. Assorbì i sali minerali e la forza contenuta nell'acqua e sembrò sentirsi meglio, la terra proprio intorno a lui si inaridì quasi a spaccarsi, l'erba intorno le lapidi si ripiegò su stessa, le foglie si accartocciarono perdendo il loro colore, ognuna di loro perdeva la propria linfa vitale in favore di quella del mago.
    CITAZIONE
    Arrenditi, Mago!

    Chris sorrise sentendo pronunciare quelle parole, e paradossalmente proprio in quel momento tentò di alzarsi e dopo un tentennamento si issò in piedi con la gamba destra ancora dolorante, e con il taglio che si era auto-inflitto sulla mano sinistra, che ormai non perdeva più sangue. Non si sarebbe mai arreso, il vampiro poteva starne certo, se doveva morire, sarebbe morto attaccando e non certo implorando pietà.
    "Non credo arriverà mai il giorno in cui io mi arrenda ad un vampiro, creatura immonda e sciagurata, morirò combattendo piuttosto, quantomeno un volta trapassato non potrai nutrirti del mio sangue!" Urlò nella notte, con voce ferma, la bocca ancora pastosa dopo aver ritrovato la capacità di parola, ora che era di nuovo umano.
    "Piuttosto ti rigiro questo invito a te! Sappi che la notte finirà prima o poi, e a quanto sembra il giorno non è poi così lontano, hai una scadenza maledetto, spero tu ne sia consapevole"
    lo provocò con un ghigno.
    Le mani intanto aperte verso il basso, a richiamare l'acqua verso di sé, che lentamente si condensava in due sfere, una per ogni mano, che si gonfiavano di secondo in secondo, e che il mago era pronto a scagliare contro il nemico in caso di necessità.


    Edited by Hopearrow - 8/5/2013, 16:02
     
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